Tumori del cavo orale, il Professor Umberto Romeo della Sapienza invita a non sottovalutare l’insorgenza di macchie: “Un esame può salvare la vita”
I tumori del cavo orale sono patologie maligne e allo stesso tempo subdole perché spesso vengono intercettate dallo specialista solo in fase avanzata. Sono 377mila casi nel mondo e in Italia i numeri riferiscono 9mila casi all’anno. Ma qual è la sintomatologia che deve mettere in allarme il paziente? E una volta diagnosticata la malattia quali sono i trattamenti a disposizione? L’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ne ha parlato con il Professor Umberto Romeo, Docente di Patologia Orale della Sapienza Università di Roma e membro del MoMax (Medicina orale e maxillo facciale), l’equipe multidisciplinare attiva presso il Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma.
-Cos’è il cancro del cavo orale e quali sono i numeri del problema in Italia?
“Il cancro del cavo orale è una patologia neoplastica che colpisce il cavo orale. Sembra assurdo che un organo così altamente esplorabile possa essere coinvolto da questa patologia neoplastica che nella maggior parte dei casi si manifesta sotto forma di carcinoma squamo cellulare. I numeri sono mediamente alti, si parla di circa 377mila casi l’anno in tutto il mondo e 177mila di questi vanno incontro a morte. Sul nostro territorio la casistica è di 9mila casi l’anno e i due terzi del totale colpiscono il genere maschile. Si tratta di numeri mediamente alti e la fascia d’età più colpita è quella che riguarda i 50enni e i 60enni”.
-Quali sono i sintomi che potrebbero suggerire la presenza della malattia e quando è bene andare dallo specialista?
“Nelle fasi iniziali purtroppo questa patologia neoplastica è abbastanza subdola. In generale si presenta sotto forma di macchia, spesso sottovalutata, di colore bianco oppure rosso. In questi casi sia il dentista che il paziente devono essere scrupolosi per non incorrere in un ritardo nella diagnosi. Mentre il tumore, negli stadi più avanzati, si palesa con la comparsa del sintomo-dolore. È bene fare attenzione anche all’insorgenza della ‘classica’ ulcera, magari traumatica, che può trasformarsi in neoplastica”.
-Lei, insieme ad altri esperti della Sapienza, ha dato vita già da tempo al progetto MoMax (Medicina orale e maxillo facciale) del Policlinico Umberto I della Sapienza Università di Roma, in pratica la prima task force ospedaliera in Italia, pensata per intercettare precocemente i tumori del cavo orale. Quali sono gli obiettivi e da quali figure è composta?
“Questo progetto nasce dall’intuizione del mio primario, la Professoressa Antonella Polimeni, che ha capito la necessità di creare questo gruppo multidisciplinare che ha lo scopo di ridurre i tempi della diagnosi e avviare quanto prima il paziente alla terapia. Una volta effettuata la diagnosi, il paziente viene preso in carico dall’equipe entrando dunque in questo percorso il Momax così da poter essere valutato da diversi specialisti. A tal proposito ringrazio anche il professor Marco De Vincentiis che è il coordinatore del Tumor board testa-collo costituito dagli oncologi per la chemioterapia e immunoterapia. Nel gruppo sono presenti i radioterapisti, gli anatomopatologi e lo stomatologo. figura strategica per prevenire alcune problematiche che possono insorgere a seguito della radioterapia. È fondamentale in ogni caso la personalizzazione delle cure”.
-Una volta ottenuta la diagnosi di tumore del cavo orale la chirurgia è l’unica opzione di trattamento? È necessario comunque un ciclo di chemioterapia o radioterapia?
“Per il carcinoma del cavo orale la terapia è il trattamento principale. Il problema può sorgere negli stadi più avanzati dove può essere importante effettuare una terapia adiuvante di tipo radioterapico o chemioterapico. Non dimentichiamo l’immunoterapia, che offre risultati interessanti anche nei casi in cui il paziente non è operabile a causa di comorbilità o perché il tumore si trova ad uno stadio già avanzato e non è possibile ricorrere alla chirurgia. In ogni caso la chirurgia è il trattamento elettivo anche nel caso della ricostruzione. Abbiamo la fortuna nel nostro Policlinico di avere una unità operativa di Maxillo-facciale guidata dal Professor Valentino Valentini che è leader nel trattamento ricostruttivo”.
-Quale ruolo giocano la prevenzione e i corretti stili di vita?
“Questa domanda è importante per lanciare alcuni messaggi chiari alla popolazione. Il 25% dei casi dei carcinomi orali non riconoscono i ‘classici’ fattori di rischio che nell’80% sono rappresentati dal tabacco e dall’alcol. Ricordiamo che il tabacco può essere non solo fumato ma anche masticato come è consuetudine abbastanza frequente nel Nord Europa e nei Paesi asiatici. Conseguentemente i flussi migratori anche nel nostro Paese riscontriamo alcuni casi di neoplasie da tabacco masticato. Ci sono altri fattori di rischio come il Papilloma Virus (Hpv) che sembra avere un ruolo importante soprattutto nel distretto orofaringe. Non è chiaro il suo ruolo nel cavo orale ma presumibilmente ha comunque un peso specifico. Inoltre, la dieta è determinante, come d’altronde nel resto delle altre patologie neoplastiche. Tanto ai pazienti quanto ai colleghi medici raccomando di non sottovalutare l’insorgenza di macchie e allenarsi all’autovalutazione. Anche un esame clinico di pochi minuti può salvare la vita”.