Crisi in Medioriente, nulla di fatto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Israele riprende i bombardamenti su Gaza, sale il bilancio dei morti
A sette giorni dal lancio dell’operazione ‘Guardiano delle mura’, l’esercito israeliano ha causato quasi 200 morti tra i palestinesi nella Striscia di Gaza e 1.235 feriti, così come riporta il ministero della Salute locale. Dopo gli intensi bombardamenti di ieri, in cui 42 persone sono state uccise, i raid sono proseguiti per tutta la notte a Gaza City e in vari sobborghi tra cui Khan Younis e Sheikh Ijlin. Nelle prime ore della giornata di oggi è stata poi sferrata un’altra serie di raid: le bombe israeliane hanno martellato Gaza City da nord a sud per dieci minuti consecutivi, stando a quanto riportano fonti di stampa concordanti. L’escalation negli attacchi segue quanto annunciato ieri in un discorso televisivo dal primo ministro Benjamin Netanyahu, il quale ha garantito che i bombardamenti proseguiranno “a pieno regime” contro la Striscia, e dureranno ancora “del tempo” perché l’obiettivo di Tel Aviv è “far pagare un caro prezzo” ai leader di Hamas.
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Dal canto suo, spiega la Dire (www.dire.it), il movimento Hamas e i gruppi armati alleati hanno intensificato il lancio di razzi verso il territorio israeliano. Sempre secondo media concordanti, da lunedì scorso è stata esplosa la quantità di razzi impiegata nel corso di tutta la guerra del 2014. Il sistema di difesa israeliano Iron Dome continua a intercettarne oltre il 90%, come fanno sapere le Israel Defense Forces sul proprio profilo Twitter, nondimeno le sirene di allarme continuano a suonare nel sud di Israele e a Tel Aviv. Ad oggi, il bilancio dei morti israeliani ha raggiunto quota dieci.
L’esercito riferisce anche di aver colpito oltre “800 obiettivi dei terroristi” nella Striscia, ma c’è chi contesta il bombardamento di obiettivi civili come edifici residenziali, moschee, campi profughi e scuole. In uno degli attacchi di ieri si è formato un cratere lungo la strada principale che porta all’ospedale di Al-Shifa, a Gaza City, mentre nel raid di stamani lo stesso ospedale – tra i più grandi della città – sarebbe stato “sfiorato”. Danneggiato anche l’unico impianto per la produzione dell’energia elettrica a Gaza. Le autorità israeliane sostengono che i miliziani “si nascondono tra la popolazione”, che verrebbe usata come “scudo”.
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Si è concluso intanto in un nulla di fatto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite convocato ieri d’emergenza da Cina, Norvegia e Tunisia: gli Stati Uniti si sono opposti a una dichiarazione congiunta per chiedere la fine delle violenze, adducendo come motivazione il fatto che una simile azione sarebbe “controproducente”. Una posizione duramente contestata da Pechino che ha accusato Washington di impedire all’Onu di “parlare con una sola voce”. Il presidente Joe Biden, parlando col premier Netanyahu, ha dichiarato che “Israele ha diritto a difendersi“, quindi il segretario di Stato Antony Blinken in un tweet ha fatto appello a tutte le parti a una “de-escalation”.
Un appello giunto anche dal segretario generale Antonio Guterres, che si è detto “profondamente turbato dell’attacco israeliano di sabato contro gli edifici che ospitavano media internazionali (tra cui Aljazeera e Ap, ndr) e di palazzi residenziali”. Secondo il suo portavoce, Stephane Dujarric, Guterres ha anche ribadito che “gli attacchi indiscriminati contro obiettivi civili e le sedi dei media costituiscono una violazione del diritto internazionale e devono essere assolutamente evitati”.