Linfoma diffuso a grandi cellule B: polatuzumab vedotin più chemio primo progresso dopo 20 anni secondo i dati dello studio POLARIX
Sono positivi dello studio registrativo di fase III POLARIX, che mette a confronto polatuzumab vedotin in combinazione con rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) rispetto a rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (R-CHOP). Raggiunto l’endpoint primario, con dati che evidenziano un miglioramento significativo e clinicamente rilevante in termini di PFS (progression free survival) nei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) precedentemente non trattato. Anche il profilo di sicurezza si conferma in linea con quello osservato negli studi precedenti. Lo rende noto Roche con una comunicato.
“Considerando che il 40% circa dei pazienti con DLBCL ha una ricaduta dopo la prima linea o è refrattario alla prima linea di trattamento, la necessità di migliorare l’outcome della terapia in questo setting è ancora alta – ha dichiarato la dr.ssa Alessandra Tucci, responsabile dell’UOC di Ematologia dell’ASST Spedali Civili di Brescia e Principal Investigator dello studio presso il suo Centro – Sono stati compiuti numerosi passi avanti nella gestione della malattia ricaduta/refrattaria, mentre da 20 anni l’R-CHOP è rimasto lo standard di cura della prima linea. Pertanto, la notizia della positività dello studio POLARIX, che prevede la combinazione di polatuzumab, rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (pola-r-chp), aumenta per la prima volta, dopo tanti anni e tentativi, la probabilità di curare i pazienti già dalla prima linea di terapia.”
I risultati dello studio di fase III POLARIX saranno resi noti nell’ambito di prossimi congressi scientifici in programma e presentati alle autorità sanitarie come parte dell’impegno di Roche di trasformare il trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) mettendo a disposizione di medici e pazienti opzioni terapeutiche su misura di bisogni clinici ancora insoddisfatti. Roche desidera ringraziare tutti i ricercatori, i partner accademici e i pazienti che hanno partecipato allo studio.
Si tratta di traguardo importante, che giunge a pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata Mondiale della Consapevolezza del Linfoma (WLAD, World Lymphoma Awareness Day, 15 settembre).
“Il linfoma diffuso a grandi cellule rappresenta il più frequente linfoma diagnosticato nei paesi occidentali, costituendo circa il 35-40% di tutti i linfomi a cellule B. Si tratta di un linfoma aggressivo, che si presenta alla diagnosi con sintomi importanti e invalidanti. Quasi la metà dei pazienti affetti da questa forma non riesce a raggiungere, con l’attuale standard di cura, risultati pienamente soddisfacenti di sopravvivenza libera dalla progressione della malattia. Dopo decenni di assenza di innovazioni terapeutiche, questo studio sembra oggi aprire nuove prospettive di cura. Un’ulteriore conferma che, grazie alla ricerca scientifica, che non si ferma mai e mira sempre a migliorare i trattamenti esistenti, trovando soluzioni capaci di colmare i bisogni clinici che restano ancora insoddisfatti, possiamo puntare a raggiungere l’ambizioso traguardo di guarire tutti i pazienti affetti da linfomi– ha spiegato Giuseppe Gioffrè, Referente Gruppo AIL Pazienti Linfomi.
“Il linfoma diffuso a grandi cellule B è senza dubbio una patologia estremamente impegnativa sia dal punto di vista della prognosi sia del percorso di cura. Naturalmente questo incide in maniera significativa anche sull’impatto che la diagnosi ha da un punto di vista psicologico sui pazienti e le loro famiglie – ha dichiarato Davide Petruzzelli, Presidente Lampada di Aladino e coordinatore nazionale del gruppo FAVO Neoplasie Ematologiche– La maggior parte dei pazienti con linfoma convivono con uno stato ansioso pervasivo, che si fa più marcato nei pazienti affetti da forme aggressive non rispondenti alle terapie o che recidivano. Nonostante questo, l’aspetto psicologico viene talvolta ancora trascurato nella presa in carico del paziente, anche se è dimostrato che un adeguato supporto psicologico rappresenti un sostegno fondamentale per aiutare i pazienti e i loro caregiver nel gestire al meglio i trattamenti e la malattia in maniera continuativa”.
Attualmente polatuzumab vedotin è indicato come opzione di trattamento a durata fissa dei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivante o refrattario (R/R) non candidabili a trapianto ed è approvato in combinazione con bendamustina e rituximab per il trattamento del DLBCL R/R in oltre 60 Paesi del mondo, compresi quelli della UE e gli Stati Uniti. Roche continua a esplorare aree caratterizzate da bisogni insoddisfatti per i quali polatuzumab vedotin mostra il potenziale per offrire benefici, attraverso studi clinici che analizzano e indagano polatuzumab vedotin in associazione a soluzioni terapeutiche come gli anticorpi bispecifici CD20xCD3 mosunetuzumab e glofitamab, o in combinazione a rituximab, gemcitabina e oxaliplatino nello studio di fase III POLARGO.