Capillari e vene varicose possono essere curati in modo poco invasivo con la scleroterapia. Ecco i trattamenti più innovativi e qual è la causa legame di questi inestetismi
Capillari evidenti e vene varicose sono uno degli inestetismi più comuni, soprattutto nella popolazione femminile. Antiestetici segni che affiorano sulle gambe.
Non si tratta però solo di un problema estetico, questi inestetismi sono spesso il segnale di insufficienza venosa, una patologia che colpisce il sistema circolatorio che, se non trattata opportunamente, può cronicizzarsi e portare a complicanze anche gravi.
Fondamentale è quindi non sottovalutare il problema e affidarsi al consulto dello specialista sin dai primi sintomi.
La buona notizia è che oggi contro capillari evidenti e vene varicose sono disponibili trattamenti sclerosanti sempre meno invasivi che curano i vasi, attenuando il disturbo. Il dottor Silvio Donelli, chirurgo vascolare – angiologo di Smart Clinic “Oriocenter”, “Le Due torri” e “La Corte Lombarda”, spiega quali sono le tecniche oggi più efficaci per trattare questi inestetismi, come prevenire la comparsa e qual è il legame tra insufficienza venosa e comparsa dei capillari evidenti e delle vene varicose.
Comparsa di vene varicose e capillari evidenti: cosa fare
“Se sulle gambe si nota la comparsa di venuzze e capillari visibili e palpabili, è importante chiedere subito il parere dello specialista.
La terapia deve essere infatti calibrata:
- sulla base dell’estensione degli inestetismi;
- valutando il grado di gravità della malattia e le cause d’insorgenza.
In alcuni casi possono essere utili farmaci fleboprotettori, che aumentano il tono venoso, migliorano l’attività della microcircolazione e del sistema linfatico.
È bene dire però che le terapie che danno migliori risultati contro teleangectasie e vene varicose di piccole dimensioni sono quelle che hanno l’obiettivo di ‘chiudere’ il vaso ‘malato’, le cosiddette scleroterapie”, dice il dottor Donelli.
La scleroterapia: i trattamenti più innovativi
“La scleroterapia comprende tutti quei trattamenti mini-invasivi finalizzati a chiudere la vena/il capillare patologica/o, determinandone il collasso e la scomparsa.
Oltre ai tradizionali trattamenti sclerosanti, che si avvalgono di iniezioni di particolari sostanze liquide (solitamente composto da alcol polidocanolico, sodio tetradecilsolfato, sodio salicilato e glicerina cromata), oggi esistono trattamenti sclerosanti innovativi come:
- Schiuma sclerosante endovenosa
- Laser transcutaneo
- Trattamento fotochimico.
La schiuma sclerosante endovenosa
Consiste nell’iniettare all’interno della vena, con un sottilissimo ago, un apposito liquido sclerosante in forma di schiuma. Rispetto alle soluzioni tradizionali, il liquido in forma di schiuma interagisce più estesamente e più a lungo con la parete interna della vena, mantenendo però molto bassa la quantità complessiva del farmaco iniettato.
Un altro vantaggio della schiuma è che è visibile con gli ultrasuoni ecografici: questo permette di mirare e seguire con precisione il tratto di vena da occludere (cioè da chiudere).
Laser transcutaneo
Si fa penetrare con bassa energia un sottilissimo raggio di luce che colpisce selettivamente la parete venosa innescandone ispessimento e chiusura permanente.
Trattamento fotochimico
Questo trattamento risulta il più efficace, perché sfrutta contemporaneamente sia l’energia chimica della schiuma sclerosante, sia quella fototermica del laser, aumentandone la capacità occlusiva.
Inoltre rispetta la pelle perché si utilizza una bassa concentrazione di farmaco e una bassa energia laser. Ne risulta:
- un ridotto numero di sedute necessarie, in genere intorno alle 2-4 con una cadenza di 15 giorni;
- una guarigione più veloce;
- e una riduzione dei fastidi collaterali (come pigmentazioni ed ematomi).
Per ottenere risultati soddisfacenti è importante personalizzare il trattamento il più possibile, valutando quello o quelli – anche in combinazione – più indicati per ciascuna vena e ciascuna persona”, spiega ancora.
Terapia sclerosante: precauzioni
“Prima di intraprendere una terapia sclerosante sarebbe bene eseguire un esame ecocolodoppler venoso per escludere patologie della safena o del circolo venoso profondo.
Inoltre, è consigliabile sottoporsi a questa tipologia di trattamenti quando non fa troppo caldo, per evitare che i raggi UV, colpendo direttamente la parte trattata, creino pigmentazioni della pelle difficili poi da rimuovere.
Per massimizzare i risultati della terapia ed evitare il rischio che si formino ematomi o gonfiori, si consiglia infine di indossare bendaggi o calze elastiche compressive per alcuni giorni fino ad alcune settimane, a seconda dell’indicazione dello specialista”, continua il dottor Donelli.
Prevenire la comparsa di capillari evidenti e vene varicose
“La buona circolazione sanguigna nelle gambe e la salute di vene e capillari possono essere preservati con alcuni semplici accorgimenti di stile di vita:
- perdere peso;
- fare più movimento;
- eliminare il fumo, perché danneggia i vasi sanguigni e rende difficile la circolazione;
- ridurre il sale, perché favorisce la ritenzione idrica, il gonfiore e la dilatazione delle vene.
È consigliabile consumare più frutta con vitamina C ed E come frutti rossi, fragole, anguria, mirtillo etc., che hanno un’azione antiossidante, migliorano il tono venoso e aumentando la resistenza delle pareti dei vasi capillari.
Utili possono essere anche integratori a base di flavonoidi (oxerutina, troxerutina, mirtillina) o composti tripterpenici (escina, ippocastano, centella) che, in associazione alla vitamina C, riducono il gonfiore e proteggono e rendono maggiormente elastici i capillari venosi”, conclude lo specialista.
Insufficienza venosa: che cos’è
“L’insufficienza venosa è un disturbo della circolazione sanguigna che interessa le vene e i capillari degli arti inferiori – spiega il dottor Donelli -.
La malattia dipende dall’indebolimento e dalla perdita di tonicità dei vasi sanguigni che a sua volta comporta un difetto di chiusura delle valvole contenute all’interno delle vene delle gambe. Quando queste si ‘ammalano’, le valvole non riescono a lavorare correttamente, non sono più in grado di pompare le giuste quantità di sangue dalle gambe controcorrente fino al cuore e si verifica un ristagno del sangue in periferia”.
Insufficienza venosa: i sintomi
La malattia si può presentare con sintomi variabili a seconda della gravità. Nei primi stadi, può comportare sensazione di:
- pesantezza alle gambe
- cui fanno seguito crampi notturni
- prurito
- gonfiore alle caviglie
- formicolio.
In seguito, possono comparire una serie di disturbi vascolari associati, i più diffusi sono:
- le teleangectasie o capillari evidenti, che si manifestano quando le pareti dei vasi sanguigni tendono a indebolirsi, sfiancarsi e ingrossarsi diventando così visibili sulla superficie della pelle;
- le vene varicose o varici, caratterizzate dalla dilatazione permanente di una vena, che appare tortuosa e visibile e dall’alterazione delle sue pareti.
Insufficienza venosa cronica
L’insufficienza venosa può diventare cronica. Se non trattata tempestivamente e con la giusta terapia, con il passare del tempo può portare a complicanze anche gravi, come:
- la comparsa di trombi (cioè coaguli nel sangue);
- flebiti (infiammazioni delle vene);
- ulcere da stasi (lesioni cutanee).
Si tratta di problematiche che possono arrivare a compromettere non solo la qualità di vita della persona, limitando la capacità di camminare, e mettere a rischio la salute.
Fondamentale è quindi non aspettare l’aggravarsi della malattia, ma chiedere il consulto dello specialista sin dai primi sintomi”, continua lo specialista.
I fattori di rischio dell’insufficienza venosa
Il dott. Donelli conclude spiegando che “I fattori che incidono maggiormente sull’insorgenza dell’insufficienza venosa sono:
- familiarità.
- Fattori ormonali: le oscillazioni ormonali sembrerebbe avere un forte impatto sull’insorgenza della malattia e spiegherebbero anche perché è più diffusa nella popolazione femminile. Pubertà, gravidanza, menopausa o l’uso dei contraccettivi orali (pillola anticoncezionale) sono i fattori che influiscono maggiormente.
- Postura eretta o seduta per lunghi periodi di tempo: chi lavora restando sempre in piedi o fa lunghi viaggi seduto in automobile o in aereo ha maggiori probabilità di soffrire di questa patologia, perché il permanere a lungo in posizione eretta o seduta comporta l’aumento della pressione venosa, il rallentamento della circolazione sanguigna e la maggiore stagnazione di sangue in periferia.
- Sedentarietà: il poco movimento influisce sulla buona circolazione sanguigna e sull’insorgenza della stasi venosa, ovvero il rallentamento del ritorno del sangue venoso dalle gambe verso il cuore.
- Sovrappeso e obesità: l’eccesso di peso rappresenta un altro fattore di rischio, perché le persone sovrappeso o obese, oltre a muoversi poco, hanno anche una circolazione sanguigna rallentata dall’alta quantità di cellule adipose, concentrate in particolare negli arti inferiori.