Per i treni storici automotrici a metano liquido


Anche i treni storici sposano la sostenibilità: un progetto della Fondazione FS per alimentare le automotrici a metano liquido

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Sono storici, percorrono le vie più impervie del Belpaese alla riscoperta di scorci irraggiungibili, sono composti da locomotive e carrozze d’epoca eppure guardano al futuro più di quanto immaginiamo. Per la serie: la sostenibilità viaggia anche sui treni storici e turistici, dove l’innovazione tecnologica  c’è ma non si vede, sposa la tradizione senza modificare il mood “vintage” del viaggio slow. Ed è quello che fa la Fondazione FS Italiane, che sperimenta per i servizi storici l’uso di automotrici green, sostituendo quelle più inquinanti, a trazione termica, con motori alimentati a metano liquido.

Nel nome della sostenibilità ambientale l’uso del BioLNG, azzerando le emissioni di CO2, rende i treni Diesel equivalenti a mezzi elettrici. Con conseguente abbattimento dell’anidride carbonica pari all’80% rispetto al diesel, insieme ad una riduzione di particolato fine del al 95% e di ossido di azoto (NOx) del 75%: un altro contributo all’obiettivo del Gruppo FS di arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050. Oggetto della sperimentazione sono le ALn668, Automotrici Leggere a nafta che, costruite tra la fine degli anni ’50 e i primi ’80 del secolo scorso, erano orami fuori servizio ma che Fondazione FS recupera grazie ad un progetto siglato nel 2019, insieme a Snam Hitachi Rail SpA, proprio per promuovere un modello di turismo slow ma anche green, migliorando la prestazioni ambientali del mezzo di trasporto.

L’intervento sulle due automotrici prevede anche un miglioramento della potenza del motore che viene incrementato di circa 4 cavalli vapore: 235 contro i 231 del motore originale per rendere ancora più efficiente la trazione. Perché queste due automotrici viaggeranno sulla ferrovia più alta del Paese, dopo il Brennero,  la cosiddetta Transiberiana d’Italia sulla tratta non elettrificata Sulmona-Carpinone, in Abruzzo, attraverso un percorso di 236 chilometri, tra andata e ritorno, in salita che attraversa anche la stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo a 1.262 metri sul livello del mare, la più alta della rete a scartamento ordinario italiana dopo Brennero.

Al momento le due “micette” – nel mondo ferroviario locomotori e automotrici hanno spesso un soprannome – sono ferme presso l’Officina di Manutenzione Ciclica di Trenitalia a Rimini dove sono in corso  le revisioni di carrelli, trasmissione, motore, il ripristino del decoro e la conversione al sistema a Gas Naturale Liquido. Entrambe saranno pronte a marzo 2022. Nella successiva fase di esercizio di una flotta che si auspica sempre più numerosa di treni a biometano liquido la linea ferroviaria si arricchirà di stazioni di rifornimento permanenti in posizioni strategiche, per avere viaggi a metano liquido anziché diesel.