Sindrome Guillain-Barrè: parla Giancarlo Zito. Il neurologo dell’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti: “Nessun nesso con Covid o vaccino”
Nei giorni scorsi è rimbalzata la notizia che il vaccino monodose Johnson & Johnson possa aver scatenato in alcuni casi la rara sindrome Guillain-Barré, ovvero una degenerazione delle guaine mieliniche che rivestono le fibre nervose. Nonostante non si conosca con esattezza la causa scatenante di questo disturbo neurologico (MSD), la notizia di una possibile correlazione vaccino-sindrome è andata ad accrescere i dubbi degli ultimi esitanti del vaccino. Tuttavia c’è da dire che due riviste scientifiche prestigiose hanno riportato gli studi di alcuni ricercatori, per lo più indiani, che avevano riscontrato sette casi di sindrome di Guillain-Barré su 1 milione e mezzo di vaccinati in India con il farmaco a vettore virale di Oxford: AstraZeneca. Come se non bastasse, alcuni esperti in Neurologia hanno segnalato un aumento di sindrome Guillain-Barrè in relazione all’infezione da Covid.
“In realtà il Sars-CoV-2 non ha portato a una crescita di casi di Guillain-Barré, bensì sono stati riscontrati dei casi di questa sindrome in soggetti che avevano avuto l’infezione da Covid, senza quindi che tra le due cose ci fosse una correlazione”. A spiegarlo alla Dire (www.dire.it) è Giancarlo Zito, neurologo dell’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti, che smonta con molta cautela quella che ormai è diventata una tendenza alla segnalazione di casi correlati o presunti tali, dagli effetti avversi al vaccino o al Covid, senza un fondamento scientifico comprovato.
“La sindrome di Guillain-Barré può rappresentare anche un’emergenza neurologica, ma ha un’incidenza molto rara: 1-2 casi ogni centomila abitanti l’anno– precisa Zito- e tende ad incrementare ogni decade di vita in più. Resta però una condizione rara la cui diagnosi è clinica, intercettata al Pronto soccorso nei soggetti con debolezza importante alla muscolatura del corpo e del volto, e con disturbi della sensibilità. Può arrivare a un 30% di complicanze acute, tali da richiedere un intervento ventilatorio e il ricovero in rianimazione”. Cosa c’è dietro questa sindrome? “La nostra risposta autoimmune, ovvero produciamo anticorpi contro i nostri stessi nervi, le glicoproteine. Un po’ come accade con la trimbocitopenia indotta dall’infezione da Covid-19”, specifica il neurologo. Un quadro clinico, quello della sindrome, “che raggiunge il suo acme in 2-4 settimane, ma recede spontaneamente, talvolta con sequele importanti. Tutto nasce da un’infezione gastro-intestinale o respiratoria nelle quattro settimane precedenti, di cui spesso i pazienti neanche si ricordano, ma parliamo di infezioni non Covid”.
Trattando, invece, da molti mesi principalmente il Covid, “è stata ricondotta a questo agente patogeno l’insorgenza della sindrome – evidenzia il neurologo- ma i casi emersi sono balzati anche agli occhi, dei media e delle riviste scientifiche, perché c’è una grande platea di persone vaccinate. Ripeto – conclude Zito – non c’è associazione diretta, né sospetta, tra Guillain-Barré e Covid, così come non c’è alcuna correlazione tra la Guillain-Barré e i vaccini”.