Il 14 agosto 1991 veniva approvata la legge sul randagismo: abolì la pena di morte per i randagi e aprì una stagione di conquiste per gli animali
Trent’anni fa, il 14 agosto del 1991, nasceva la “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”, la Legge 281/91. Una legge rivoluzionaria, approvata dopo un iter parlamentare durato tre anni, che cancellò la pena di morte per gli animali randagi, introdusse il controllo delle nascite tramite la sterilizzazione, istituì l’anagrafe dei cani ma, ancor più importante, cambiò radicalmente il rapporto tra gli italiani e gli animali.
“Una legge che ancora oggi il mondo ci invidia – dichiara Carla Rocchi, Presidente Nazionale dell’Enpa –, una legge attuale e moderna ma che deve essere ancora applicata correttamente e completamente in tutto il Paese. Se in questi trent’anni tutte le Regioni, tutti i Comuni e tutte le Asl avessero applicato con costanza i principi contenuti nella norma, oggi in Italia non ci sarebbe più randagismo. Invece trent’anni dopo l’approvazione della legge, l’associazionismo continua con le proprie risorse e con le proprie forze a surrogare pesantemente il pubblico, soprattutto in alcune aree del Paese. Tuttavia grazie alla legge 281 tutto è cambiato in meglio. Lo sforzo da fare oggi è applicare sempre e ovunque quella norma.”
Per ricordare quegli “anni ruggenti” per l’animalismo in Italia, Enpa ha prodotto un documentario intitolato “Trent’anni”, realizzato da Andrea Falconi. Nel documentario parlano le tre donne che lavorarono assiduamente e costantemente affinché la 281 diventasse legge dello Stato: Annamaria Procacci (prima firmataria della proposta di legge, all’epoca deputata dei Verdi e oggi consigliera nazionale dell’Enpa), Carla Rocchi (all’epoca promotrice e portavoce di Coala – Comitato organizzatore appoggio proposte di legge animaliste, poi parlamentare e oggi Presidente Nazionale dell’Enpa) e Franca Bassi Montanari (deputata dei Verdi e relatrice della proposta di legge). Il documentario ricostruisce, tramite la voce delle protagoniste e con il contributo di materiali audio gentilmente concessi da Radio Radicale, il lungo lavoro di preparazione, i tre anni di iter parlamentare, le manifestazioni, il clima di quegli anni.
Gli animali in Italia prima della 281.
Prima dell’entrata in vigore della Legge quadro sugli animali da affezione, i cani e i gatti randagi venivano catturati dall’“accalappiacani”, tenuti per tre giorni nelle strutture pubbliche e poi uccisi sistematicamente nelle camere a gas. Non ci sono dati ufficiali sugli animali soppressi in quegli anni. Nell’iter di discussione della legge, i proponenti presentarono uno dei pochi dati affidabili: era riferito alla Regione Emilia Romagna e riportava la realtà dell’uccisione legale di circa 10.000 cani all’anno sul territorio regionale.
Da anni il volontariato (con l’Enpa assoluta protagonista di quella stagione) si preoccupava di riscattare la vita di parte dei randagi “accalappiati” pagando una tassa di 25.000 lire. I cani e i gatti riscattati venivano trasferiti e curati nei rifugi delle associazioni, sterilizzati e poi dati in adozione. Il volontariato, insomma, faceva da anni quello che poi ha fatto lo Stato per legge, appunto con la 281. Prova ne è il fatto che i primi Comuni a convenzionarsi con le associazioni utilizzarono proprio quei rifugi – spesso di fortuna – che i volontari utilizzavano per portare in salvo i cani e i gatti riscattati. “Era un mondo – ricorda Annamaria Procacci nel documentario di Falconi – davvero inaccettabile”.
“Il randagismo – racconta la relatrice della legge, Franca Bassi – veniva visto come un problema per la salute dell’uomo e per l’economia, perché poteva danneggiare l’agricoltura e gli allevamenti”.
I lavori parlamentari.
La proposta che poi diventò legge sul randagismo fu presentata nel 1988 da Annamaria Procacci, deputata dei Verdi, oggi consigliera nazionale dell’Enpa. Quella proposta fu sottoscritta da altri 71 deputati appartenenti a tutte le forze politiche; ricordiamo, tra gli altri, Alfredo Biondi, Publio Fiori, Adele Faccio, Gianni Mattioli, Franco Bassanini, Edo Ronchi, Mario Capanna, Margherita Boniver, Pierluigi Castagnetti, Pino Rauti, Francesco Rutelli fino al cantautore Gino Paoli, che era parlamentare di Sinistra Indipendente. C’erano altre due proposte di legge in materia, ma la “proposta Procacci” presentava una visione del tutto nuova: lo Stato tramite le sue articolazioni si faceva carico della tutela e del benessere degli animali da affezione (che non era più, così, un problema privato di cittadini e associazioni), veniva abolita la pena di morte per gli animali, si istituiva l’anagrafe degli animali da affezione (all’epoca tramite tatuaggio), si introduceva il concetto del controllo delle nascite tramite la sterilizzazione dei randagi.
“Fummo accusati – racconta Procacci – di fare una legge etica, che dettasse principi morali; quelli erano invece i principi generali di oggi. La nostra parola d’ordine era ‘Randagio non è reato’: non si doveva più uccidere un animale che aveva la colpa di essere stato abbandonato. Furono tre anni di animati scontri e di discussioni”.
Ricorda Franca Bassi: “Tutta la discussione sulla sterilizzazione al posto della soppressione non fu facilissima perché c’era la sottovalutazione del concetto di animale come portatore del diritto alla vita e del diritto al benessere”.