Chirurgia refrattiva: il laser a eccimeri per correggere i difetti della vista come la miopia, l’ipermetropia e l’astigmatismo
Parliamo di refrazione quando la luce, messa a fuoco dalla retina del nostro occhio, inviata al nervo e da esso al cervello ci permette di posare il nostro sguardo sul mondo e vederlo.
I difetti di refrazione sono tutte quelle patologie visive che ci impediscono di mettere a fuoco correttamente gli oggetti intorno a noi e per cui dobbiamo fare ricorso a occhiali o lenti a contatto: la miopia, l’ipermetropia e l’astigmatismo.
Oltre all’utilizzo di lenti, un grande alleato del paziente, che può consentire di recuperare una vista adeguata a lungo termine, è la chirurgia refrattiva, impiegando il laser a eccimeri, o a femtosecondi, che rimodella la cornea per correggere il difetto visivo. Si tratta di una chirurgia che possiamo definire permanente, poiché l’effetto non è transitorio ma stabile nel tempo; tuttavia nel corso della vita del paziente potrebbero verificarsi variazioni della vista, non indotte dalla chirurgia, anche dopo l’intervento. Il laser a eccimeri può venire utilizzato su circa 6-7 pazienti su 10, mentre il restante 30-40% risulta non idoneo, il difetto refrattivo da trattare deve essere stabile da almeno un anno e l’età minima per accedere all’intervento coincide con la maggior età.
Ne parla il professor Paolo Vinciguerra, Responsabile di Humanitas Centro Oculistico e docente di Humanitas University.
La chirurgia refrattiva e le nuove tecnologie: il laser a eccimeri
Il Centro Oculistico di Humanitas è un punto di riferimento internazionale per la chirurgia refrattiva. I nostri specialisti hanno così accesso a tecnologie innovative, dotate di software appositamente sviluppati che permettono una completa personalizzazione dell’intervento in base alle necessità cliniche del singolo paziente. Il laser a eccimeri utilizzato in Humanitas è uno dei laser più precisi al mondo e consente la rimozione immediata e non invasiva di microscopiche parti di tessuto con una precisione che sarebbe impossibile alla mano umana, permettendo il rimodellamento della curvatura corneale in modo che la nuova morfologia corneale consenta di correggere i difetti refrattivi.
Grazie a un sistema di tracking avanzato, i movimenti involontari dell’occhio sono costantemente monitorati, mille volte al secondo, e compensati durante il trattamento e, dunque, l’intervento può svolgersi in tutta sicurezza e velocità. Lo spessore della cornea è misurato costantemente tramite un sistema di OCT (tomografia ottica a radiazione coerente), per verificare il corretto avanzamento della procedura, che consente di rilevare immagini ad alta risoluzione (risoluzione di 1 micron) dell’occhio per tutta la durata dell’intervento.
Grazie a queste tecnologie è possibile correggere problematiche altrimenti non risolvibili con interventi mirati e veloci. Gli interventi di chirurgia refrattiva, infatti, avvengono in ambito ambulatoriale, durano pochi minuti e prevedono il trattamento di entrambi gli occhi nella stessa seduta con anestesia topica tramite gocce di collirio. Il recupero post operatorio è rapido in pochi giorni (un paio) e meno doloroso.
Personalizzazione dell’intervento: la chirurgia al servizio del paziente
La tecnica chirurgica che verrà scelta nell’applicazione del laser a eccimeri dipende dalle caratteristiche individuali dell’occhio di volta in volta trattato. In particolare, è importante segnalare le diverse modalità con cui la cornea viene preparata al laser. La correzione, inoltre, riguarderà anche quelle piccole imperfezioni individuali che riducono la potenzialità visiva del paziente anche con occhiale e che differiscono da occhio a occhio, non solo il difetto principale, da trattare in ogni caso con precisione e rapidità su un’area abbastanza vasta da consentire all’occhio dopo l’intervento una visione migliore in ogni condizione luminosa, come la sera (a pupilla dilatata).
Quelle che chiamiamo “anomalie minori” dell’occhio, infatti, sono piccole imperfezioni che riducono la qualità della vista e che variano tra gli individui anche in caso di difetti di visione analoghi. Vengono misurate con l’aberrometro, uno strumento diagnostico utilizzato durante gli esami preliminari, che consente di acquisire le caratteristiche precise dell’occhio del paziente per poi intervenire con il laser in maniera personalizzata e individuale in base ai risultati ottenuti.
Le tecniche chirurgiche utilizzate possono essere di vario tipo, per assecondare con la massima precisione le esigenze dell’occhio trattato:
• Tecniche di superficie: il laser, agendo sulla superficie della cornea, vaporizza e rimodella il tessuto corneale in modo mirato, senza lame, senza tagli e potendo personalizzare il trattamento secondo le caratteristiche del paziente. Oggi non è più necessario raschiare l’epitelio, che viene vaporizzato dal laser direttamente. Solitamente il trattamento per occhio dura in media 30/40 secondi
• Tecniche intrastromali: il trattamento e diviso in due fasi: prima un laser interviene nello stroma, ovvero lo strato intermedio della cornea, per creare un taglio che separi lo strato superficiale da quello profondo; quindi si solleva un lembo di cornea per poter far seguire la fase in cui un diverso laser vaporizzerà lo strato profondo per correggere il difetto. Lo strato superficiale sollevato in precedenza verrà riposizionato al termine dell’intervento. Non è possibile in questa procedura il trattamento personalizzato per correggere le imperfezioni congenite, poiché la procedura di taglio ne cambia in modo imprevedibile la forma.
Il laser a eccimeri utilizzato dagli specialisti Humanitas, consente l’ablazione di superficie trans epiteliale. Il laser, infatti, interviene direttamente sull’epitelio e non è necessario sottoporre l’occhio a faticose procedure per la sua asportazione.
L’importanza della diagnosi personalizzata
Anche gli esami diagnostici per accedere all’intervento sono prescritti in base alla storia clinica e alle caratteristiche dell’occhio del paziente. Lo stesso percorso diagnostico, infatti, viene modulato in base alle esigenze emerse dai risultati dei singoli esami. Così, grazie agli accertamenti, è possibile evitare risultati inattesi che sconsigliano l’operazione quando questa è già in fase di programmazione, garantendo così un risultato migliore. Sono esami per nulla dolorosi o invasivi, senza contatto con il paziente (sono, in sostanza, esami di diagnostica per immagini, come la fotografia) che non prevedono l’uso di radiazioni:
• Topografia corneale: si tratta di una mappatura della curvatura della cornea, per rilevarne le irregolarità e valutare se il difetto di rifrazione si crea all’interno dell’occhio o sulla superficie.
• Tomografia corneale: analizza le strutture oculari e corneali tramite scansione dell’occhio, per analizzarne al meglio a 3 dimensioni ogni caratteristica.
• Pupillometria: valuta i movimenti della pupilla e il diametro che assume di notte e di giorno per decidere al meglio la dimensione dell’area da trattare
• Conta endoteliale: analizza lo stato di salute dell’endotelio corneale, lo strato più profondo della cornea.
• Tonometria: misura la pressione intraoculare.
• Pachimetria corneale: misura lo spessore della cornea.
• OCT: è un esame laser di cornea e retina, attraverso un fascio laser invisibile (infrarossi) privo di radiazioni nocive. Equivale quasi a un esame istologico (risoluzione 1 micron), pur senza contatto e senza prelevare tessuto
• Misurazione della vista: l’esame viene effettuato successivamente a quelli sopraelencati, sia con l’occhio al suo stato normale, sia dopo aver dilatato la pupilla con un apposito collirio.
• Esame ortottico-strabologico: valuta il coordinamento dei due occhi sia se questi sono molto diversi per difetto sia in caso di possibile strabismo.
Dopo l’intervento
Pazienza e riposo sono gli ingredienti fondamentali a seguito dell’intervento: la fase successiva al trattamento, infatti, è cruciale per la sua effettiva buona riuscita. La correzione dei difetti visivi, non risulterà immediata al paziente, ma si manifesterà con il passare dei giorni. Anche il nostro cervello, infatti, ha bisogno di tempo per imparare a elaborare le nuove immagini che l’occhio gli rimanda. Anche per questo motivo, il paziente potrebbe avvertire più sonno, causato dal surplus di lavoro che il cervello si trova ad affrontare.
La raccomandazione è di evitare di guidare veicoli fino a che non si è completamente ristabiliti, così come saune e situazioni in cui vapore e acqua calda possono aggredire gli occhi appena operati sono decisamente sconsigliate. Per i mesi successivi all’intervento, inoltre, è opportuno indossare occhiali da sole e proteggersi, sempre tramite l’utilizzo di appositi occhiali, dall’acqua di mare e piscina.
I controlli che i pazienti dovranno fare dopo l’intervento saranno inizialmente molto ravvicinati (i primi giorni quotidiani), e poi più distanziati nel tempo secondo le specifiche indicazioni dello specialista.
Affrontare questo periodo di riposo con tranquillità, affidandosi ai consigli del medico e sottoponendosi a tutti i periodici controlli necessari è fondamentale per garantire una veloce e completa ripresa delle funzionalità dell’occhio.