Nunzia Alleruzzo vittima di un “delitto d’onore”: fu uccisa dal fratello Alessandro, figlio del boss Giuseppe Alleruzzo, e il copro fu gettato in un pozzo nelle campagne di Paternò
Avrebbe ucciso la sorella con due colpi di pistola alla testa per riscattare l’onore della propria famiglia mafiosa dopo le relazioni extraconiugali della donna con componenti del clan. La Direzione distrettuale di Catania mette fine a un giallo iniziato nel 1995, con l’omicidio di Nunzia Alleruzzo: i carabinieri della Compagnia di Paternò hanno eseguito, su disposizione del gip del tribunale etneo, l’arresto di Alessandro Alleruzzo, 47enne, accusato di omicidio volontario pluriaggravato ai danni della sorella.
L’uomo è figlio del boss Giuseppe Alleruzzo, oggi deceduto, che negli anni Settanta e Ottanta guidò il gruppo paternese di Cosa nostra legato ai Santapaola di Catania, per poi decidere di collaborare co la giustizia. I resti ossei della donna, scomparsa nel 1995, furono ritrovati tre anni dopo in un pozzo nelle campagne di Paternò, nei pressi dell’abitazione di Giuseppe Alleruzzo. Un grosso contributo alla verità è arrivato dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia: Francesco Bonomo, Antonino Caliò e Orazio Farina. A riferire il movente dell’omicidio è stato Bonomo, le cui dichiarazioni furono confermate da Caliò che ha riferito di avere saputo dallo stesso Alessandro Alleruzzo le modalità della morte della donna. Il quadro è stato confermato ulteriormente da Farina.
Nel 2021, ricorda la Dire (www.dire.it), la riapertura delle indagini da parte della Dda di Catania ha portato ad ascoltare i familiari della vittima che in diverse occasioni hanno ritrattato precedenti dichiarazioni aumentando i sospetti degli inquirenti. Le microspie installate nel carcere di Asti, inoltre, hanno registrato i dialoghi di due detenuti che nel febbraio di quest’anno commentavano gli articoli sulla riapertura delle indagini per la morte della donna, confermando indirettamente l’ipotesi investigativa dell’omicidio in ambito familiare.