“Se la variante Mu fosse stata una variante cattiva, avremmo già dovuto vederne dei segnali”, spiega il microbiologo britannico Paul Griffin su The Conversation
“Non penso sia ancora il momento di preoccuparsi della variante Mu”. Paul Griffin, microbiologo e medico di malattie infettive con numerosi incarichi nel Regno Unito, traccia sul giornale britannico ‘The Conversation’ un bilancio sul sequenziamento delle varianti, con una particolare attenzione per la ‘variante Mu’ che in questi giorni sembra diffondersi con sempre maggiore velocità in Asia, Europa e Stati Uniti.
Sequenziata per la prima volta in Colombia nel 2021 e finora segnalata in almeno 39 paesi, la variante Mu è stata catalogata come ‘variante di interesse’ dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Griffin spiega che viene definita ‘di interesse’ una variante che registra “cambiamenti del virus che ne evidenziano la potenzialità di provocare più danni”. Le altre quattro varianti di interesse individuate fino a questo momento sono eta, iota, kappa e lambda.
“La Mu presenta dei cambiamenti, o mutazioni- spiega Griffin- che potrebbero renderla capace di aggirare in parte la protezione che abbiamo ottenuto grazie ai vaccini contro il covid”. Ma su questo, spiega il microbiologo, “si stanno ancora raccogliendo i dati. Se dovessero esserci prove sufficienti del fatto che la mu sia più pericolosa e stia cominciando a superare altre varianti come la delta, potrebbe essere promossa al rango di ‘variante di preoccupazione’”. Finora le quattro varianti di preoccupazione sono la alfa, la beta, la gamma e la delta.
“L’Oms – aggiunge Griffin come riferisce la Dire (www.dire.it) – ha dichiarato che le prime prove raccolte suggeriscono che la variante mu potrebbe in parte eludere gli anticorpi che otteniamo tramite il vaccino. Poiché tuttavia questi dati provengono da studi di laboratorio, non sappiamo di preciso come si comporterà davvero la variante in mezzo alla popolazione. Occorrono altre ricerche per sapere con certezza come si comporterà tra le persone, e gli studi su questo sono ancora in corso”. Ma, conclude l’esperto, “se la mu fosse stata una variante cattiva, avremmo già dovuto vederne dei segnali, ma questo non è ancora avvenuto”.