Non solo vaccini: l’importanza di individuare una cura efficace nell’aiutare i pazienti affetti da Long Covid o sindrome post Covid
In questi mesi si è riscontrato come il Covid 19 sia una malattia che può avere delle conseguenze importanti. La “sindrome post-Covid” o Long Covid colpisce almeno 3 pazienti su 4 tra i ricoverati e si protrae fino a sei mesi dopo la malattia, con uno spettro di patologie a carico di molti organi.
Per questo è di fondamentale importanza parlare anche di cure, non solo di vaccini, nella comunicazione e nell’informazione sul COVID.
Le persone con sindrome post-COVID-19 lamentano difficoltà nel vivere la quotidianità. Come emerge dal sondaggio condotto da sindromepostcovid.it, il 49% degli intervistati ha dichiarato di aver contratto il virus per un periodo compreso tra i 20 e i 45 giorni e durante la positività il 75% ha avuto febbre e spossatezza. Per quanto concerne i sintomi post-COVID, invece, è emerso che il 95% dei pazienti continua a soffrire di spossatezza.
Per un recupero ottimale diventa quindi necessario un ulteriore percorso terapeutico, con un approccio multispecialistico.
Un adeguato programma di riabilitazione personalizzata (respiratoria e motoria), l’introduzione di supporti nutrizionali a base di vitamine e aminoacidi, associati a un corretto stile di vita, rappresentano l’approccio principale alla Sindrome post-Covid. È importante anche la gestione dei disturbi della sfera psichica di questi pazienti, molti dei quali (fino al 20%) presentano un vero e proprio disturbo post-traumatico da stress. Infine è bene ricordare come, quando si è convalescenti dal Covid-19, sia necessario non sottovalutare la persistenza di sintomi, anche se lievi, e consultare il proprio medico.
Per intervenire sul Long Covid servono dati dalle terapie intensive.
L’Ospedale Cotugno di Napoli ed in particolare il reparto di terapia intensiva e sub intensiva diretto dal Professor Giuseppe Fiorentino, Primario di Pneumologia, è stato il primo ospedale italiano a valutare positivamente l’impiego di L-Arginina nei pazienti ricoverati per patologia da COVID-19.
Come dichiarato dallo stesso Professor Fiorentino, la supplementazione di 2 flaconcini/die di L-arginina (Bioarginina®1,66g x 2), in aggiunta alla terapia sub-intensiva adottata dall’Ospedale, ha evidenziato un recupero più rapido della funzionalità respiratoria e alla precoce negativizzazione dei pazienti.
A fronte dell’osservazione di questi risultati e con l’obiettivo di sistematizzare e condividere queste osservazioni con la Comunità Scientifica, l’Ospedale Cotugno ha avviato uno studio clinico randomizzato, a gruppi paralleli, controllato in doppio cieco verso placebo, per valutare come l’aggiunta alla terapia standard di due flaconcini al giorno di L-Arginina, per via orale, in soggetti affetti da COVID19 sia utile per produrre un miglioramento della prognosi nei pazienti affetti da questa patologia.
Il protocollo dello studio attualmente in atto prevede che dei 300 pazienti ospedalizzati per infezione da Covid-19 con positività del test molecolare, 150 saranno trattati con Bioarginina® (L-Arginina 1,66g x2) e 150 con Placebo.
L’esperienza dell’IRCCS San Raffaele di Roma
Presso l’IRCCS San Raffaele di Roma nel reparto di medicina Covid diretto dal Dottor Giuseppe Marazzi, si è valutato positivamente l’impiego di L-Arginina e vitamina c liposomiale (Bioarginina®C) nei pazienti con sindrome post-Covid.
In particolare, il dottor Marazzi ha arruolato 100 pazienti di entrambi i sessi, di età compresa tra 30 e 80 anni di cui 50 sono stati trattati con L-arginina e vitamina C liposomiale e 50 con il placebo.
Sono stati inclusi soggetti affetti da COVID-19 non ricoverati in terapia intensiva con una degenza tra 15 e 30 giorni, le cui caratteristiche sono elencate nella tabella 1.
Il parametro valutato è il test del cammino o six minute walking test (6MWT). Il 6MWT misura la distanza che un soggetto può percorrere camminando il più velocemente possibile su una superficie piana in sei minuti, comprese tutte le interruzioni che il soggetto ritiene necessarie. Questo test consente di valutare la capacità di svolgere le normali attività quotidiane o, al contrario, il grado di limitazioni funzionali del soggetto.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che i pazienti trattati con L-arginina e vitamina C liposomiale hanno migliorato significativamente la loro performance fisica durante il 6MWT rispetto al placebo, con un miglioramento nella sintomatologia generale post-covid.
L’esperienza dell’Ospedale di Codogno
Anche presso l’ospedale di Codogno di Lodi, dove il 21 febbraio è stato scoperto il paziente 1, il Dottor Francesco Tursi, responsabile del reparto di pneumologia dell’ospedale, seguendo le altre esperienze cliniche di utilizzo di L-Arginina sui pazienti covid e post covid del Cotugno di Napoli e del IRCCS San Raffaele di Roma, segnala come la sintomatologia post-covid necessiti di un approccio terapeutico e come, dato il razionale scientifico, lui stesso abbia valutato positivamente su sé stesso l’adozione di L-arginina e Vitamina C liposomiale nella sindrome post-covid.
Il Dottor Tursi, infatti, dopo aver vissuto in prima persona la malattia con un ricovero in terapia intensiva e una polmonite molto grave, indica come, nonostante i sintomi della fase acuta siano stati superati, rimangano la paura e una sintomatologia cronica di affaticamento, astenia e difficoltà respiratore caratteristiche della sindrome post-covid.
Infatti, il Dottor Tursi indica che dopo un mese di trattamento con due flaconcini al giorno di L-arginina e Vitamina C liposomiale la sintomatologia post-covid è molto migliorata con una totale risoluzione dell’astenia e delle difficoltà respiratorie.
Evidenze scientifiche
Ad oggi, l’efficacia data dalla somministrazione di L-Arginina riscontrata dall’esperienza dell’Ospedale Cotugno di Napoli, dall’IRCCS San Raffaele di Roma e dall’Ospedale di Codogno, sta avendo il supporto scientifico della ricerca condotta dal team di ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, sotto la guida del Professor Gaetano Santulli. Il team del professor Santulli è stato, infatti, il primo gruppo di ricerca che ha correlato il Covid-19 alla disfunzione endoteliale.
La review ‘’Vitamin C and cardiovascular disease: an update’’ di Santulli, pubblicata sulla prestigiosa rivista ‘’Antioxidants’’, ha confermato i potenziali effetti benefici e le proprietà antiossidanti della Vitamina C in una serie di condizioni patologiche quali i disturbi cardiaci e vascolari, e quanto la vitamina C sia l’alleato perfetto per l’associazione alla L-arginina.
Infatti, sia la vitamina C che la L-arginina sono necessarie per la sintesi di ossido nitrico.
Nella review Santulli descrive la Vitamina C liposomiale come il miglior metodo di somministrazione di Vitamina C, in quanto ha una biodisponibilità migliore rispetto alla Vitamina C non liposomiale, evitando i rischi associati alla somministrazione endovenosa. Inoltre, la Vitamina C liposomiale aumenta la concentrazione di Vitamina C nel sangue quasi raddoppiando la concentrazione ottenibile tramite la forma non liposomiale.
Pertanto, afferma Santulli nelle conclusioni, dal momento che, sia la Vitamina C che la L-arginina sono note per migliorare la funzione endoteliale e ridurre la permeabilità vascolare durante le malattie infettive, è possibile ipotizzare che la loro associazione possa essere sinergica nell’affrontare le malattie infettive. Ad esempio, poiché il COVID-19 sta causando endoteliopatia, l’associazione tra L-arginina orale e Vitamina C liposomiale (Bioarginina®C, 2 flaconcini/die) potrebbe essere efficace per il COVID-19 ed altri disturbi infettivi. [1]
[1]M B. Morelli, J. Gambardella, V. Castellanos, V. Trimarco and G. Santulli. Antioxidants 2020, 9, 1227; Vitamin C and Cardiovascular Disease: An Update; [doi:10.3390/antiox9121227 www.mdpi]