Il trattamento con tossina botulinica di tipo A (BoNT-A) è raccomandato in prima linea, ma solo il 3-4% dei pazienti affetti da spasticitàè curato con BoNT-A
Ipsen (Euronext: IPN; ADR: IPSEY) ha annunciato i risultati di una nuova analisi realizzata su database sanitari statunitensi per valutare, in un contesto di vita reale, gli attuali percorsi di trattamento degli adulti affetti da spasticità.
L’analisi si è focalizzata sulla percentuale di persone che convivono con spasticità trattate con neurotossina botulinica di tipo A (BoNT-A).1 L’abstract “Analysis of US Commercial Claims to Understand Patient Treatment Pathways in Spasticity” è presentato durante il Congresso dell’International Society of Physical and Rehabilitation Medicine (ISPRM) 2021, che si tiene dal 12 al 15 giugno in modalità virtuale.
La spasticità è causata da un danno o da una lesione del sistema nervoso centrale (cervello o midollo spinale) che controlla i movimenti volontari. Tale danno porta ad una alterazione della conduzione dei segnali tra il sistema nervoso e i muscoli, creando uno squilibrio che aumenta l’attività o gli spasmi muscolari.2,3 La BoNT-A quando inoculata nei muscoli affetti da spasticità o da altri disturbi del movimento, determina un rilassamento muscolare temporaneo, che può migliorare i sintomi e facilitare la concomitante terapia riabilitativa.4 Le inoculazioni di BoNT-A sono raccomandate come trattamento di prima linea in adulti con spasticità in molti Paesi, inclusi gli Stati Uniti.5
Ipsen ha analizzato i dati di due ampi database di rimborso negli Stati Uniti: il MarketScan® di IBM Watson e il IQVIA Anonymous Longitudinal Patient Data (APLD).
- Sono stati consultati un totale di 4.974.859 registrazioni nel database MarketScan® e 10.685.964 registrazioni nel database IQVIA.1
- La spasticità è stata identificata dalle due fonti utilizzando i codici dell’International Classification of Disease (ICD) per le condizioni di spasticità (monoplegia, diplegia, emiplegia e contrattura).1
- L’analisi ha evidenziato 126.465 persone con spasticità nel database MarketScan® e 1.151.127 nel database IQVIA.1
- Nel database di MarketScan®, solo 5.111 persone con spasticità (4%) erano trattate con BoNT-A, mentre, nel database IQVIA, una percentuale ancora più bassa era trattata con BoNT-A (31.176 pazienti; pari al 3% del totale).1
Isabelle Bocher-Pianka, Chief Patient Affairs Officer di Ipsen, ha commentato: “Gli studi ‘real world evidence’ ci aiutano a comprendere meglio il percorso clinico dei pazienti e i loro bisogni non soddisfatti. Un trattamento efficace per la spasticità richiede un approccio multidisciplinare, che possa combinare esercizio fisico, fisioterapia, terapia medica o chirurgica, ed è preoccupante vedere che molte persone con spasticità negli Stati Uniti non stanno ricevendo un trattamento raccomandato in prima linea. La pandemia ha avuto effetti distruttivi sulla gestione della spasticità. Questi nuovi dati hanno, tuttavia, fatto luce su aspetti più ampi del trattamento di questa condizione che precedono la pandemia stessa“.
“Dobbiamo considerare le barriere che impediscono la terapia e individuare soluzioni innovative per far fronte alle problematiche di accesso al trattamento di questa condizione disabilitante“, ha sottolineato il Dr. Alberto Esquenazi, Sheerr Gait and Motion Analysis Laboratory, MossRehab, U.S. “Malgrado sia un trattamento raccomandato per la prima linea, questi dati evidenziano una significativa dicotomia tra il decorso del paziente e le linee guida, dato che la terapia con BoNT-A risulta essere usata solamente in una piccola percentuale di pazienti che convivono con la spasticità negli Stati Uniti. E questo si verifica, probabilmente, anche in altre realtà nel mondo“.
“In Ipsen, siamo fortemente impegnati a migliorare le condizioni dei pazienti che convivono con disturbi neurologici disabilitanti”, ha concluso il Dr. Andreas Lysandropoulos, Vice President, Head of Global Medical Affairs Neuroscience Ipsen. “Un controllo inadeguato della spasticità può determinare sintomi dolorosi, rigidità muscolare, spasmi e contrazioni involontarie, che possono rendere difficile in questi pazienti la deambulazione o l’esecuzione di particolari compiti. Questi dati indicano che esiste un imminente bisogno di indagare più a fondo questi risultati per poter comprendere le cause sottostanti a questa dicotomia“.
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I database MarketScan® e IQVIA
MarketScan® contiene i dati sanitari di circa l’8% della popolazione statunitense, assicurata per ragioni commerciali o come parte del programma nazionale Medicare. IQVIA deriva i dati dalle richieste di rimborso elettronico sanitario generati come parte del normale processo di rimborso e copre il 50% della popolazione negli Stati Uniti. Tutte le registrazioni dei database sono rese anonime e pienamente conformi ai requisiti di confidenzialità per i pazienti statunitensi.
La spasticità
Si stima che la spasticità colpisca più di 12 milioni di persone nel mondo.6 È una condizione clinica caratterizzata da una contrazione continua di alcuni muscoli, che causa una rigidità o tensione muscolare che può interferire con il normale movimento, la deambulazione e il linguaggio.2 La spasticità è causata da un danno o da una lesione del sistema nervoso centrale (cervello o midollo spinale) che controlla i movimenti volontari. Tale danno porta ad una alterazione della conduzione dei segnali tra il sistema nervoso e i muscoli, creando uno squilibrio che aumenta l’attività o gli spasmi muscolari.2,3 La spasticità può essere conseguente a un danno al midollo spinale, sclerosi multipla, paralisi cerebrale, ictus, trauma cerebrale o cranico, e malattie metaboliche.2 È un disturbo che si manifesta in circa il 34% dei sopravvissuti ad un ictus nei 18 mesi successivi all’attacco.7
Ipsen
Ipsen è un’azienda biofarmaceutica internazionale di medie dimensioni, focalizzata sullo sviluppo di soluzioni innovative in oncologia, malattie rare e neuroscienze. È presente anche nel settore Consumer Healthcare. Con un fatturato di più di 2,5 miliardi di euro nel 2020, Ipsen commercializza più di 20 farmaci in oltre 110 Paesi con una presenza commerciale in oltre 30 Paesi. La Ricerca e Sviluppo di Ipsen è basata sull’utilizzo di piattaforme tecnologiche innovative e differenziate presenti all’interno dei maggiori centri biotecnologici e di life sciences (Paris-Saclay, Francia; Oxford, U.K.; Cambridge, U.S., Shangai, Cina). Il Gruppo impiega circa 5.700 dipendenti a livello globale. Ipsen è quotata in borsa a Parigi (Euronext: IPN) e negli Stati Uniti attraverso uno Sponsored Level I American Depositary Receipt program (ADR: IPSEY). Per maggiori informazioni www.ipsen.com
Per informazioni:
Giovanni Asta
Head of Institutional Affairs, Patient Advocacy and Communication
+39 335 744 07 34
Bibliografia
- Lamontagne A. et al. ISPRM 2021. Analysis of US Commercial Claims to Understand Patient Treatment Pathways in Spasticity. Poster No. EP04-58
- American Association of Neurological Surgeons. Spasticity. Available from: https://www.aans.org/Patients/Neurosurgical-Conditions-and-Treatments/Spasticity. Accessed: June 2021
- American Association of Neurological Surgeons. Movement Disorders. Available from: https://www.aans.org/Patients/Neurosurgical-Conditions-and-Treatments/Movement-Disorders. Accessed: June 2021
- Field M. et al. AbobotulinumtoxinA (Dysport®), OnabotulinumtoxinA (Botox®), and IncobotulinumtoxinA (Xeomin®) Neurotoxin Content and Potential Implications for Duration of Response in Patients. Toxins (Basel). 2018 Dec; 10(12): 535. doi: 10.3390/toxins10120535
- Simpson D. et al. Practice guideline update summary: Botulinum neurotoxin for the treatment of blepharospasm, cervical dystonia, adult spasticity, and headache: Report of the Guideline Development Subcommittee of the American Academy of Neurology. Practice Guideline. Neurology. 2016 May 10;86(19):1818-26. doi: 10.1212/WNL.0000000000002560.
- John Hopkins Medicine. Spasticity. Available from: https://www.hopkinsmedicine.org/health/conditions-and-diseases/spasticity Accessed: June 2021
- Kuo C. Post-stroke Spasticity: A review of epidemiology, pathophysiology, and treatments. Int J Gerontol 2018;12:280-284.