Secondo i dati di Agenzia Ice i cinesi sono tornati ad acquistare moda italiana: l’incremento riguarda tutte le categorie che rientrano nel panel del fashion
I dati raccolti da Agenzia Ice, sulla base delle informazioni della dogana cinese, annunciano un quadro assai positivo per l’export mondiale della moda e del lusso, in particolare per quello Made in Italy.
L’incremento delle importazioni di prodotti fashion dall’Italia è, infatti, passata dai 737 milioni di dollari del primo trimestre del 2020 agli attuali 2 miliardi di dollari con un surplus di 1,3 miliardi di dollari che, in termini percentuali, significa una crescita del +175%.
L’incremento riguarda tutte le categorie che rientrano nel panel del fashion e quindi valigeria e pelletteria in generale (+197,7%), abbigliamento (+146%), calzature (+139%), minuterie ed oggetti di gioielleria (+228%), indumenti a maglia (+160%), indumenti e accessori in cuoio o pelle (+190%), minuteria di fantasia (+184%), cappelli (+225%) e oggetti in perle e pietre preziose (+2.221%).
Il risultato italiano risulta essere, con il suo +175%, oltre il doppio del comunque positivo incremento del trend degli altri Paesi le cui esportazioni sono cresciute del +81%. Va ricordato che il Pil della Cina è cresciuto del +18,3% nel primo trimestre di quest’anno rispetto all’anno scorso e, ancor più importante, è superiore di circa il +10% rispetto al 2019, quindi al periodo precedente della comparsa della pandemia.
Secondo quanto riferito dall’Agenzia Ice, a trainare la domanda è soprattutto l’alto di gamma e i grandi marchi, le spese quindi imputabili ai consumatori che hanno le maggiori disponibilità economiche.
Come ricorda l’agenzia Ice di Pechino, i dati statistici possono, però, essere inficiati dalla chiusura delle frontiere con Hong Kong causa Covid che potrebbero aver portato alla registrazione di prodotti che precedentemente erano segnalati dalle dogane della città-stato, sfuggendo a rilevazioni statistiche doganali cinesi. Questo fenomeno è particolarmente evidente nella gioielleria, ma potrebbe riguardare tutti i settori della moda che servono la Cina continentale dalla “piazza” di Hong Kong.