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Stile di vita sano primo alleato contro il cancro alla prostata

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Adottare uno stile di vita sano è il primo fattore di prevenzione del tumore alla prostata secondo dati presentati al congresso dell’American Association for Cancer Research

Ancora prove a supporto dei potenziali benefici di uno stile di vita sano. La notizia arriva dall’ultimo congresso dell’American Association for Cancer Research e riguarda gli uomini con un alto rischio ereditario di sviluppare il tumore della prostata. Secondo uno studio statunitense, la probabilità per queste persone di incorrere in una forma particolarmente aggressiva del tumore è più bassa quando adottano abitudini e comportamenti sani. “La riduzione dei casi di malattia con queste caratteristiche negli uomini con uno stile di vita sano ci dice che anche una predisposizione genetica ad ammalarsi di un cancro della prostata particolarmente aggressivo può essere compensata” afferma Anna Plym, dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, e autrice dello studio.

Secondo le stime del 2020, in Italia il cancro della prostata resta il tumore più diagnosticato negli uomini, con 36.074 nuove diagnosi, vale a dire circa il 19 per cento di tutti i tumori maschili (esclusi quelli della pelle non melanomi). Si tratta comunque di una malattia con un’alta percentuale di sopravvivenza, tranne che per alcune forme particolarmente aggressive, tra le quali quelle che presentano fattori di rischio ereditari. L’effetto di alcune abitudini e comportamenti sulla probabilità di sviluppare il tumore non è del tutto chiaro, ma vi sono prove, seppur limitate, che suggeriscono che un elevato consumo di prodotti lattiero-caseari faccia aumentare il rischio. A contribuire in modo significativo allo sviluppo di una forma grave della malattia sono però soprattutto i fattori di rischio genetici.

I risultati dello studio confermano i benefici di abitudini e comportamenti sani per la prevenzione del cancro. Inoltre sottolineano, secondo l’autrice, l’importanza della sorveglianza attiva con esami di controllo (misurazione del PSA ed ecografie) per gli uomini che hanno già avuto casi di cancro della prostata in famiglia. Per gli autori un programma di controlli mirati consentirebbe di individuare le forme potenzialmente letali quando sono ancora curabili.

I nuovi dati

I dati ottenuti dallo studio, che ha coinvolto 10.443 uomini dell’Health Professionals Follow-up Study, mostrano che i fattori genetici ereditari aumentano sia il rischio assoluto di incorrere nella malattia sia quello di sviluppare forme più gravi. Le abitudini e i comportamenti sani sembrano avere un impatto misurabile solo per le forme potenzialmente letali e negli uomini a rischio genetico più elevato.

Lo studio ha valutato 2.111 casi di tumore alla prostata e 238 forme letali nell’arco di una ventina d’anni. I partecipanti sono stati classificati in gruppi in base al loro rischio genetico attraverso un punteggio di rischio poligenico per questo tumore. Si è tenuto inoltre conto del peso, dell’attività fisica, del fumo, del consumo di pomodori e pesce (considerato un’abitudine salutare) e di carne processata (abitudine invece meno salutare con l’aumentare delle quantità assunte). È emerso che gli uomini a rischio genetico più alto avevano una probabilità di sviluppare la malattia 5 volte maggiore rispetto a quelli con il rischio genetico più basso, e una probabilità 3 volte superiore di morirne. Proprio nel gruppo con il rischio genetico più alto, la probabilità di morte era più bassa negli uomini che adottavano abitudini e comportamenti più sani. Questo tipo di studio, definito osservazionale, non consente di mettere in relazione diretta ogni singola abitudine personale con il rischio di ammalarsi. Per rispondere ai diversi interrogativi su quali siano le misure più efficaci serviranno ulteriori studi.

La prevenzione passa dallo stile di vita

Sappiamo da tempo che alcune nostre abitudini aumentano il rischio di ammalarsi di cancro in generale e non solo di tumore alla prostata. Una quota importante di tumori, come anche di decessi per neoplasia, potrebbe essere evitata adottando comportamenti più sani.

Le azioni che possiamo compiere per ridurre il nostro rischio individuale sono state raccolte in 12 raccomandazioni nel Codice europeo contro il cancro. Tra queste figurano l’esortazione a non fumare, un’indicazione specifica per evitare il fumo passivo, il monito a limitare l’esposizione al sole soprattutto da bambini e l’incentivo a partecipare ai programmi di screening o ad assicurarsi che i propri figli facciano le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate. Le stesse raccomandazioni si ritrovano anche nel report del World Cancer Research Fund e nelle linee guida dell’American Cancer Society riguardanti dieta e attività fisica. Mantenere un peso corporeo sano, praticare attività fisica, privilegiare alcuni tipi di alimenti (come cereali integrali, legumi, frutta e verdura), limitare il consumo di altri (come la carne rossa) ed evitare l’alcol, sono scelte che mettono tutti gli esperti d’accordo.

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