La Guardia Costiera ha disposto il fermo amministrativo per la nave tedesca Sea Eye 4 che nei giorni scorsi ha sbarcato 415 migranti nel porto di Pozzallo
La nave di bandiera tedesca Sea Eye 4, che qualche giorno fa ha sbarcato 415 migranti nel porto di Pozzallo, è stata posta in fermo amministrativo dalla Guardia costiera per “diverse irregolarità di natura tecnica, tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi, ma anche delle stesse persone che sono state e che potrebbero, in futuro, essere recuperate a bordo”. Lo comunica la Guardia costiera, sottolineando come “i mezzi collettivi di salvataggio della nave risultano sufficienti ad ospitare un numero massimo di 27 persone”.
Nella nota diffusa si legge: “Nella giornata di ieri, ispettori della Guardia costiera, specializzati in sicurezza della navigazione, hanno sottoposto la nave Sea Eye 4, di bandiera tedesca, ad un’ispezione volta a verificare l’adeguatezza della stessa rispetto alle vigenti norme di sicurezza della navigazione e di tutela ambientale. La Sea Eye 4 è attraccata nei giorni scorsi nel porto di Palermo, dopo aver sbarcato 415 migranti nel porto di Pozzallo ed al termine di un periodo di quarantena imposto dalle autorità sanitarie nazionali. Gli ispettori specializzati della Guardia costiera verificano che le navi rispondano ai requisiti delle convenzioni internazionali ad esse applicabili; questa attività viene svolta su tutte le navi straniere che giungono nei porti italiani nel primario interesse pubblico di garantire la sicurezza della navigazione, la prevenzione dell’inquinamento, l’adeguata certificazione del personale marittimo e le condizioni di vita e lavoro a bordo delle navi; ciò con lo scopo di ridurre il rischio di incidenti, tenendo le navi non conformi (cd. substandard) lontane dai porti unionali e nazionali. Ispezioni ordinarie sono svolte in base ad una periodicità definita da un profilo di rischio della nave mentre ispezioni supplementari vengono disposte, quando ne ricorrano i presupposti e le condizioni previste dalla direttiva comunitaria (2009/16/EC), recepita dall’Italia nel 2011″.
“La nave- fa sapere la Guardia costiera- è stata sottoposta a un’ispezione periodica, essendo trascorsi più di 10 mesi dall’ispezione precedente e, contestualmente, supplementare in ragione della consistenza dei mezzi collettivi ed individuali di salvataggio presenti sull’unità, a fronte di un numero notevolmente superiore di persone recuperate a bordo durante l’attività sistematica, di ricerca e soccorso svolta nel Mar Mediterraneo”. Nello specifico “l’ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica, tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi, ma anche delle stesse persone che sono state e che potrebbero, in futuro, essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell’ambiente marino. In particolare, considerato il tipo di attività che la nave regolarmente svolge, l’ispezione ha confermato che i mezzi collettivi di salvataggio della nave risultano sufficienti ad ospitare un numero massimo di 27 persone; pertanto, in caso di emergenza a bordo della nave, che comporti l’evacuazione della stessa, si ritiene che l’equipaggio non sarebbe in grado – anche per consistenza numerica e di qualifica – di garantire che le persone ospitate possano essere avviate ai mezzi di salvataggio né ovviamente trovare posto sufficiente per essere sugli stessi ospitate“.
In aggiunta, riferisce l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it), “sono state accertate carenze sui contratti del personale marittimo imbarcato, sugli apprestamenti per prevenire l’inquinamento marino, sulle istruzioni da fornire all’equipaggio in caso di emergenza, sull’organizzazione di bordo e sulle dotazioni radio; un totale di 23 carenze di cui 10, per la loro gravità, hanno determinato, il fermo della nave. La nave è stata quindi sottoposta a fermo amministrativo fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva. A seguito dell’attività ispettiva svolta dalla Guardia costiera, alcuni Stati di bandiera, attraverso le competenti amministrazioni marittime, hanno intrapreso azioni correttive adeguando e certificando le navi Ong al servizio di ricerca e soccorso”.