Controllo precoce della glicemia fondamentale per ridurre i rischi di infarto e morte prematura nei pazienti con diabete
Per ridurre i rischi di infarto e morte prematura nei pazienti diabetici è importante identificare il prima possibile le persone che soffrono di diabete di tipo 2, puntare a raggiungere un buon controllo del glucosio subito dopo la diagnosi e mantenerlo il più a lungo possibile, secondo i risultati dell’UK Prospective Diabetes Study (UKPDS), pubblicati sulla rivista Diabetes Care.
«Abbiamo utilizzato metodi avanzati per determinare le relazioni statistiche tra i miglioramenti precoci e ritardati nei valori di emoglobina glicata (HbA1c) e gli infarti del miocardio/mortalità per tutte le cause da 5 a 20 anni dopo la diagnosi» ha spiegato l’autore senior Rury Holman del Radcliffe Department of Medicine, Università di Oxford, Regno Unito. «Abbiamo riscontrato benefici simulati per entrambe le complicanze, con un beneficio maggiore per la mortalità per tutte le cause».
L’introduzione di nuovi farmaci ipoglicemizzanti in seguito allo studio UKPDS, in particolare quelli che non inducono ipoglicemia o aumento di peso, ha reso più facile sfruttare questo effetto “eredità”, ha aggiunto.
«Questa nuova analisi ha mostrato che una riduzione precoce dell’HbA1c comporta maggiori benefici a lungo termine rispetto a una riduzione ritardata» ha commentato Hertzel Gerstein della McMaster University di Hamilton, in Canada, non coinvolto nello studio. «Sottolinea l’importanza di ottenere e mantenere il controllo glicemico sino dalle prime fasi della malattia».
Importanza del controllo glicemico precoce
Il trial UKPDS ha reclutato soggetti con diabete di tipo 2 di nuova diagnosi, di età compresa tra 25 e 65 anni, durante il periodo 1977-1991. I pazienti con concentrazioni di glucosio plasmatico a digiuno >6 e <15 mmol/l (>108 e <270 mg/dl) sono stati randomizzati a ricevere una strategia di controllo glicemico convenzionale (principalmente con la dieta) oppure intensivo, principalmente tramite la monoterapia con sulfonilurea, insulina o (solo in caso di peso corporeo >120% di quello ideale) con metformina.
Al termine dello studio, i 3277 partecipanti sopravvissuti sono entrati in una fase di monitoraggio della durata di 10 anni, durante i quali non erano tenuti a rispettare le precedenti strategie di controllo glicemico.
Per l’analisi attuale i ricercatori hanno sviluppato un modello di regressione basato sui dati di oltre 3000 pazienti in UKPDS, 662 dei quali hanno avuto un infarto del miocardio e 775 sono morti durante il follow-up. I soggetti avevano un’età media di 53 anni alla diagnosi del diabete e il 38% erano donne.
Una riduzione precoce dell’1% nei livelli di HbA1c è stata associata a un rischio del 18,8% inferiore di mortalità per tutte le cause e del 19,7% inferiore di infarto del miocardio 10-15 anni dopo. Invece ritardare questa riduzione fino a 10 anni dopo la diagnosi è stato associato a un rischio inferiore del 2,7% di mortalità per tutte le cause e del 6,5% di infarto durante il follow-up.
«Il nostro studio ha riscontrato un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause >30% a 20 anni per l’aumento di una unità nella HbA1c, rispetto a un incremento del rischio del 10%-20% emerso negli studi precedenti» hanno scritto i ricercatori. «Gli studi sugli esiti cardiovascolari dei farmaci per il diabete hanno probabilmente sottovalutato gli effetti benefici del controllo glicemico, dato che generalmente avevano una durata di soli 3-5 anni».
«Considerati questi risultati, la diagnosi precoce del diabete di tipo 2 e l’ottimizzazione glicemica dovrebbero essere tenuti maggiormente in considerazione dalle linee guida, dagli operatori sanitari e nella pratica clinica, così da prevenire in modo più efficace le complicanze a lungo termine e raggiungere un’aspettativa di vita più normale per quanti soffrono di diabete di tipo 2» hanno concluso.
Bibliografia
Lind M et al. Historical HbA 1c Values May Explain the Type 2 Diabetes Legacy Effect: UKPDS 88. Diabetes Care. 2021 Jul 7;dc202439. Leggi