Offtopic è la startup ideata da due fratelli under 35 e dedicata al commercio di prodotti per pelle e capelli in seta naturale al 100%, con packaging riciclato e riciclabile
Se è vero che ci sono voluti decenni prima che una coscienza più etica e sostenibile si imponesse sulle scelte delle persone, è altrettanto innegabile la crescente consapevolezza da parte del consumatore nei confronti dell’ambiente, che si manifesta in consumi più ragionati e decisioni dettate dall’etica e dalla responsabilità. In sostanza, se un tempo sul carrello della spesa pesavano innanzitutto costo e abitudini, oggi il vento è cambiato e porta con sé un atteggiamento sempre più eco-friendly.
Offtopic, prodotti in pura seta e attenzione al Pianeta
Di questo è ben consapevole Offtopic, startup tutta italiana dedicata al commercio di prodotti per capelli e pelle in seta naturale al 100%, confezionati in un packaging del tutto riciclato e riciclabile e testati Oeko Tex. Inoltre, grazie ad una collaborazione con un’associazione benefica ambientale, Offtopic contribuisce al rimboschimento della Foresta Amazzonica e ad oggi ha piantato già 15 alberi.
“L’idea di dare vita a questa realtà, nuova nel panorama italiano, ci è venuta nel pieno della pandemia, quando abbiamo sentito l’esigenza di rispondere ad un bisogno reale, pur avendo sempre a cuore la tutela del nostro Pianeta”, racconta Mauro Piras, uno dei due fondatori insieme al fratello, “Studiando il mercato attuale ci siamo resi conto di come le persone siano sempre più attente all’ecologia e dirottino i propri consumi su marchi e prodotti green, anche a costo di spendere qualcosa in più”.
La seta, infatti, prodotta dagli esseri umani da circa 8500 anni, risponde pienamente alle sempre più stringenti esigenze di compatibilità e sostenibilità, sia per l’impatto che ha sull’ambiente, sia per i risvolti economici e sociali che la sua produzione garantisce.
La bachicoltura è un esempio ideale di economia circolare
Da un punto di vista prettamente ambientale, la fibra serica si contraddistingue per l’ecologia e la naturalità delle materie prime di cui è composta e per il loro processo di produzione. Il baco da seta, infatti, si nutre delle foglie dell’albero di Gelso, che incentiva il mantenimento dell’ecosistema, innalza il livello di biodiversità, permette uno sfruttamento rispettoso del territorio e non può essere irrorato da fertilizzanti o pesticidi, poiché è scientificamente provato che l’uso di agenti chimici determini una caduta sostanziale della resa dei bozzoli.
La bachicoltura, inoltre, rappresenta un sistema ideale di economia circolare perché i residui delle prime lavorazioni del bozzolo, molto proteici, sono utilizzati come mangime per i pesci1. A tutto questo si aggiunge l’esiguo impatto sull’ambiente in termini di emissioni provenienti dalle lavorazioni ed il mancato rilascio di sostanze inquinanti nel corso del tempo.
“Siamo consapevoli che la seta non sia del tutto cruelty-free, per il fatto che il baco da seta non sopravvive alla produzione; tuttavia, questi animali si sono evoluti per dipendere dall’uomo e oggi non sopravviverebbero più di 5 giorni allo stato brado. Esistono alternative più sostenibili, tra cui la Seta della Pace: un particolare tipo di lavorazione in cui le falene possono emergere dal bozzolo, ma avendo perso la loro capacità di volare e mimetizzarsi, non vivrebbero a lungo”, spiega Mauro Piras, facendo riferimento anche ad una seconda possibilità, la seta selvatica, in cui i bozzoli vengono raccolti dopo che la falena li ha lasciati nelle foreste, causando una diminuzione della qualità a fronte di un lavoro dispendioso in termini di tempo ed energia.
La circolarità del sistema seta, da millenni un sostentamento per famiglie di coltivatori
Per tanti anni fonte di sostentamento per molte economie anche moderne, non ultima l’Italia, la bachicoltura rappresenta un guadagno non indifferente, con livelli in media superiori per unità di tempo ad altre colture. Il processo, infatti, garantisce un pieno utilizzo della materia prodotta e alimenta una serie di entità produttive e commerciali intorno al sistema tessile. L’utilizzo delle componenti proteiche della seta (fibroina e sericina), inoltre, si inserisce in settori di ricerca alternativi, tra cui quello della cosmetica, grazie alle notevoli proprietà idratanti della sericina.
Da moltissimi anni la lavorazione della seta, che si stima sia stata scoperta in Cina intorno al 3000 a.C., accompagna la storia dell’uomo, diventando parte sostanziale della cultura e della società. Il sistema agricolo e la produzione della seta, infatti, coinvolgono un enorme numero di soggetti dediti al rispetto delle risorse e al loro pieno recupero. La cura dell’ecosistema ambientale tipico della sericoltura, inoltre, stimola alcune dinamiche di coinvolgimento sociale, tanto da essere stata scelta dall’ONU come progetto pilota in quanto attività economica in grado di sostituire coltivazioni dannose e incentivare passi avanti a livello sociale e ambientale con concreti ritorni economici.
“La seta è un elemento fondamentale nelle nuove economie, basti pensare al ruolo che ricopre in Cina e alla denominazione ‘Via della Seta’ utilizzata per indicare, in modo piuttosto evocativo, il programma di infrastrutture e relazioni tra l’Asia e l’Europa”, commenta Mauro Piras.
1 Fonte: 2° Simposio internazionale FAO di agroecologia, aprile 2018.