Leucemia linfatica cronica: acalabrutinib efficace e sicuro per i pazienti intolleranti a ibrutinib secondo i risultati di un nuovo studio
Nei pazienti con leucemia linfatica cronica recidivata/refrattaria che hanno interrotto la terapia con ibrutinib per intolleranza al trattamento, la terapia con acalabrutinib può rappresentare un’opzione terapeutica tollerata ed efficace. A suggerirlo sono i dati di uno studio di fase 2 pubblicato di recente sulla rivista Haematologica.
«I risultati di questo studio dimostrano che acalabrutinib è un’opzione sicura ed efficace per i pazienti con leucemia linfatica cronica recidivata/refrattaria che non hanno tollerato ibrutinib», scrivono i ricercatori. «Acalabrutinib è un’importante opzione terapeutica in questa popolazione e permetterà a più pazienti di beneficiare del trattamento con inibitori della BTK».
Acalabrutinib già disponibile e valida alternativa a ibrutinib
Acalabrutinib è un inibitore selettivo della tirosin chinasi di Bruton (BTK) di seconda generazione e ha già ricevuto l’approvazione per il trattamento di pazienti con leucemia linfatica cronica nell’Unione europea.
Dal momento che ibrutinib non è sempre ben tollerato dai pazienti, acalabrutinib rappresenta un’efficace opzione alternativa di trattamento. Tuttavia, un trial mirato alla valutazione di acalabrutinib in pazienti intolleranti a ibrutinib non era mai stato condotto prima d’ora.
Lo studio
Nello studio (NCT02717611) sono stati arruolati, tra il 23 marzo 2016 e il 2 agosto 2017, in totale 60 pazienti con leucemia linfatica cronica che avevano interrotto il trattamento con ibrutinib.
L’età mediana di questa popolazione era di 69,5 anni (range: 43-88 anni) e i pazienti avevano già effettuato una mediana di due terapie (range: 1-10).
Il tasso di risposta complessivo (ORR) ottenuto nei pazienti che sono stati sottoposti a terapia con acalabrutinib è stato del 73% (IC al 95% 60%-84%) e tre pazienti hanno raggiunto una risposta completa (CR). Sebbene, a un follow-up mediano di 35 mesi, le mediane di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e di sopravvivenza globale (OS) non fossero ancora state raggiunte, le stime dei tassi di PFS e di OS a 24 mesi sono risultate rispettivamente del 72% (IC al 95% 58%-82%) e dell’81% (IC al 95% 68%-89%).
Gli eventi avversi comuni osservati nei pazienti trattati con acalabrutinib sono stati diarrea (53% dei pazienti), cefalea (42%), contusioni (40%), vertigini (33%), infezioni delle vie respiratorie superiore (33%) e tosse (30%).
A un follow-up mediano di 35 mesi era ancora in trattamento con acalabrutinib il 48% dei pazienti. Le cause citate per l’interruzione del trattamento con acalabrutinib sono state la progressione di malattia (23%) e gli effetti collaterali (17%).
Bassa percentuale di interruzioni a causa di effetti avversi
«Questa percentuale di interruzioni a causa di effetti collaterali è bassa, alla luce del fatto che il 100% dei pazienti aveva interrotto ibrutinib proprio a causa degli eventi avversi, e suggerisce che acalabrutinib è tollerato in un’ampia percentuale di pazienti intolleranti a ibrutinib», spiegano gli sperimentatori.
Acalabrutinib, rispetto a ibrutinib, è un inibitore della BTK più selettivo e ha dimostrato di esercitare effetti off-target limitati, che ne possono spiegare il miglior profilo di sicurezza.
«Per i pazienti con intolleranza a ibrutinib, sono state valutate strategie cliniche quali il passaggio a inibitori della chinasi alternativi o la combinazione di diversi agenti terapeutici», scrivono i ricercatori. «I dati di real world hanno suggerito che i pazienti intolleranti a ibrutinib potrebbero essere trattati con successo con un inibitore della chinasi alternativo».
Alcune limitazioni dello studio
Tuttavia, secondo gli sperimentatori, la ricerca ha alcune limitazioni, la più significativa delle quali è stata l’incapacità di «catturare prospetticamente o rigorosamente» l’esperienza con ibrutinib. Questo significa che, non solo una certa percentuale delle risposte dei pazienti a ibrutinib non sono note, ma anche che ogni evento avverso al trattamento con ibrutinib non è stato raccolto in modo dettagliato.
Inoltre, non è noto se, a causa della «segnalazione soggettiva degli eventi avversi da parte dei pazienti prima dell’arruolamento», alcuni eventi avversi verificatisi a basso grado con ibrutinib, siano insorti a un grado maggiore con acalabrutinib.
«Questo studio di fase 2 in pazienti che avevano presentato un’intolleranza al trattamento con ibrutinib ha dimostrato che acalabrutinib è efficace e tollerato in una grande parte di questa popolazione», concludono i ricercatori.
Fonte
K.A. Rogers, et al. Phase 2 study of acalabrutinib in ibrutinib-intolerant patients with relapsed/refractory chronic lymphocytic leukemia. Haematologica. 2021; doi:10.3324/haematol.2020.272500 Link