Sclerosi multipla a esordio pediatrico: oggi rischio disabilità ridotto


Sclerosi multipla a esordio pediatrico: il rischio di disabilità permanente è calato dal 50% al 70% in 20 anni secondo un nuovo studio

Sclerosi multipla a esordio pediatrico: il rischio di disabilità permanente è calato dal 50% al 70% in 20 anni secondo un nuovo studio

Il rischio di disabilità permanente nella sclerosi multipla (SM) a esordio pediatrico è diminuito dal 50% al 70% in un’analisi di quattro punti di tempo diagnostici a partire dal 1993, probabilmente a causa di miglioramenti negli standard di trattamento, secondo i risultati di uno studio italiano pubblicato online su “JAMA Neurology”.

La disponibilità di nuove terapie che modificano le malattie e i cambiamenti dei paradigmi terapeutici hanno portato a un miglioramento generale della prognosi della SM negli adulti» premettono gli autori, guidati da Damiano Baroncini, del Centro Sclerosi Multipla dell’ospedale di Gallarate in Italia. Però «non è ancora chiaro se questo miglioramento coinvolga anche pazienti con SM a esordio pediatrico, la cui gestione precoce è più impegnativa» aggiungono.

Studio retrospettivo con pazienti suddivisi in quattro archi di tempo
In questo studio retrospettivo, multicentrico, osservazionale, Baroncini e colleghi hanno raggruppato i dati del Registro Italiano SM relativi a 3.198 pazienti (età media all’esordio della SM: 15,2 anni; 69% di genere femminile; tempo mediano alla diagnosi: 3,2 anni) per valutare i cambiamenti nella prognosi della SM ad esordio pediatrico in relazione ai cambiamenti negli standard terapeutici e di gestione.

I ricercatori hanno suddiviso i pazienti in base a quattro periodi di tempo di diagnosi della SM — prima del 1993 (n = 619), tra il 1993 e il 1999 (n = 785), dal 2000 al 2006 (n = 934) e dal 2007 al 2013 (n = 860) — e aggiustato i dati per possibili fattori confondenti associati alle valutazioni EDSS (Expanded Disability Status Scale) e all’attività clinica delle malattie.

Hanno quindi valutato le differenze in termini di caratteristiche demografiche, attività clinica della malattia all’esordio e terapie che modificano la malattia tra i quattro periodi di tempo della diagnosi.

Valutazione basata sul raggiungimento dei punteggi EDSS pari a 4 e 6
Le pietre miliari della disabilità includevano i punteggi EDSS pari a 4 e 6 confermati durante la successiva valutazione clinica e durante l’ultima visita ambulatoriale disponibile. Il follow-up medio è stato di 21,8 anni, secondo i risultati dello studio.

Quanto rilevato da Baroncini e colleghi ha mostrato che i tempi mediani di sopravvivenza per raggiungere un punteggio EDSS pari a 4 erano di 31,7 anni rispetto ai 40,5 anni per raggiungere un punteggio EDSS pari a 6.

I ricercatori hanno osservato un graduale calo del rischio cumulativo per raggiungere nel tempo le pietre miliari della disabilità;
per un punteggio EDSS pari a 4:

  • HR = 0,70; IC al 95%, 0,58-0,83 nel periodo 1993-1999;
  • HR = 0,48; IC al 95%, 0,38-0,6 nel periodo 2000-2006;
  • HR = 0,44; IC al 95%, 0,32-0,59 nel periodo 2007-2013;

e per un punteggio EDSS pari a 6:

  • HR = 0,72; IC al 95%, 0,57-0,9 nel periodo 1993-1999;
  • HR = 0,44; IC al 95%, 0,33-0,6 nel periodo 2000-2006;
  • HR = 0,3; 95% CI, 0,2-0,46 nel periodo 2007-2013.

L’effetto del crescente impiego dei farmaci che modificano la malattia
Baroncini e colleghi hanno rilevato che un maggior numero di pazienti a cui è stata diagnosticata la SM a esordio pediatrico durante i periodi di tempo successivi sono stati sottoposti a trattamento con terapie che modificano la malattia – in particolare farmaci ad alta potenza – che sono stati somministrati prima e per durate più lunghe.

In particolare, la percentuale di pazienti che iniziavano il trattamento con terapie che modificano la malattia durante un’età pediatrica era del 6% prima del 1993, dell’11% tra il 1993 e il 1999, del 26% tra il 2000 e il 2006 e del 39% tra il 2007 e il 2013 (P <0,001). Tuttavia, l’attività clinica della malattia all’esordio e le caratteristiche demografiche non sono sembrate cambiare significativamente nel tempo, osservano i ricercatori.

I limiti dello studio includevano la mancanza di dati di risonanza magnetica e di valutazione cognitiva, nonché bias di richiamo dovuti al disegno retrospettivo dello studio e alla censura di destra (“right-censoring”: il punto di un dato è al di sopra di un certo valore ma non si sa di quanto, NdR), con quest’ultima «particolarmente evidente» nel sottogruppo di pazienti con diagnosi pediatrica.

«In questo studio che ha analizzato più di 3.000 pazienti con SM a esordio pediatrico, c’è stata una riduzione dal 50% al 70% del rischio di raggiungere una disabilità permanente in epoche diagnostiche successive, parallelamente a un uso sempre maggiore e più lungo di terapie che modificano la malattia, in particolare di farmaci ad alta potenza» riassumono Baroncini e colleghi.

«Un aumento delle terapie approvate per modificare la malattia prima dei 18 anni e un continuo aggiornamento nella gestione terapeutica miglioreranno ulteriormente la prognosi dei pazienti con SM a esordio pediatrico» concludono gli autori.

Riferimenti

Baroncini D, Simone M, Iaffaldano P, et al. Risk of Persistent Disability in Patients With Pediatric-Onset Multiple Sclerosis. JAMA Neurol. 2021 May 3. doi: 10.1001/jamaneurol.2021.1008. Epub ahead of print. 
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