All’Università di Padova arriva IBM Watson, l’assistente virtuale h24. Come funziona il sistema di intelligenza artificiale in aiuto a studenti e segreterie
Il suo nome è Watson, come il collaboratore di Sherlock Holmes. Non è un giovane investigatore privato nella Londra di fine ‘800 ma sempre di trovare e gestire informazioni si occupa. IBM Watson – questo il suo nome completo – è un assistente virtuale sviluppato da IBM in collaborazione con l’università degli studi di Padova. Watson, spiegano dall’ateneo, consentirà agli studenti di avere al proprio fianco una guida online a disposizione 24 ore al giorno per orientarsi tra i servizi dell’Ateneo.
L’assistente è stato istruito – sia in inglese che in italiano – per rispondere ad ogni domanda relativa a immatricolazioni, carriera universitaria, contributi economici e agevolazioni, continuando costantemente a ‘imparare’ grazie proprio all’interazione continua con gli studenti. Inoltre, l’assistente fornisce il proprio aiuto anche agli operatori universitari, agevolandoli nella risoluzione dei problemi e lasciando loro più tempo per dedicarsi alle richieste più complesse. Niente più attese per gli studenti e niente più accumulo di lavoro né dispersione delle energie per le segreterie, dunque, è la promessa di IBM e Unipd.
Il funzionamento dell’assistente virtuale è basato su una chat interattiva. L’utente pone una domanda (su temi specifici quali appunto immatricolazioni, carriera universitaria, contributi economici e agevolazioni) e l’assistente risponde sempre sotto forma di chat. In ottica evolutiva, promettono da IBM, si definiranno ulteriori funzionalità e canali comunicativi (per esempio app, sistemi di messaggistica istantanea e chat con operatore umano che potrà subentrare per risolvere casi particolarmente complessi). Attraverso un semplice login da parte dello studente iscritto, inoltre, l’assistente virtuale è in grado di fornire in maniera semplice e intuitiva le principali informazioni personalizzate sulla base delle informazioni fornite dallo studente.
Nel primo mese di sperimentazione, fanno sapere dall’università, l’assistente ha gestito oltre 250 richieste, ottenendo un alto voto di gradimento da parte degli studenti. Sviluppato in tempi rapidissimi durante la pandemia, sottolineano ancora dall’ateneo, ha dato la possibilità agli studenti, soprattutto quelli temporaneamente impossibilitati a recarsi fisicamente a Padova, di interagire con l’università.
“Abbattere tempi di attesa e burocrazia, digitalizzare servizi per renderli sempre più accessibili: questo è il senso di un’università smart, a servizio dello studente– afferma Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova –. In questi anni abbiamo portato avanti un lavoro costante e prezioso di utilizzo delle nuove tecnologie a favore della comunità accademica. E l’assistente virtuale, che utilizza l’intelligenza artificiale di IBM, è un esempio concreto del nostro modo di operare. La strada intrapresa è quella giusta: una nuova opportunità per i nostri studenti, ancor più utile in un periodo di emergenza pandemica che limita gli spostamenti”.
“Abbiamo sempre lavorato per lo sviluppo e l’innovazione del nostro paese, anche attraverso collaborazioni con le più importanti istituzioni accademiche– dice Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia –. Siamo orgogliosi di supportare l’università di Padova con un progetto che, grazie alle capacità di AI e di elaborazione del linguaggio naturale di IBM Watson, è un esempio di tecnologia al servizio di ognuno di noi per continuare le nostre attività in modo efficiente, sicuro e con qualità”.