Patiromer, chelante del potassio, è stato considerato sicuro e ben tollerato nei pazienti trattati per iperkaliemia secondo un nuovo studio
Dati di post-marketing – presentati in un poster al virtual National Kidney Foundation Spring Clinical meeting – hanno dimostrato che patiromer, chelante del potassio, è stato considerato sicuro e ben tollerato nei pazienti trattati per iperkaliemia (o iperpotassiemia).
Dalla sua approvazione nell’ottobre 2015, i dati del mondo reale degli ultimi quattro anni hanno evidenziato che il farmaco privo di sodio aveva un profilo di sicurezza simile a quello degli studi clinici, ha riferito Matthew Weir, della University of Maryland School of Medicine di Baltimora.
«L’esperienza clinica della real life può differire da quella dello studio clinico» hanno spiegato Weir e colleghi. «Pertanto, è stato creato un database globale di farmacovigilanza per segnalare, documentare e valutare l’esperienza post-marketing con patiromer».
In una revisione delle segnalazioni confermate dal punto di vista medico di eventi avversi (AE) da parte degli operatori sanitari dal gennaio 2016 al settembre 2019, ci sono stati in totale 5.966 rapporti sulla sicurezza di singoli casi corrispondenti a 38.109 AE nel corso di 45.000 anni-paziente di esposizione.
Più dell’85% di questi rapporti di casi inerenti la sicurezza riguardavano pazienti che usavano 8,4 grammi di patiromer al giorno. Più della metà di questi pazienti erano maschi e la maggior parte aveva più di 65 anni.
Tassi di eventi avversi inferiori rispetto alla sperimentazione clinica
Osservando i dati sulla mortalità tra gli utilizzatori del mondo reale di questo legante del potassio, sono stati segnalati 1.214 decessi, che rappresentano un tasso di mortalità annualizzato cumulativo di 2,69 ogni 100 pazienti-anno. Questo tasso di mortalità è stato quasi la metà del tasso che è stato visto nella sperimentazione clinica di 52 settimane di patiromer (5,70 decessi ogni 100 anni-paziente).
Tra questi soggetti, le cause di morte più comuni sono risultate dovute a problemi cardiaci: infarto del miocardio (2,7%), arresto cardiaco (2,14%), insufficienza cardiaca (1,23%), disturbi cardiaci (0,82%) e insufficienza cardiaca congestizia (0,82%).
Questo era simile a quello che è stato visto nel programma di studio clinico di patiromer, in cui le cause più comuni di morte erano la morte cardiaca improvvisa e l’infarto miocardico acuto, secondo Weir e colleghi.
La seconda causa più comune di mortalità tra gli utilizzatori reali di patiromer sono stati i disturbi renali, tra cui l’insufficienza renale (2,8%) e la malattia renale allo stadio finale (0,74%), anche se non ci sono stati decessi nefro-correlati osservati nello studio clinico.
Riguardo gli AE gravi, gli eventi più comuni segnalati tra gli utilizzatori del mondo reale sono stati la dialisi (0,69%) e la polmonite (0,58%). Al contrario, non ci sono state segnalazioni di dialisi nel programma di sperimentazione clinica perché sono stati esclusi i pazienti già in dialisi, o che potenzialmente ne avevano bisogno.
C’è stato un tasso complessivamente inferiore di AE gravi rilevato tra gli utenti del mondo reale rispetto allo studio clinico. Infine, relativamente agli AE non gravi, i due eventi più comuni segnalati tra gli utilizzatori real world sono stati la stitichezza (6,9%) e la diarrea (3,48%), ed entrambi i tassi erano inferiori a quelli osservati nel programma di sperimentazione clinica (rispettivamente 7,2% e 4,8%).
I tassi di ipokaliemia – ossia un valore di potassio sierico inferiore a 3,5 mEq/l – erano molto meno comuni nei dati post-marketing, essendosi verificati solo nello 0,45% dei pazienti. Durante lo studio clinico, questo dato è stato riportato nel 4,7% dei pazienti.
Allo stesso modo, i tassi di ipomagnesiemia – intesa come un livello di magnesio sierico inferiore a 1,8 mg/dl – sono stati riportati solo nello 0,02% degli utenti del mondo reale rispetto al 5,3% di quelli dello studio clinico.
Ulteriori sviluppi di impiego dai risultati di studi in corso
«Nuovi studi sui patiromer, sia attualmente in corso (DIAMOND) che di nuova iniziativa (PLATINUM), forniranno ulteriori informazioni di sicurezza sull’uso del patiromer per abilitare gli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone rispettivamente nella gestione diretta dalle linee guida dell’insufficienza cardiaca a ridotta frazione di eiezione e come terapia aggiuntiva per la gestione dell’iperkaliemia grave nel pronto soccorso» hanno scritto i ricercatori.
Weir M, et al “Safety and tolerability of the potassium binder patiromer from a global pharmacovigilance database collected over 4 years” NKF 2021; Abstract 281.
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