Diabete: pazienti e medici sempre più vicini grazie alla telemedicina che permette lo scambio dei dati e il monitoraggio in tempo reale
L’aumento della popolazione anziana e conseguentemente delle patologie croniche, come ad esempio il diabete, rendono necessario un ridisegno strutturale ed organizzativo della rete dei servizi sanitari, soprattutto nell’ottica di rafforzare l’ambito territoriale di assistenza. In questo senso, la telemedicina rappresenta uno strumento fondamentale e si sta affermando come tecnologia chiave per migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza anche nel nostro Paese.
“La telemedicina è un approccio che deve essere sfruttato non per sostituire di default le visite in presenza, ma piuttosto per andare a integrare le stesse, andando a cercare quei contesti dove può meglio esprimere le proprie potenzialità rispetto ai nostri pazienti. Abbiamo iniziato a utilizzarla in maniera importante nel corso della pandemia. Infatti, le esperienze precedenti erano sporadiche e spesso legate a singoli progetti. Adesso finalmente è venuto il momento di fermarsi un attimo e di fare una riflessione attenta su come possa veramente essere un qualcosa che possiamo utilizzare in accompagnamento a quelle che sono le metodiche più tradizionali che devono comunque sempre essere mantenute”, ha spiegato la Dottoressa Sara Balzano, Diabetologa, dell’Unità Operativa Semplice Diabetologia, Ospedale di Bassano del Grappa.
“In diabetologia noi specialisti siamo abituati già da tempo a una gestione in remoto della malattia, ma non avevamo modalità strutturate per effettuare la visita a distanza. Indubbiamente, la pandemia ha modificato la nostra modalità di seguire i pazienti e ha dato una notevole spinta alla gestione in remoto della malattia. Oggi abbiamo la possibilità di utilizzare degli strumenti di telemedicina strutturati che ci consentono di effettuare le visite a distanza, ma non solo, in piena sicurezza e secondo i requisiti della telemedicina”, ha spiegato la Dottoressa Paola Ponzani, Responsabile SSD Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL4 Chiavarese.
Telemedicina non significa solo visita a distanza, ma indica anche la possibilità per medici e pazienti o per medici e altri professionisti sanitari di scambiare dati e di monitorare il paziente da remoto.
I nuovi strumenti oggi disponibili per i diabetologi e i loro assistiti consentono di effettuare queste operazioni e sono in linea con i requisiti e le definizioni espresse nelle nuove indicazioni del Ministero della Salute approvate dalla conferenza Stato-Regioni lo scorso 17 dicembre. Il rispetto di tali paramenti e del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), permettono di tutelare clinico e paziente nel rendere efficace la gestione integrata da remoto.
Queste soluzioni prendono il nome di SMARTIVISIT per quanto riguarda la televisita, SMARTLINK per la messaggistica digitale e per lo scambio di testi e file di interesse clinico per medico e paziente e GMAGIC, smart hub domiciliare per la trasmissione della glicemia e altri dati biologici raccolti attraverso dispositivi di automonitoraggio.
Gli strumenti digitali ideati e prodotti dall’azienda Meteda, e promossi con il supporto non condizionato di NovoNordisk e si integrano alla cartella clinica Smart Digital Clinic per la gestione dei dati clinici nei centri di diabetologia. La cartella clinica Meteda è una delle più utilizzate in Italia. Sono, infatti, 1.040 i centri clinici che utilizzano questa soluzione, 10mila professionisti sanitari e 3.500.000 pazienti con una storia di oltre 10 anni di dati per assistito.
“Il sistema di telemedicina che oggi abbiamo a disposizione funziona con una modalità molto semplice e lineare. In pratica ho la possibilità di mandare un link al paziente all’interno della cartella clinica informatizzata che utilizza più del 90 per cento delle diabetologie italiane. Inserendo la mail del paziente viene inviato l’invito a collegarsi e si organizza l’incontro, con la possibilità anche di vedere l’assistito e questo, ad esempio, può portare grossi vantaggi nella gestione di alcune patologie che normalmente non venivano gestite con i vecchi sistemi, come ad esempio il piede diabetico. Il vantaggio del sistema è che rimane all’interno della cartella clinica e quindi è un approccio sicuro che consente di scambiare anche messaggi, immagini e file di vario tipo. Inoltre, posso utilizzare questo sistema anche per ricevere i dati glicemici provenienti dai glucometri dei pazienti. L’assistito fa il controllo della glicemia capillare a domicilio e il dato viene inviato direttamente alla cartella clinica. L’ulteriore vantaggio di questo sistema è che io posso andare in momenti dedicati a visualizzare i dati dei pazienti e messaggi di alert mi indicano i casi di maggiore criticità in cui devo intervenire tempestivamente”, ha spiegato la Dottoressa Ponzani.
“Utilizzo questo sistema da marzo del 2020, da quando siamo stati obbligati alla chiusura delle attività ambulatoriali in presenza. In un anno, come centro diabetologico abbiamo contattato 955 pazienti per un appuntamento in telemedicina. Tenendo conto che questi soggetti sono stati visitati più di una volta attraverso questo sistema, possiamo dire di avere effettuato più di un migliaio di visite a distanza. I pazienti sono stati molto soddisfatti di questo tipo di approccio. Il diabete è una patologia cronica che ben si presta a una valutazione anche in telemedicina e i pazienti che sono più indicati per essere monitorati a distanza sono quelli che devono effettuare visite di controllo e che possono avere una certa dimestichezza con la tecnologia e spesso si tratta di persone con un’età anagrafica più giovane e quindi con diabete di tipo 1, donne con diabete gestazionale o persone che possono avere difficoltà logistiche e che non riesco ad afferire al centro”, ha aggiunto la Dottoressa Balzano.
“Continueremo ad utilizzare la telemedicina anche una volta termina l’emergenza Covid. La pandemia ha avuto come unico dato positivo quello di accelerare il riconoscimento di questa attività che è quindi diventata una parte integrante dell’assistenza diabetologica. Questo implica un cambiamento organizzativo e culturale del nostro modo di lavorare, ma la telemedicina non potrà più uscire dalla vita di noi medici”, hanno concluso le Dottoresse.