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Vitiligine: ruxolitinib garantisce ripigmentazione

Vitiligine

Vitiligine: con il JAK inibitore ruxolitinib in crema ripigmentazione facciale e corporea secondo i risultati di uno studio di fase II

Nei pazienti adulti affetti da vitiligine il JAK inibitore ruxolitinib in forma topica ha raggiunto l’endopintt primario in uno studio di fase II, mostrando miglioramenti della ripigmentazione del viso e del corpo rispetto al placebo dopo 24 e 104 settimane. I risultati di due analisi del trial sono stati presentati congresso dell’American Academy of Dermatology 2021 da Incyte, la biotech statunitense che sta sviluppando il prodotto. In precedenza erano stati riportati anche risultati a cinquantadue settimane.

La vitiligine è una malattia autoimmune cronica caratterizzata dalla depigmentazione della pelle causata dalla perdita delle cellule produttrici di pigmenti, i melanociti. Colpisce lo 0,5-​​2,0% della popolazione a livello globale, può verificarsi a qualsiasi età anche se frequentemente i sintomi iniziali compaiono prima dei 20 anni e a oggi non esistono terapie farmacologiche approvate dalla Fda o dall’Ema per il suo trattamento. È stato dimostrato che un’eccessiva attività della via di segnalazione JAK guida l’infiammazione coinvolta nella patogenesi e nella progressione della malattia.

Ruxolitinib è un inibitore selettivo JAK1/JAK2 sperimentale in una formulazione brevettata progettata per l’applicazione topica, attualmente in fase di sviluppo per il trattamento della dermatite atopica (studio TRuE-AD) e della vitiligine (studio TRuE-V).

Lo studio di fase II presentato al congresso
La prima parte del trial randomizzato, dose-range e controllato con veicolo, è durata 24 settimane e ha arruolato 157 adulti con diagnosi di vitiligine e con aree depigmentate di almeno lo 0,5% sul viso e di almeno il 3% nelle aree cutanee non facciali. I pazienti sono stati randomizzati in cinque bracci di trattamento: ruxolitinib crema 1,5%, 0,5% o 0,15% somministrato una volta al giorno, crema 1,5% somministrato 2 volte al giorno o solo veicolo (crema placebo) per 24 settimane.

La seconda parte è durata altre 28 settimane, per un totale di 52. I soggetti che nella prima fase avevano ricevuto il veicolo o che avevano ottenuto con ruxolitinib un miglioramento inferiore al 25% nel Facial Vtiligo Area Scoring Index (F-VASI), sono stati randomizzati a ricevere il trattamento attivo all’1,5% (2 volte/die), 1,5% o 0,5% (1 volta/die). Al termine delle 52 settimane i partecipanti potevano continuare a ricevere la terapia in aperto con la crema all’1,5% 2 volte al giorno per altre 104 settimane.

L’endpoint primario di efficacia era la percentuale di pazienti che raggiungeva un punteggio F-VASI 50 (miglioramento di almeno il 50%) alla settimana 24 rispetto ai controlli. Gli endpoint secondari chiave includevano la percentuale di pazienti che otteneva un punteggio di 0 o 1 nel Physician’s Global Vitiligo Assessment (F-PhGVA) alla settimana 24, un miglioramento di almeno il 50% nel Total Vitiligo Area Scoring Index (T-VASI 50) alla settimana 52 e la sicurezza e tollerabilità del farmaco.

Efficacia sulla ripigmentazione di viso e corpo
Il trial ha raggiunto il suo endpoint primario, dimostrando che un numero significativamente maggiore di pazienti trattati con ruxolitinib per 24 settimane ha migliorato la pigmentazione cutanea (F-VASI 50) rispetto ai controlli. I risultati aggiornati alla settimana 104 hanno evidenziato continui miglioramenti nella ripigmentazione facciale e in quella corporea totale (T-VASI 50).

Questi dati si aggiungono ai risultati precedenti che indicavano che una maggiore durata della terapia era associata a una maggiore ripigmentazione cutanea, valutata utilizzando le risposte F-VASI e T-VASI alle settimane 24, 52 (dati presentati nel 2019) e 104.

«La vitiligine è una malattia autoimmune cronica associata a una significativa compromissione della qualità della vita e per la quale non vi sono attualmente trattamenti approvati dalla Fda», ha affermato Jim Lee, vicepresidente dell’area infiammazione e autoimmunità di Incyte. «Questi risultati confermano il potenziale di ruxolitinib per via topica nel favorire una significativa ripigmentazione al viso e al corpo, che continua a migliorare nel tempo. Ci aspettiamo di condividere i risultati dei nostri studi di fase III TRuE-V entro la fine dell’anno».

La ripigmentazione si mantiene dopo la sospensione
Un’analisi esplorativa separata tra i pazienti che hanno risposto a ruxolitinib e che hanno interrotto il trattamento dopo 104 settimane ha indicato che la ripigmentazione può essere mantenuta anche dopo aver sospeso la terapia.

Nello specifico:

«In qualità di medico che cura condizioni dermatologiche gravi come la vitiligine, mi propongo di offrire ai miei pazienti trattamenti che possano aiutarli a raggiungere i loro obiettivi», ha affermato David Rosmarin del Tufts Medical Center. «Sono incoraggiato dalla significativa ripigmentazione del viso e del corpo, che continua a migliorare nel tempo. Sono curioso di vedere i prossimi dati su questo potenziale trattamento topico per i pazienti con vitiligine, che attualmente hanno opzioni limitate e per i quali non vi sono attualmente trattamenti approvati».

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