Nell’anno della pandemia risultati positivi per il vino venduto nei canali della Grande Distribuzione Organizzata secondo i preconsuntivi dei fatturati delle maggiori cantine
L’analisi formulata dall’autorevole Pambianconews in base ai dati preconsuntivi dei fatturati della maggiori cantine italiane conferma quello che si ipotizzava potesse essere l’andamento del mercato del vino nel corso del difficilissimo 2020: alla caduta dei produttori d’alta fascia fa da contraltare la tenuta delle produzioni destinate alla Grande Distribuzione Organizzata.
In estrema sintesi: “i primi dieci gruppi di fascia media sono cresciuti del +3% mentre la top 5 delle realtà di fascia alta mostra una flessione a doppia cifra, pari al -12%”. Ha retto il comparto della spumantistica che perde solamente un -1%: in realtà le cose sarebbero andate assai peggio se non fosse che ancora una volta il Prosecco si è mostrato un fenomeno capace di reggere ad ogni difficoltà, in forza di una alta quota di export in tutto il mondo.
Al top per fatturato complessivo sono sempre le Cantine Riunite & Civ con i suoi 1.700 soci viticoltori che lavorano 4.000 ettari di vigneti nelle aree DOCG, DOC e IGT delle province di Reggio Emilia, Modena e Treviso per la produzione, soprattutto, di Lambrusco, Pignoletto e Prosecco. Il fatturato 2020 arriverà a 600 milioni con una perdita del -4% sull’anno precedente.
Seguono, molto distanziati, il gruppo cooperativo emiliano-romagnolo Caviro e l’azienda famigliare Botter, tra le massime esportatrici di vino italiane e la cui maggioranza è stata recentemente acquisita da Clessidra Sgr.
Tra i produttori di fascia alta, le perdite di fatturato sono a doppia cifra: così anche Antinori, il brand del vino italiano più forte nel mondo, si fermerà ad un fatturato di 220 milioni in caduta del -10%. Meglio, si diceva, vanno le bollicine, come dimostra il colosso degli spumanti Fratelli Martini a 210 milioni di euro (+2%) e dal leader della cooperazione trentina Cavit, a 210 milioni di euro (+10%).