La Grotta Guattari, a San Felice sul Circeo, è una banca dati dal valore inestimabile per conoscere ancora più a fondo l’Uomo di Neanderthal
Una grotta profonda, buia e umida, fredda. Dove non era possibile accendere il fuoco se non si voleva morire soffocati dal fumo. Rifugio soltanto per le iene, che qui si nascondevano da altri animali e portavano le loro prede, compresi gli uomini. Carcasse, ossa su ossa perforate e rosicchiate. Tante da creare uno strato di pavimento. Lo stesso che centinaia di migliaia di anni dopo si sono trovati davanti gli esperti della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Frosinone e Latina quando hanno deciso di tornare a scavare nella Grotta di Guattari, a San Felice Circeo, perla del litorale laziale. Lo stesso pavimento di ossa che si può osservare grazie a un video inedito presentato e divulgato oggi, spiega la Dire (www.dire.it), nella sede della stampa estera.
Un mese dopo l’annuncio dello straordinario ritrovamento di reperti fossili attribuibili a 9 individui di Neanderthal, di cui 8 databili tra i 50mila e i 68mila anni fa e uno, il più antico, databile tra i 100mila e i 90mila anni fa, le immagini della Grotta restituiscono la portata della scoperta fatta dalla Soprintendenza in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata. Un’impresa iniziata due anni fa e portata avanti con le tecnologie più all’avanguardia e con metodi decisamente diversi da quelli del 1939, quando fu rinvenuta la Grotta Guattari e si trovò anche il primo cranio appartenente all’uomo di Neanderthal. “Ma quello fu un caso isolato- ha spiegato la soprintendente Paola Refice- ora sono stati trovati tanti frammenti di tanti diversi individui, di varie età e dei due sessi”. Un numero di reperti “unico al mondo”, che permette agli esperti di riconoscere nella Grotta Guattari “una banca dati di inestimabile valore”.
Innanzitutto il contesto, perché a quel tempo “la presenza dell’uomo non era predominante”. Non lo era rispetto a quella tana di iene che era la Grotta, a cui l’uomo di Neanderthal preferiva nettamente l’esterno, un’area aperta ma nella parte superiore protetta dalla roccia. È qui che il gruppo di uomini e donne di Neanderthal preferiva stare, come dimostrano i resti degli utensili in pietra trovati durante gli scavi. “Davanti alla Grotta abbiamo trovato due denti di Neanderthal. Siamo andati a cercare nuovi strati e il risultato è un sogno che si è concretizzato, perché abbiamo trovato uno strato ricco di reperti completamente riferibili all’azione umana”, ha raccontato Francesco di Mario, funzionario archeologo della Soprintendenza.
È in questo spazio, dunque, che si svolgevano le attività dell’uomo di Neanderthal, minacciato dalle iene e da altri animali, ma lui stesso predatore. “Sono riemerse ossa di animali che aveva cacciato e anche cotto, e forse abbiamo trovato anche strumenti in osso per fabbricare utensili da caccia. Il tutto risalente a un periodo che va dai 125mila ai 100mila anni fa”, ha aggiunto Di Mario, che ha specificato: “Siamo stati sicuramente fortunati, ma anche bravi perché per rimettere le mani in questo luogo ci voleva anche un po’ di incoscienza e coraggio. E ne siamo stati ripagati”.
Al momento il team di esperti sta studiando i reperti, tra cui il cranio femminile e i resti di animali come rinoceronti ed elefanti. “Sono più di mille i reperti faunistici- ha detto Mario Federico Rolfo, professore di archeologia preistorica dell’università degli studi di Roma Tor Vergata- Buona parte delle ossa animali portano segni di rosicchiamento da parte delle iene e sembrerebbe la stessa cosa anche sui resti umani. La Grotta Guattari è una banca dati inestimabile, capace di restituirci 60mila anni di storia perché è stata tappata per cause naturali, come i crolli, e questo ha mantenuto integro il luogo. Attraverso studi micromorfologici e geologici potremo ricostruire l’ambiente, il clima e la morfologia del territorio. La Grotta sarà un punto di riferimento per inquadrare al meglio le dinamiche di vita e la frequentazione dell’uomo di Neanderthal in tutta l’Italia centrale”.
È certo, però, che quella dei neanderthaliani “era una società organizzata e strutturata. Con loro si ha una esplosione del processo di encefalizzazione che porterà l’encefalo e il cranio ad assumere valori importanti”, ha spiegato Mauro Rubini, direttore del servizio di Antropologia della Soprintendenza”, che ha mostrato anche le radiografie eseguite sul cranio rinvenuto nella Grotta. Al momento gli scavi sono sospesi perché è necessario attendere i primi risultati degli studi che la Soprintendenza vorrebbe condividere anche con altre realtà europee dedite alla ricerca sull’uomo di Neanderthal. L’idea è di rendere il Circeo il cuore di una rete europea e internazionale grazie alla nascita di un centro di studi neanderthaliani a cui sta lavorando il sindaco del borgo in provincia di Latina, Giuseppe Schiboni: “Sto lavorando per la creazione di un centro internazionale di studi neanderthaliani, considerando anche che l’uomo di Neanderthal si può considerare il primo cittadino europeo”, ha detto oggi, annunciando anche insieme alla Soprintendenza la volontà di rendere la Grotta visitabile con l’apertura delle prenotazioni già dall’inizio di luglio.