I vaccini anti-Covid a RNA messaggero sono efficaci sui pazienti onco-ematologici secondo uno studio di IFO Regina Elena e San Gallicano di Roma
I vaccini anti-Covid a RNA messaggero dimostrano la loro efficacia sui pazienti onco-ematologici. Lo conferma uno studio tutto italiano, pubblicato su Journal of Hematology and Oncology, che è stato condotto dagli istituti IFO Regina Elena e San Gallicano di Roma. Nella ricerca sono state coinvolte 42 persone con mieloma multiplo e 50 con neoplasie mieloproliferative, tra cui 20 leucemie mieloidi croniche, vaccinate e valutate per gradi dal giorno della prima somministrazione fino alla seconda e a due settimane di distanza dall’ultima iniezione.
Un precedente studio di coorte multicentrico, su 536 pazienti con neoplasie ematologiche, aveva valutato un tasso di mortalità attribuibile al Covid pari al 37%, con conseguenze peggiori per coloro che si trovavano in stato avanzato della malattia o con diagnosi di leucemia mieloide avuta. Una percentuale simile era stata individuata anche dopo un’ulteriore ricerca dell’International Myeloma Society su 650 pazienti con mieloma multiplo provenienti da dieci Paesi diversi: qui l’analisi aveva evidenziato fattori predittivi di esiti infausti in età, malattia renale e controllo subottimale del mieloma stesso. Mortalità inferiore, invece, era stata riscontrata nei soggetti con neoplasie mieloproliferative. Le raccomandazioni sui vaccini anti-Covid per questi pazienti sono state fornite da diverse società scientifiche: in sostanza, i vaccini a mRNA (come quelli Pfizer e Moderna attualmente in distribuzione) dovrebbero essere preferiti e, pur non essendoci problemi legati alla loro sicurezza, richiederebbero verifiche sui dati relativi all’efficacia alla luce dell’immunogenicità potenzialmente ridotta nelle persone immunocompresse.
Si tratta infatti di soggetti che sono più a rischio di mortalità non solo per il virus, ma anche per l’inefficacia della somministrazione, due scenari effetto dell’immunosoppresione umorale profonda e cellulo-mediata correlata ai trattamenti per la malattia da cui sono affetti. Questo studio ha permesso di dimostrare che a cinque settimane dalla vaccinazione i pazienti con le forme onco-ematologiche descritte hanno risposto in maniera positiva alla somministrazione in particolare dopo la seconda dose: un risultato che si è avvicinato alle risposte sierologiche osservate in 36 pazienti over 80 e non colpiti da tumore. La ridotta protezione immunologica del vaccino nei soggetti con mielofibrosi e mieloma multiplo, invece, richiede alcuni interventi al fine di gestire correttamente il rischio clinico da Covid, come ad esempio il monitoraggio del valore IgG.
FONTE: AVIS