Indagine del Centro Studi Studio Divulga: il nuovo record del prezzo del petrolio fa salire la bolletta logistica dell’Italia a oltre 13 miliardi di euro
Il nuovo record del prezzo del petrolio fa salire la bolletta logistica dell’Italia a oltre 13 miliardi di euro per il gap infrastrutturale che penalizza il sistema dei trasporti nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. E’ quanto emerge dall’analisi del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it) diffusa in occasione del rincaro dei prezzi delle quotazioni dei carburanti, ai nuovi massimi pluriennali.
Un trend che pesa in maniera consistente su un sistema come quello italiano dove il trasporto su strada rappresenta ancora – sottolinea il Centro Studi Divulga – la principale modalità di spostamento delle merci con la rete stradale che è scelta per movimentare circa l’88% delle merci, contro una media europea che supera di poco il 76%.
Il risultato è che il Belpaese si posiziona al secondo posto per intensità dei trasporti su strada, dopo la Spagna (95%) e prima di Francia (87,9%), Germania (74%) e Paesi Bassi (51%). Se guardiamo però alla qualità delle strade e delle altre infrastrutture, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga, l’Italia crolla al ventesimo posto, poco sopra Paesi come, ad esempio, Lettonia, Bulgaria o Malta.
Un problema che si riflette anche – rileva il Centro Studi Divulga – sul costo dei trasporti a carico delle aziende tricolori. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 €/km, più alto di nazioni come la Francia (1.08 €/km) e la Germania (1.04 €/ km), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 €/km, in Romania 0.64 €/km; in Lituania 0,65 €/km, in Polonia 0.70 €/km.
Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea – secondo il Centro Studi Divulga – e che colloca il nostro Paese al 30° posto nella classifica mondiale stilata dal Global Competitiveness Report (GCR), curato dal World Economic Forum, che monitora il livello di competitività delle economie mondiali, valutando anche il livello delle infrastrutture. Basti sottolineare che nella stessa classifica Olanda, Germania, Francia e Spagna occupano rispettivamente quarta, settima, quindicesima e ventitreesima posizione.
Il ritardo infrastrutturale italiano ostacola dunque – rileva il Centro Studi Divulga – lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della la logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale, punta di eccellenza dell’export Made in Italy.
In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato con il Recovery Fund può essere determinante per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma pure con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo.