In Loco: in Romagna nasce il Museo dell’abbandono


In Romagna 68 luoghi vuoti diventano un museo dell’abbandono: sono stati mappati nel tempo e raccontati con In loco, che ha un centro visite a Forlì

Museo dell'abbandono

Non ci sono tele o sculture, in alcuni casi nemmeno tetti, eppure è un enorme museo fatto di 68 luoghidiffusi in tutta la Romagna e con una particolarità in comune, essere abbandonati. Tra questi ci sono tanti ‘ex’colonie marine, stabilimenti, ville, conventi, parchi divertimenti che sono stati mappati nel tempo (anche se quelli individuati nel territorio sono 250), e raccontati con “In loco, il museo diffuso dell’abbandono”, che ha un centro visite a Forlì nella palazzina uffici del deposito delle corriere Sita-Exatr (in via Ugo Bassi 16, sede dell’Associazione spazi indecisi). Qui è possibile ascoltare i primi approfondimenti storici, vedere un plastico del museo e assistere alla presentazione degli itinerari, che sono sette. Le visite, poi, possono essere pianificate e anche prenotate grazie a un’app che l’anno scorso ha avuto 36.000 visitatori virtuali e 2.500 reali. Il progetto, spiega la Dire (www.dire.it), è unico in Italia, spiegano da Spazi indecisi, ma è replicabile dato che nel Bel paese ci sono centinaia di migliaia di edifici dimenticati, fra cui 50.000 palazzi storici, 20.000 edifici ecclesiastici e 5.000 borghi. E infatti, sottolinea l’associazione, è stato scelto tra le iniziative più meritevoli dalla Fondazione Italia Patria della Bellezza e già segnalato dalla Lonely Planet.

In Loco, spiega Francesco Tortori, tra i fondatori del Museo, “è il tentativo di scegliere quali di questi luoghi, oggi dimenticati, portare nel futuro, non salvandone e conservandone i muri, ma valorizzando in prima istanza il patrimonio immateriale che racconta caratteri peculiari del territorio”. Oggi, prosegue, la ‘collezione’ del museo “è composta da luoghi in abbandono di eccezionale valore storico-culturale“.

“Abbiamo cominciato nel 2011 con una mappatura del territorio, scavalcando cancelli, scattando fotografie, intervistando persone, riaprendo le serrature arrugginite ma anche organizzando eventi e mostre in questi stessi luoghi per riportarli a nuova vita”, aggiunge Tortori, sottolineando che si tratta di “un immenso patrimonio culturale che rischiavamo di perdere per sempre“. E anche che il lavoro è stato fatto “ma con il contributo di tanti appassionati che, attraverso il sito, hanno segnalato luoghi, inviato foto, condiviso visioni e idee”.

Ecco dunque i sette itinerari che vanno da Imola a Cattolica, e che si presentano come una guida turistica alternativa in continua evoluzione con contenuti multimediali utilizzabili in loco grazie all’app, scaricabile gratuitamente, che accompagna i visitatori. Con l’applicazione si possono avere mappe Gps degli itinerari, le schede degli spazi, i racconti dei protagonisti del passato, oltre a documentarivideo 3D e sonorizzazioni una volta arrivati nelle vicinanze dei luoghi. C’è dunque Ravenna con “Darsena 3.0, Un attracco storico per il futuro”, “Dove. I confini incerti di arte e abbandono”, “Lavori in (Tras)corso. I luoghi del lavoro della Forlì del ‘900”, “Senti ieri. Storie di vita nella Romagna appenninica”, “Totally Riviera. Le architetture monumentali della Riviera”, Totally terrae. Architetture totalitarie in Romagna”, e infine “Un’estate al mare. Il mito senza tempo dell’estate in riviera”.