Fumo passivo aumenta rischio di artrite reumatoide


Anche l’esposizione al fumo passivo contribuisce al rischio di artrite reumatoide: lo dicono i risultati di uno studio francese prospettico

Fumo passivo di seconda mano, sigarette

L’esposizione durante l’infanzia e/o l’età adulto a fumo passivo si associa, nel sesso femminile, ad un incremento del rischio di sviluppo di artrite reumatoide (AR).
Lo dicono i risultati di uno studio francese prospettico, presentati nel corso del congresso annuale EULAR.

Nello specifico, il rischio risulta essere particolarmente rilevante nelle pazienti con sieropositività agli ACPA e nelle portatrici degli alleli dell’epitopo condiviso HLA-DRB1.

Razionale e disegno dello studio
La citrullinazione delle proteine – che prevede la conversione dell’aminoacido arginina a citrullina – a livello della superficie mucosale delle vie aeree respiratorie è notoriamente considerata come uno dei primissimi eventi che portano all’insorgenza di AR, ricordano gli autori nell’abstract di accompagnamento alla presentazione del lavoro al congresso.
L’AR è una patologia sistemica, multifattoriale, ad eziologia autoimmunitaria nella quale l’interazione genetica-ambiente sembra avere un ruolo molto importante.

Il fumo attivo è stato il fattore di rischio di AR maggiormente considerato nella letteratura sull’argomento: stando ad alcuni report, il rischio relativo di AR in pazienti fumatori attivi, infatti, si innalza in un range compreso tra 1,3 e 2,1.

Nonostante l’esistenza di una chiara connessione con il fumo attivo, pochi studi hanno considerato i rischi associati, invece, con il fumo passivo, con risultati contraddittori. Di qui il nuovo studio, nel corso del quale i ricercatori hanno analizzato i dati dello studio di coorte prospettico E3N-EPIC, tuttora in corso, che sta analizzando il peso dei fattori ambientali associati con le malattie croniche.

La coorte era costituita da 100.000 donne francesi, in buone condizioni di salute, a partire dal 1990, mentre i casi di AR sono stati identificati mediante questionari e i report di rimborsi per l’acquisto di farmaci.

La condizione di esposizione a fumo passivo in questa coorte era definita dall’esposizione di queste donne, per alcune ore, al fumo ristagnante in ambienti chiusi, sia durante l’infanzia che almeno un’ora al giorno durante l’età adulta.

In uno studio preliminare condotto dalla stessa equipe di ricercatori, era già stato individuata una tendenza all’associazione positiva tra l’AR e il fumo passivo (HR=1,43, IC95%= 0,97-2,11), per quanto statisticamente non significativa. Va anche detto, peraltro, che questa analisi includeva solo 371 casi validati, con il rischio di risultare poco robusta dal punto di vista dei dati.

La nuova analisi presentata al Congresso, invece, poggia su un database di 964 casi validati di AR, comprendente 698 casi stratificati sulla base della condizione di fumo attivo anche tra quelli esposti a fumo passivo.

L’età media delle pazienti era pari a 49 anni, e quella media al tempo della diagnosi di AR era pari a 65,2 anni. Il 14% delle pazienti aveva riferito una storia di esposizione al fumo passivo durante l’infanzia, il 54% durante l’età adulta e l’8% in entrambe le fasi della loro vita.

Risultati principali
Considerando le pazienti esposte a fumo passivo durante l’infanzia, l’ hazard ratio di AR è stato pari a 1,24 (95% CI 1,01-1,51), risultando addirittura più elevato in quelle che non avevano mai fumato nella loro vita (HR=1,4; IC95%=1,06-1,86).

Nelle pazienti esposte, invece, a fumo passivo durante l’età adulta, l’hazard ratio di AR è risultato pari a 1,19 (IC95%= 1,02-1,4), risultando ancora una volta più elevato in quelle che non avevano mai fumato (HR=1,27, IC95%=1,02-1,57).

Da ultimo, nell’analisi dei dati in toto, il rischio di AR è risultato maggiore nelle donne esposte a fumo passivo e che non avevano mai fumato, con un hazard ratio pari a 1,5 (IC95%= 1,22-1,84).

I ricercatori hanno osservato anche che anche l’età di insorgenza di AR era influenzata dall’esposizione al fumo passivo e attivo.

Considerando le donne che non avevano mai fumato né riferito esposizione al fumo passivo, l’età media alla diagnosi di AR era pari a 66,5 anni, mentre per quelle che non avevano mai fumato ma riferivano un’esposizione pregressa al fumo passivo durante l’infanzia, l’età media alla diagnosi si è abbassata a 60,6 anni.

Riassumendo
Alla luce di queste considerazioni, in questo ampio studio prospettico di coorte, il fumo passivo durante l’infanzia o l’età adulta è risultato associato ad un innalzamento del rischio di AR. Inoltre, l’insorgenza di AR sembra essere più precoce con l’esposizione al fumo passivo durante l’infanzia.

Di qui l’ipotesi che l’esposizione al fumo passivo possa favorire i processi di citrullinazione delle proteine in individui predisposti geneticamente, anche anni prima dell’insorgenza dei primi sintomi.

Bibliografia
Nguyen Y, et al “Association between passive smoking in childhood and adulthood and rheumatoid arthritis: results from the French E3N-EPIC cohort study” EULAR 2021; Abstract OP0012.