Buoni risultati dallo studio di fase 2 NCT01841723 per ibrutinib nel trattamento della leucemia a cellule capellute classica e variante
Ibrutinib (Imbruvica) ha dimostrato nello studio multicentrico di fase 2 NCT01841723 un’efficacia clinica incoraggiante in pazienti affetti da leucemia a cellule capellute (HCL) di tipo variante ad alto rischio
La leucemia a cellule capellute (HCL) è un raro tumore maligno delle cellule B diagnosticato in 600-800 persone ogni anno negli Stati Uniti. Sebbene la malattia sia tipicamente associata a una buona prognosi, esistono indicatori prognostici di outcome negativi. Questi pazienti non beneficiano o sono intolleranti ai regimi approvati dalla FDA.
“Esiste un bisogno insoddisfatto di opzioni terapeutiche in questo sottogruppo di pazienti per ottenere il controllo del tumore a lungo termine”, ha affermato Kerry Rogers, primo autore dello studio ed ematologa presso l’Ohio State University Comprehensive Cancer Center-James, e professore associatoe all’Ohio State College of Medicine.
Razionale e metodologia dello studio
Ibrutinib, un agente orale che ha come bersaglio la tirosina chinasi di Bruton (BTK) nella via di segnale del recettore delle cellule B, è altamente efficace in diverse neoplasie, tuttavia la sua efficacia nella HCL non è conosciuta. Per lo studio di fase 2, i ricercatori hanno voluto determinare se l’inibitore BTK potesse essere un agente efficace per il sottogruppo di pazienti con il sottotipo variante che non sono idonei a ricevere regimi standard.
Nello studio, avviato nel 2013, 37 pazienti con HCL classica recidivata (n=28) o variante (n=9) ad alto rischio sono stati trattati con ibrutinib in cicli di 28 giorni. Tutti i pazienti avevano ricevuto un trattamento precedente o erano non idonei alle terapie standard, come cladribina e pentostatina.
L’outcome primario era il tasso di risposta globale (ORR) a 32 settimane ma è stata anche valutata la risposta a 48 settimane e la migliore risposta durante il trattamento. Gli obiettivi secondari chiave erano la caratterizzazione della tossicità e la determinazione della sopravvivenza libera da progressione (PFS) e della sopravvivenza globale (OS).
I primi 13 pazienti in studio hanno ricevuto ibrutinib orale al dosaggio di 420 mg una volta al giorno, mentre in 24 pazienti l’inibitore BTK è stato somministrato alla dose di 840 mg a causa di una ridotta risposta nel gruppo iniziale. Tuttavia, il protocollo dello studio è stato modificato per somministrare ibrutinib 420 mg a pazienti appena arruolati a causa di problemi di tossicità, e consentire ai pazienti trattati con dose di 840 mg la riduzione del dosaggio a 420 mg. Il trattamento è stato somministrato fino alla progressione della malattia o fino a comparsa di tossicità inaccettabili.
Risultati del trial
La durata mediana del follow-up è stata di 3,5 anni (intervallo 0-5,9 anni). L’ORR a 32 settimane era del 24%, che è aumentato al 36% a 48 settimane. L’ORR migliore è stato del 54%. La PFS stimata a 36 mesi era del 73% e l’OS era dell’85%. Gli eventi avversi più frequenti sono stati diarrea (59%), affaticamento (54%), mialgia (54%) e nausea (51%). Gli eventi avversi ematologici erano comuni: anemia (43%), trombocitopenia (41%) e neutropenia (35%).
Secondo gli autori, ibrutinib può essere somministrato in sicurezza a pazienti con HCL e determina un controllo prolungato della malattia. L’osservazione di risposte obiettive in pazienti pesantemente pretrattati insieme a una PFS favorevole suggerisce che ibrutinib può essere utile in questi pazienti.
“Sono necessari nuovi trattamenti per i pazienti che non beneficiano degli analoghi delle purine. Ibrutinib è una nuova opzione di trattamento efficace e ben tollerata per i pazienti colpiti dalle forme a più alto rischio di leucemia a cellule capellute. È uno sviluppo molto interessante che potrebbe trasformare la sopravvivenza per questo sottogruppo di pazienti da mesi e anni, ad anni e decenni”, ha commentato Rogers.
Fonte: Rogers KA, Andritsos LA, Wei L, et al. Phase 2 study of ibrutinib in classic and variant hairy cell leukemia. Blood. 2021;137(25):3473-3483. doi:10.1182/blood.2020009688