Lingua Madre 2021: il premio speciale Terra Madre va a Elizabeta Miteva, originaria della Macedonia, autrice del racconto “La felicità è casa”
Il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, ideato da Daniela Finocchi, è un progetto permanente della RegionePiemonte e del Salone Internazionale del Libro di Torino. Il Premio Speciale Slow Food – Terra Madre del Concorso è assegnato all’autrice straniera del racconto maggiormente ispirato ai temi legati al cibo e alla sua produzione, tra quelli selezionati dalla giuria.
Ecco il racconto di Elizabeta Miteva.
La felicità è casa
Famiglia separata: io con i miei bambini, la mia casa, il mio lavoro (che mi piace), i parenti, gli amici; lui lontano, in Italia per lavoro. La sua essenza la sopportavo facilmente, o meglio, ero una che aveva controllo su tutto. Ero una madre leonessa: due bambini piccoli e il lavoro. E riuscivo a gestire tutto senza fatica.
Una sera, all’improvviso, una chiamata di mio marito: o venite qua o ci separiamo, io non ce la faccio più. E tutte le sue motivazioni. La sua chiamata mi ha irritata. Ma come!? Non hai un lavoro stabile? Vivi in un monolocale, va bene, ma avevamo un progetto, prima dovevamo risparmiare! E poi facciamo il passo importante. Perché con i bambini non è facile e poi, perché questa premura? Lasciare tutto! Ma niente, la sua autocommiserazione… A tutti costi voleva che noi stessimo insieme. Lo capivo, certo, io li devo capire tutti!
E adesso devo dire a tutti che tra due settimane dobbiamo andare via.
L’unica contenta era mia figlia Iva di undici anni. La sua faccia era tutta felice, i suoi occhi azzurri sono diventati ancora più lucidi. Evviva, andremo in Italia! Non poteva neanche immaginare che la vita non pianificata per bene non sarebbe stata dura, ma durissima. Quanto mi dispiaceva.
Agosto 2010
Tutti insieme, perfetto no? Metti qualche foto su Facebook, qualche like, commenti… Wow! Ma come no! Appartamento con una camera, pavimenti vecchi e rotti, muri neri, tanta umidità. Ma eravamo contenti: eravamo insieme. Ma i giorni passavano e io ero sempre più convinta che avevamo fatto il passo più lungo della gamba, come si dice qui in Italia. E con i bambini era tutto più difficile, per esempio dormire tutti e quattro in un letto. La vita in un paesino non è per niente facile quando non guidi e dipendi per qualsiasi cosa da tuo marito; badare ai bambini e gestire la casa, senza lavoro e senza patente. Ero distrutta. Ma come! Io che ero iperattiva, adesso ero prigioniera. Non potevo essere utile per nessuno. Era tutto diverso: non potevo aiutare mia figlia a scuola, comprare il necessario per la casa e per la scuola. Era tutto diverso: la piccola non poteva giocare per terra, non avevo soldi per un tappetino, poverina, figurati per i giocattoli. Avevamo solo i giochini della Kinder. Regalati da una vicina romena. Non ero in grado di seguire niente. Ripeto: senza patente e marito assente. Da mamma leonessa a mamma agnellino. Arrabbiata. Appartamento a Canelli? Mancano i soldi, manca la vita sociale. Perfetto: a 30 anni ti trovi sola e depressa. E più povera di prima.
Qualche amica la avevo, proprio dalla mia cittadina, ma esistevano solo quando volevano sfogarsi, sparlare delle nuove amiche davanti a me: ovvio, ero perfetta per tenere un segreto, tanto non incontravo mai nessuno. Che tristezza! Mia figlia la voleva questa Italia così tanto ma adesso tutti i giorni rimaneva chiusa in camera sua, senza amici. Studiava, era brava in questo. Mi ricordo, che ero felice quando fuori pioveva. Così tutti dovevano stare a casa.
Esaurita totale. Da persona positiva, solare, forte, ero diventata come una vecchia senza forze, impotente.
Tutto per amore. Che delusione!
Ma un giorno arriva una chiamata con la proposta di lavare piatti in un agriturismo. Ero contentissima. Sono rinata. Per la prima volta un’esperienza in cucina (è sempre stata la mia passione). Non era facile, perché mi mancava la dimestichezza con lingua. Ma avevo voglia ed energia. L’esperienza della cucina italiana è stata tutta nuova, buonissima. Paola e Fiore erano la mia luce. Paola è un’ottima cuoca. Parlavo poco, male e ogni tanto capitava che inventavo le parole. Ero simpatica a tutto lo staff. Dopo una serata impegnativa, ho detto: Paola grazie per tutto, mi hai salvato la vita. Era sorpresa: ma grazie per cosa Betty? Non capiva per cosa la stessi ringraziando, io che lavavo i piatti. Ma non era solo lavare piatti, era di più, molto di più. Assaggiavo piatti buonissimi, la guardavo all’opera, era tutto un mondo da scoprire e imparavo, imparavo tanto. Ho iniziato ad amare l’Italia con lo stomaco. Da allora ho iniziato a guardare tutto con occhi diversi.
Ma il mio lavoro è terminato, perché dopo tre anni ci siamo spostati ad Acqui Terme. La vita era diversa e più normale, ormai parlavo bene l’italiano, guidavo. Ho incontrato persone, ma quelle belle nell’anima nei miei primi tre anni in Italia.
Adesso siamo di nuovo in un paese piccolo, come nei primi tre anni. Siamo a Cessole e adesso lo vedo bellissimo, le Langhe sono bellissime, le persone e la cucina buonissime. Mi trovo come nel mio paese a Vinica, in Macedonia. E cerco di essere rispettosa, di osservare le regole italiane, perché noi abbiamo raggiunto l’Italia, non lei noi. Educo così anche i miei figli. E vivo così. Il mio passato è passato e mi mancherà per sempre. Però la felicità è casa, dove c’è la famiglia. E adesso è qui.