Idrosadenite suppurativa: bene l’aggiunta di adalimumab


Idrosadenite suppurativa: più risposte complete alla chirurgia con l’aggiunta dell’anticorpo monoclonale adalimumab

I pazienti con idrosadenite suppurativa, una malattia dermatologica che può portare a enormi sofferenze fisiche e psicologiche, hanno un maggior rischio di sviluppare una artrite infiammatoria

Nei pazienti con idrosadenite suppurativa da moderata a grave l’anticorpo monoclonale adalimumab, in aggiunta alla chirurgia, ha aumentato significativamente il tasso di risposta completa rispetto alla sola chirurgia, secondo quanto dimostrato dallo studio randomizzato SHARPS pubblicato sulla rivista JAMA Surgery.

Dopo 12 settimane di trattamento preoperatorio, il 48% del soggetti nel gruppo sottoposto ad adalimumab ha soddisfatto i criteri per la risposta clinica in tutte le sedi corporee rispetto al 34% di quanti hanno ricevuto l’intervento chirurgico e placebo. I tassi di eventi avversi erano simili nei due gruppi di trattamento, così come quelli di infezione della ferita postoperatoria, complicanze ed emorragie.

«I risultati di questo studio dimostrano che adalimumab è una terapia aggiuntiva efficace e sicura alla chirurgia, se continuata durante il periodo perioperatorio e postoperatorio, in grado di migliorare l’infiammazione sistemica nei pazienti sottoposti a chirurgia ad ampia escissione seguita da guarigione per seconda intenzione» hanno scritto il primo autore dello studio Falk Bechara e colleghi del St. Josef Hospital e della Ruhr-University Bochum in Germania. «È importante sottolineare che con adalimumab non è stato riportato alcun aumento del rischio di infezione o complicazione della ferita postoperatoria».

Lo studio multicentrico SHARPS
La maggior parte dei pazienti con idrosadenite suppurativa moderata (Hurley II) o grave (Hurley III) richiede un trattamento chirurgico, ma i tassi di recidiva postoperatoria raggiungono il 70%, a seconda del tipo di procedura eseguita. La chirurgia ad ampia escissione ne riduce il rischio, ma i pazienti potrebbero avere lesioni aggiuntive che richiedono un trattamento antinfiammatorio simultaneo, hanno premesso gli autori.

Nel 2015, la Fda ha approvato adalimumab per il trattamento della malattia, in particolare negli adulti con le forme da moderata a grave. Ricerche successive hanno suggerito che gli effetti immunomodulatori del farmaco possono migliorare gli esiti della chirurgia. Per fornire dati controllati con placebo sull’uso concomitante di adalimumab con la chirurgia, i ricercatori di 45 centri in tutto il mondo hanno arruolato pazienti nello studio SHARPS, randomizzato e controllato con placebo.

I soggetti con idrosadenite suppurativa moderata/grave e candidati alla chirurgia sono stati randomizzati a ricevere adalimumab o placebo durante il periodo prechirurgico (settimane da 0 a 12). Il trattamento è continuato durante il periodo perioperatorio (settimane 13 e 14) e nel postoperatorio fino alla settimana 23.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad ampia escissione di una regione ascellare o inguinale che conteneva almeno una lesione attiva. I siti non chirurgici presentavano almeno tre ascessi e/o noduli infiammatori. L’endpoint primario era la risposta clinica alla settimana 12, definita come una riduzione di almeno il 50% della conta di ascessi/noduli senza aumento di ascessi o fistole drenanti in tutte le regioni del corpo.

Esiti chirurgici migliori con adalimumab
L’analisi intention-to-treat (ITT) ha incluso tutti i 206 pazienti randomizzati, 165 dei quali hanno completato lo studio di 24 settimane. L’analisi primaria ha prodotto una differenza statisticamente significativa del 14% nella risposta clinica a vantaggio del braccio adalimumab (p=0,049). Un’analisi di sensibilità, che ha escluso i pazienti che non soddisfacevano i criteri per le lesioni chiave al momento dell’arruolamento, ha mostrato differenze significative a favore di adalimumab a partire dalla settimana 2 (p=0,008) e fino alla settimana 12 (p=0,01).

Un’analisi ITT secondaria della risposta clinica escludendo il sito chirurgico ha mostrato una differenza assoluta non significativa del 13% a favore di adalimumab a 12 settimane (p=0,07), che è aumentata al 20% alla settimana 24 (p=0,003). L’analisi di sensibilità ha prodotto differenze assolute del 18% alla settimana 12 (p=0,02) e del 26% alla settimana 24 (p<0,001).

«Inoltre il trattamento per 12 settimane con adalimumab ha ridotto il carico infiammatorio e il numero di lesioni infiammatorie causate dalla malattia in tutte le aree del corpo prima dell’intervento chirurgico. Ha portato a riduzioni clinicamente significative del peggior dolore cutaneo dei pazienti, dei sintomi e degli effetti complessivi dell’idrosadenite suppurativa, oltre a miglioramenti nella qualità della vita» hanno aggiunto. «Questi risultati possono fornire indicazioni sul miglior approccio al trattamento per i pazienti candidati alla chirurgia».

Gli eventi avversi più comunemente riportati sono stati nasofaringite, peggioramento della malattia, dolore procedurale, cefalea, artralgia e diarrea, con tassi simili tra i bracci di trattamento, a eccezione del dolore procedurale e dell’artralgia, che erano più comuni nel braccio adalimumab ma considerati non correlati all’agente biologico nella maggior parte dei casi.

Bibliografia

Bechara FG et al. Efficacy and Safety of Adalimumab in Conjunction With Surgery in Moderate to Severe Hidradenitis Suppurativa: The SHARPS Randomized Clinical Trial. JAMA Surg. 2021 Aug 18;e213655. Leggi