Donne in allattamento e vaccino, la pediatra Milena Lo Giudice, componente del comitato etico-scientifico della FIMP, assicura: “È efficace e raccomandato”
“La vaccinazione contro il Covid-19 per le donne che allattano al seno è sicura, efficace ed è raccomandata da tutte le principali società scientifiche internazionali. E non c’è evidenza scientifica che non abbia dimostrato anche la sua azione protettiva per il lattante. Per questo le neomamme possono vaccinarsi, continuando ad allattare al seno senza alcuna interruzione”. A chiarire i dubbi la pediatra di libera scelta di Palermo Milena Lo Giudice, nonché componente del comitato etico-scientifico della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp) e dei gruppi di studio di studi di Bioetica della Società europea dei pediatri ambulatoriali (Sepa) e della Confederazione europea degli specialisti pediatri (Cesp).
Secondo l’esperta “le riserve delle mamme in allattamento sui possibili effetti collaterali dannosi dell’anticovid sono comprensibili ma non realistici: “Fidatevi della scienza e dei numeri raccolti e pubblicati sulle più autorevoli riviste scientifiche internazionali – sottolinea – che hanno documentato la grande tollerabilità e sicurezza dei vaccini. Una delle rilevazioni ha registrato che su 4.445 donne solo l’1,7% ha presentato disturbi, superati poi con il solo paracetamolo”.
E inoltre “le paure rispetto al bambino – prosegue Lo Giudice alla Dire (www.dire.it) – non hanno un fondamento scientifico perché non esiste alcun meccanismo attraverso il quale i componenti del vaccino possano passare nel latte materno ed essere potenzialmente dannosi. Al contrario, come provano tutti gli studi e le ricerche che continuano ad arrivare, una madre vaccinata protegge il bambino grazie al passaggio dei suoi anticorpi nel latte dopo circa due settimane dalla seconda dose somministrata. La vaccinazione per loro quindi è attualmente l’unica misura possibile per prevenire l’infezione nei lattanti, che tra la popolazione pediatrica – conclude l’esperta – sono i più esposti al rischio di ospedalizzazione”.