La malattia di Hailey-Hailey è una rara malattia genetica: la terapia fotodinamica è un approccio terapeutico moderno e non invasivo
Il pemfigo familiare benigno o malattia di Hailey-Hailey è una rara malattia genetica a trasmissione autosomica dominante a penetranza incompleta, dovuta a mutazioni del gene ATP2C1, localizzato sul cromosoma 3q21-q24, che codifica per una pompa del calcio.
Tali mutazioni determinano la perdita di funzione della proteina con conseguenti alterazioni a carico del processo di adesione dei cheratinociti dell’epidermide, con conseguente riscontro di acantolisi soprabasale all’esame istologico.
Dal punto di vista clinico, il pemfigo familiare benigno insorge generalmente dopo l’adolescenza ed è caratterizzato dalla comparsa di vescicole e, più comunemente, erosioni e lesioni crostose localizzate prevalentemente a livello delle pieghe (ascellari, inguinali, sottomammarie) e al torace.
Spesso, sul fondo delle pieghe coinvolte, sono presenti caratteristiche lesioni ragadiformi. Le lesioni possono causare bruciore e possono complicarsi con sovrainfezioni.
La malattia ha un andamento cronico-recidivante e a periodi di benessere fanno seguito periodi in cui compaiono le lesioni, con disagio e limitazione funzionale, che determinano un’importante riduzione della qualità della vita dei pazienti.
Al momento non sono disponibili terapie specifiche la cui efficacia sia stata dimostrata in ampie casistiche, ma esistono vari trattamenti che possono determinare un miglioramento delle manifestazioni.
Nelle forme lievi si preferisce l’utilizzo di corticosteroidi topici di bassa-media potenza, di inibitori topici della calcineurina, di antibiotici topici, di preparati a base di ossido di zinco.
Nelle forme più gravi ed estese, è preferibile una terapia sistemica basata su cicli di antibiotici e/o corticosteroidi orali; altri trattamenti sistemici sono rappresentati dai retinoidi sistemici e dagli immunosoppressori, quali la ciclosporina e il metotressato.
Recentemente, infine, dalla letteratura americana è emersa l’efficacia in alcuni pazienti dell’utilizzo del naltrexone. Infine, un altro possibile approccio nelle forme resistenti è rappresentato dai trattamenti fisici, tra cui la terapia con laser CO2, la dermoabrasione o l’escissione chirurgica.
Terapia fotodinamica nelle persone con Hailey Hailey Disease
Al momento non sono disponibili terapie specifiche la cui efficacia sia stata dimostrata in ampie casistiche, ma esistono vari trattamenti che possono determinare un miglioramento delle manifestazioni. Un possibile approccio nelle forme resistenti è rappresentato dai trattamenti fisici, tra cui la terapia con laser CO2,la dermoabrasione, l’escissione chirurgica per le lesioni vegetanti e la terapiafotodinamica. Abbiamo analizzato gli studi relativi agli effetti della terapia fotodinamica (PDT) nel HHD.
La terapia fotodinamica
La terapia fotodinamica ( Photo Dynamic Therapy ) è un approccio terapeutico moderno, non invasivo che porta alla distruzione selettiva di varie cellule e tessuti malfunzionanti. Le applicazioni sono molteplici e in continuo aumento : rimozione non chirurgica di tumori cutanei, trattamento di ulcere e ferite infette, e molto altro. L’esperienza clinica, maturata negli ultimi due decenni, conferma l’efficacia ed il basso rischio associato al trattamento.
La PDT si articola in tre fasi: un olio fotosensibilizzante viene spalmato sulla pelle, si attende un certo lasso di tempo perchè l’agente penetri nei tessuti bersaglio, quindi si procede ad attivare il fotosensibilizzante attraverso una sorgente luminosa con specifiche caratteristiche. Durante la fase di attivazione il fotosensibilizzante genera delle particolari sostanze reattive – ROS – Reactive Oxygen Species all’ interno dei tessuti bersaglio; i ROS interagiscono con le cellule dei tessuti difettosi provocandone la distruzione selettiva; questo è il meccanismo di azione che porta agli effetti clinici desiderati.
La PDT è efficace verso una ampia gamma di cellule bersaglio, inclusi batteri e virus; è stata utilizzata in diversi ambiti clinici quali la dermatologia, urologia, pneumologia, cardiologia, vulnologia, applicazioni dentali. L'aspetto più confortante della PDT è che praticamente non ha controindicazioni.
L’applicazione della PDT alle lesioni da HHD
La PDT nelle persone con HHD è stata studiata per la prima volta nel 2002. Uno studio, pubblicato su un’importante rivista di dermatologia, ha descritto i benefici ottenuti con ALA PDT su due pazienti con questa malattia. ALA è un gel fotosensibilizzante.
Nel 2008 sono stati studiati altri tre pazienti con HHD di cui due hanno avuto dei benefici consistenti ed uno non ha mostrato miglioramenti.
Uno studio del 2015 descrive il caso emblematico di un paziente che da trent’anni presentava lesioni da HHD dolorose e pruriginose al collo e alle ascelle. Il paziente era stato sottoposto a numerosi trattamenti tra cui: rame e solfato di zinco, corticosteroidi locali e sistemici, derivati della Vitamina D e tacrolimus ad uso topico ed acitretina. La risposta a queste terapie era sempre stata parziale con remissione della malattia solo per poche settimane. In questo paziente la terapia fotodinamica ha dato risultati eccellenti già dopo due settimane e sei mesi dopo il paziente non aveva erosioni e non seguiva alcun trattamento.
In seguito altre pubblicazioni hanno descritto risultati soddisfacenti in pazienti HHD con remissione completa in alcuni casi (3 su 8 pazienti) e parziale in altri (5 su 8): dopo un mese di terapia le erosioni dolorose si sono trasformate in lievi eritemi asintomatici e, durante il trattamento, non è stata rilevata alcuna infezione.
FONTE: ANPPI