Pro Vita & Famiglia contro i manifesti di Sex Education


Manifesti di Sex Education, Pro Vita & Famiglia attacca: “Indecenti e immorali. Si calpestano sforzi contro la sessualizzazione dei bambini”

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A metà settembre, in occasione del lancio della terza stagione della serie tv Sex Education, la metropolitana di Milano è stata tappezzata di manifesti che alludono in maniera volgare agli organi sessuali maschili e femminili.

«È inammissibile che simili poster siano sotto gli occhi di tutti, soprattutto dei bambini, come se non bastassero i media mainstream e Internet che già bombardano i più piccoli con messaggi inopportuni e inadatti alla loro età, causando pesanti ricadute tanto sul piano psicofisico che su quello sociale e veicolando una vera e propria diseducazione sessuale», il commento di Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia.

La Onlus già da settimane sta promuovendo, insieme a Meter Onlus, una campagna contro l’ipersessualizzazione dei minori sui media e ha ora lanciato una petizione per chiedere al Comune di Milano di rimuovere i manifesti. «Sono indecenti e immorali e vanno tolti subito. Campagne pubblicitarie come questa calpestano tutti gli sforzi che da anni associazioni come la nostra e realtà come l’Onu e le istituzioni europee mettono in campo per tutelare la crescita e l’educazione dei nostri figli, sempre più indifesi davanti alla sessualità, soprattutto online», la denuncia di Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia.

Come se non bastasse – continua la nota di Pro Vita & Famiglia – lo IAP, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha avallato l’indecenza dei manifesti. Nonostante le segnalazioni che hanno denunciato le affissioni come indecenti e volgari, infatti, l’Istituto ha rigettato tali accuse. «Una decisione assurda, se pensiamo che in passato proprio lo IAP aveva giudicato “lesivi della dignità dei bambini” i nostri manifesti contro l’utero in affitto e commentato come “falsati e non veritieri” quelli contro l’eutanasia», ha ricordato Toni Brandi. «Un comportamento incoerente, che in questo caso va contro la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Cosa occorre per poter indignare? Forme falliche e riferimenti ad organi genitali non sono già abbastanza?» ha concluso Brandi.