Tumore del polmone non a piccole cellule avanzato EGFR+: osimertinib efficace e sicuro anche nel real world secondo un nuovo studio italiano
Osimertinib , un inibitore tirosin chinasico dell’EGFR di terza generazione, ha mostrato un’efficacia incoraggiante e una sicurezza accettabile in pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule con il gene EGFR mutato (EGFR+), in stadio avanzato, secondo i risultati di uno studio osservazionale prospettico multicentrico di real-world presentati allo European Lung Cancer Congress, conclusosi recentemente.
Dopo un follow-up mediano di 11,2 mesi, il tasso di risposta nel campione trattato con osimertinib è risultato vicino al 70% e il tasso di controllo della malattia superiore all’85%. Inoltre, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana ha superato i 20 mesi.
«Osimertinib ha confermato la sua efficacia e la sua sicurezza in un contesto di real world» scrivono gli autori, coordinati da Martina Lorenzi, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova. «Tuttavia, gli eventi tromboembolici hanno mostrato una frequenza maggiore rispetto a quanto riportato in precedenza».
Lo studio italiano
I dati sui pattern di progressione della malattia e la sicurezza di osimertinib nel trattamento in prima linea nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato EGFR-mutato in un contesto di real world sono ancora limitati. Pertanto, i ricercatori italiani hanno voluto approfondire questi aspetti in uno studio osservazionale prospettico multicentrico.
Tra novembre 2018 e novembre 2020, sono stati inseriti nello studio 82 pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico EGFR-mutato che stavano effettuando un trattamento di prima linea con osimertinib. I pazienti hanno ricevuto la terapia fino alla progressione.
Gli endpoint primari dello studio erano rappresentati dalla PFS), dal tempo mediano fino al fallimento del trattamento (TTF) e il tasso di progressione della malattia (PD). La PD è stata classificata come isolata, oligoprogressiva (≤ 3 lesioni in ≤ 2 siti) o sistemica. Un endpoint secondario chiave dello studio era la sicurezza.
Le caratteristiche dei pazienti
L’età mediana dei pazienti era di 65 anni (intervallo: 30-88), il 63,4% era di sesso femminile, il 56,1% non era mai stato fumatore e la maggioranza (93,9%) aveva un adenocarcinoma.
Inoltre, il 47,6% aveva delezioni dell’esone 19, il 43,9% presentava la mutazione L858R nell’esone 21, il 7,3% aveva altre mutazioni dell’EGFR e nell’1,2% dei casi lo stato delle mutazioni dell’EGFR al basale sconosciuto.
La maggior parte dei pazienti (il 95,1%) aveva una malattia in stadio IV al momento della diagnosi, il 79,3% aveva un performance status ECOG di 0 o 1, il 93,9% aveva un indice di comorbidità di Charlson maggiore di 6 e il 63,4% aveva meno di tre siti metastatici alla diagnosi. Dato importante, il 32,9% dei pazienti aveva metastasi cerebrali presenti già alla diagnosi.
Tassi di risposta elevati
Dopo un follow-up mediano di 11,2 mesi, il tasso di risposta nel campione analizzato è risultato del 68,3% e il tasso di controllo della malattia dell’86,6%.
Inoltre, la PFS mediana è risultata di 22,0 mesi (IC al 95% 11,4-32,5), mentre la sopravvivenza globale (OS) mediana non è stata ancora raggiunta.
Il TTF mediano è risultato di 25,3 mesi (IC al 95% 18,9-non calcolabile).
I pazienti in cui si è osservata PD sono stati 28 (34%), con una mediana di due siti coinvolti (intervallo: 1-7). I siti più frequentemente interessati dalla progressione sono risultati il polmone (67,9%; 19 pazienti), le ossa (39,3%; 11 pazienti) e il cervello (25,0%; 7 pazienti). Nuove sedi di progressione sono state osservatenel 39,3% dei pazienti (11), con una mediana di un sito coinvolto (intervallo: 1-4). La progressione isolata è stata riportata nel 17,9% dei pazienti (5), mentre il 24,4% (6) ha sviluppato una oligo-progressione e il 57,1% (16 pazienti) è andato incontro a una progressione sistemica.
Nove casi, al momento della progressione, sono stati sottoposti ad una nuova biopsia tissutale e/o liquida. In cinque pazienti sono stati riscontrati meccanismi di resistenza potenzialente ‘targettabili’: tre pazienti (33,3%) avevano tumori che mostravano un’amplificazione del gene MET, un paziente (11,1%) un’amplificazione dei geni MET/EGFR e un paziente (11,1%) un’amplificazione di HER2.
I dati di sicurezza
Le tossicità di tutti i gradi più comunemente osservate nei pazienti in trattamento con osimertinib sono state diarrea (40,2%), rash (39,0%), paronichia (26,8%) e aumento della creatinina (30,5%).
Gli eventi avversi più comuni di grado 3 o superiore sono stati eventi tromboembolici (7,3%), diarrea (4,9%), tromboembolia arteriosa (2,4%) e rash (2,4%).
Inoltre, nel 23,2% dei pazienti è stato necessario sospendere il trattamento con osimertinib a causa di tossicità. Gli eventi avversi associati a un’interruzione temporanea del trattamento sono stati diarrea (15,8%), insufficienza cardiaca (10,5%), paronichia (10,5%), rash (15,8%) e neutropenia (10,5%). Il 6,1% dei pazienti ha dovuto interrompere il trattamento in via definitiva e causa di eventi avversi tra cui eventi trombotici, insufficienza cardiaca e tromboembolia arteriosa (20% ciascuno).
Lo studio è attualmente in corso e i ricercatori stanno arruolando altri pazienti, per poter effettuare le loro valutazioni su una popolazione più ampia.
Bibliografia
M. Lorenzi, et al. First line (1L) osimertinib in EGFR mutant (mut) advanced non-small-cell lung cancer (aNSCLC) patients (pts): progression (PD) pattern and safety in the real-world (RW). European Lung Cancer Congress 2021; abstract 384; Link