Pneumatici di bici diventano cinture, borse e ora anche scarpe: ecco l’azienda torinese Cingomma che punta sul riutilizzo degli scarti
Cingomma è un’azienda torinese che da dieci anni produce cinture, borse, portachiavi, portafogli e t-shirt e da qualche mese ha avviato anche una linea di calzature. Sembrerebbe un’impresa di abbigliamento qualunque. In realtà gli accessori dei negozi che aderiscono al progetto Cingomma hanno una storia ben diversa dalle altre: artigiani italiani creano a mano oggetti di alta moda riutilizzando ruote di bicicletta che altrimenti sarebbero destinate al macero. Ogni anno in Italia vengono infatti prodotte 380mila tonnellate di pneumatici da smaltire. Un progetto, dunque, di moda sostenibile che punta su prodotti di qualità. La scelta di Cingomma è chiara: non delocalizzare la produzione, dando così priorità ai distributori locali. L’impresa di abbigliamento ha siglato inoltre una partnership con ‘Positive causes’, l’associazione che crea network tra le aziende che scelgono di sposare le cause della sostenibilità ambientale.
COME NASCE IL PROGETTO CINGOMMA
“Cingomma nasce tra il 2010 e il 2011 in un contesto extra-lavorativo. Un amico produceva cinture grazie al riutilizzo dei pneumatici delle biciclette e delle camere d’aria. L’idea piace all’attuale titolare della nostra azienda che decide immediatamente di industrializzare il prodotto. Cingomma, dunque, nasce per gioco durante una cena tra amici.
La prima sperimentazione sostenibile, spiega la Dire (www.dire.it), viene realizzata sulle cinture. L’obiettivo ambizioso è quello di poter replicare il prodotto, mantenendo gli stessi standard di qualità, producendo così migliaia di pezzi e vendendoli poi sul mercato”, racconta alla Dire Ivan Sartorio, responsabile marketing di Cingomma. “Abbiamo lavorato- spiega- sul riutilizzo ottimale del prodotto riciclato, investendo sul packaging e su una lavorazione di qualità con l’obiettivo di rendere il prodotto competitivo sul mercato, rendendo così possibile il suo ingresso all’interno dei negozi di abbigliamento. Riutilizziamo, dunque, i pneumatici delle biciclette e i copertoni che vengono recuperati dalle ciclofficine sparse su tutto il territorio nazionale. Noi mandiamo a nostre spese il corriere che recupera il materiale che altrimenti sarebbe destinato al macero. Contribuiamo così a ridurre il problema dello smaltimento dei rifiuti recuperando materie prime che poi riutilizziamo per produrre i nostri accessori”.
ACCESSORI DI QUALITÀ PRODOTTI DA ARTIGIANI LOCALI
“I nostri prodotti- aggiunge Sartorio- vengono modellati da artigiani locali e l’intero ciclo produttivo si svolge in Italia.
Abbiamo scelto, infatti, di non delocalizzare la produzione industriale, puntando su un marchio di alta qualità e sulla lavorazione ottimale delle materie prime che recuperiamo. Per questo il costo degli accessori non è contenutissimo. Non ci rivolgiamo a un consumatore ben delineato. Entriamo con i nostri prodotti sia negli shop di bici che in quelli di abbigliamento, non siamo un brand di nicchia. Il nostro target è composto per il 60% da uomini di età compresa tra i 30 e 70 anni ma di fatto, soprattutto nell’ultimo periodo, hanno mostrato interesse per i nostri accessori anche fasce di età più basse sensibili al tema della sostenibilità ambientale”.
LA SCELTA DI PREVEDERE UN E-COMMERCE SOSTENIBILE
“La scelta di avere uno shop online è fondamentale per stare al passo con i tempi. Tuttavia occorre però tutelare la rete di distributori locali che sin dalla nascita del nostro progetto ci hanno dato credito. Per questo motivo nel momento in cui un utente sceglie di acquistare online un accessorio Cingomma gli suggeriamo di comprarlo nel punto vendita fisico più vicino, aiutando così il rivenditore locale. Il nostro progetto, infatti, tiene conto di due direttrici: la valorizzazione e il riutilizzo della materia prima, garantendo in questo modo lo sviluppo di una forma di economia circolare, e il rispetto per le persone. A questo proposito abbiamo compiuto delle scelte chiare: l’orario lavorativo non può oltrepassare le sette ore giornaliere in modo che il dipendente possa dedicare del tempo a se stesso e alla famiglia. Questo va in linea con l’idea di prevedere un settore moda che sia etico e sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale ed economico”, afferma Sartorio.
UNA MODA PIÙ ETICA E SOSTENIBILE
“Il settore della moda – conclude – è il più inquinante del pianeta. Fa peggio soltanto la filiera dei combustibili fossili. Per questo l’intero comparto deve investire su una filiera più etica e sostenibile. Diversi passi in avanti sono stati compiuti soprattutto negli ultimi anni. Dieci anni fa la sostenibilità ambientale veniva perseguita in maniera estemporanea soltanto da alcuni grandi brand. Adesso, invece, possiamo dire che questo processo stia coinvolgendo più aziende del settore. Si tratta di un qualcosa che non potrà avere risvolti rapidissimi ma è importante che si sia iniziato a dare rilevanza al tema”.