Svelata a Genova la Casa dei cantautori, aprirà nel 2023 e avrà sede nell’Abbazia di San Giuliano: sarà anche uno spazio per la formazione e i concerti
La chitarra Ibanez che Fabrizio De André suonava a casa, nelle serate tra amici e utilizzata in “Rimini”, e il mandolino di “Princesa”, fatto costruire apposta da un liutaio in piena tradizione genovese. Sono solo due esempi di quello che si potrà osservare nella “Casa dei cantautori”, che nascerà a Genova, all’Abbazia di San Giuliano, nel 2023. Questa mattina, con la partecipazione da remoto del ministro della Cultura, Dario Franceschini, è stato svelato il futuro percorso espositivo, in cui i due doni portati da Dori Ghezzi, vedova di Faber, faranno bella mostra di sé assieme, tra l’altro, a due chitarre e un flauto di Ivano Fossati, la Lambretta del “Cerutti Gino” di Giorgio Gaber e l’intera postazione da concerto di Pino Daniele.
Il percorso espositivo, su due piani, sarà un vero e proprio viaggio nella storia e nell’evoluzione della musica italiana: si parte da “Genova 1925” e “Genova 1953” con Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Luigi Tenco, Gino Paoli, Nanni Ricordi, Piero Ciampi, Cantacronache e Nuovo canzoniere italiano. Si passa, quindi, a “Milano 1953” con Giorgio Gaber e “Milano 1958” con Dario Fo, Enzo Jannacci e Sergio Endrigo. Al primo piano, Mogol-Battisti e De André, poi “Napoli” con Pino Daniele, Edoardo Bennato, Alan Sorrenti, Enzo Avitabile, Enzo Gragnianiello, Teresa De Sio, e la “Sicilia” con Franco Battiato e Carmen Consoli. Ancora, gli angoli di Paolo Conte e Ivano Fossati per passare a “Milano 1970” con Eugenio Finardi, Claudio Rocchi, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni, Angelo Branduardi, Ivan Graziani, Enrico Ruggeri, Jovanotti. Infine, “Roma 1972” con Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Rino Gaetano, Riccardo Cocciante, Renato Zero, e la “Via Emilia” di Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Lucio Dalla, Ron, Pierangelo Bertoli, Vasco Rossi, Luca Carboni, Samuele Bersani.
“Ho aderito e sostenuto convintamente l’idea di questa ‘Casa dei cantautori’ anche perché c’è un tema di riscatto– spiega il ministro Franceschini– per troppo tempo verso la canzone italiana che ha formato, dal punto di vista valoriale, intere generazioni, c’è stata una certa disattenzione. Il ministero ha investito più di tre milioni: era giusto farlo ed era giusto farlo a Genova per la grande tradizione della canzone ligure. È una partenza che dedichiamo a Franco Battiato: sarà un luogo vivo, non solo un luogo di conservazione della memoria, ma anche di valorizzazione del presente”. In un secondo momento, infatti, con la ristrutturazione della chiesa e la progettazione del secondo lotto, nascerà anche un polo formativo sui nuovi mestieri della musica, con particolare attenzione ai giovani, nonché sale per concerti, mostre temporanee, esposizioni a rotazione su singoli artisti.
“Vogliamo un museo vivo, vivace, che faccia trasparire tutto quello che l’emozione della musica può trasmettere. Un museo di quelli che si visita non perché si deve ma perché lo si vuole. Un esempio di quello che dobbiamo fare con il nostro gigantesco patrimonio culturale- commenta il governatore ligure Giovanni Toti– e dobbiamo far presto, dobbiamo rimetterci a correre dopo un anno e mezzo di letargo. Questa è una giornata particolare perché se ne va un grande della musica italiana, quella musica che vogliamo celebrare ricordando la tradizione genovese e ligure della canzone italiana, una forma moderna di poesia: credo che questo sarà un luogo molto suggestivo, dove ognuno, camminandoci dentro, ricorderà anche un pezzettino della propria vita. Ed è bello anche che si presenti in una giornata in cui il Paese comincia a sperare di tornare alla normalità, dopo il decreto che il presidente del Consiglio ha voluto”.
La “Casa dei cantautori”, spiega la Dire (www.dire.it), nasce da un’idea progettuale della Regione Liguria, promossa dall’assessore alla Cultura, Ilaria Cavo, condivisa e finanziata dal ministero dei Beni culturali e inserita nel piano dei grandi progetti culturali. Il progetto è seguito da un comitato scientifico, composto da Dori Ghezzi, Paolo Masini, Massimo Bernardini, Margherita Rubino, Serena Bertolucci e Cesare Torre, che ha elaborato il concept e ha affidato ai curatori Guido Harari, Renato Tortarolo, Massimo Bernardini e Francesco De Nicola l’elaborazione degli spazi, mentre la parte architettonica è studiata dalla società Milk Train.