Gli Usa impongono sanzioni per la crisi nel Tigray: colpita anche l’Eritrea. I provvedimenti sono stati annunciati dal segretario di Stato americano Anthony Blinken
Gli Stati Uniti hanno annunciato una serie di sanzioni nei confronti dei governi di Etiopia ed Eritrea in quanto ritenuti responsabili di non “aver fatto passi significativi per mettere fine alle ostilità o trovare una soluzione pacifica” alla crisi politica e umanitaria in corso nella regione etiope del Tigray, nel nord del Paese. I provvedimenti sono stati annunciati dal segretario di Stato americano Anthony Blinken con un comunicato e implicano limitazioni all’emissione dei visti nei confronti di “tutti i funzionari” dei due esecutivi e i membri delle forze di sicurezza dei due Paesi considerati responsabili di “violenze e altri abusi contro la popolazione civile” e di “aver ostacolato l’accesso umanitario nella regione”.
Blinken ha anche reso noto che gli Stati Uniti hanno imposto “ampie” restrizioni agli aiuti all’Etiopia sia di tipo economico che relativi alla cooperazione nel settore della difesa e della sicurezza, mentre restano in vigore le misure di questo tipo già adottate nei confronti dell’Eritrea. Washington, ha specificato il dirigente del governo presieduto da Joe Biden, continuerà comunque a fornire ad Addis Abeba “assistenza umanitaria e un’altra serie di aiuti in settori critici” come, tra gli altri, salute e sicurezza alimentare.
Le limitazioni agli spostamenti, spiega la Dire (www.dire.it), sono state imposte anche a esponenti del Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf), il partito che controllava il Tigray e contro il quale il governo etiope ha lanciato lo scorso novembre l’offensiva militare all’origine dell’attuale crisi nella regione, oltre che a membri delle milizie della comunità ahmara filo-governative.
Al momento non sono note reazioni nè da parte del governo etiope del primo ministro Abiy Ahmed nè da quello eritreo, guidato dal presidente Isaias Afewerki. Le Nazioni Unite nei mesi scorsi hanno confermato report concordanti che accusavano le truppe etiopi ed eritree di violenze “potenziali crimini di guerra” nel Tigray.