Pianeta Città, in corso alla Fondazione Ragghianti a Lucca fino al 24 ottobre, racconta il Novecento e il primo ventennio del Duemila attraverso la visione della città
Tra l’estate e l’autunno la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca propone una mostra insolita e interdisciplinare. Come affermano il presidente Alberto Fontana e il direttore Paolo Bolpagni, “si profila un periodo di sperabile riassestamento e di ripresa dopo la terribile epidemia da SARS-CoV-2. Alla luce di quanto avvenuto, la scelta di programmazione della Fondazione Ragghianti è stata di tornare alle sorgenti della nostra civiltà, del modo che l’uomo ha elaborato per il proprio vivere in comune: la città. E di farlo riferendoci in maniera speciale allo strumento privilegiato di trasmissione della conoscenza: il libro. La collezione di Italo Rota si è rivelata una miniera cui attingere per creare percorsi di senso che partono alle radici della contemporaneità, ossia negli anni iniziali del XX secolo. Ne è nata una mostra multidisciplinare, scaturita dall’incontro e dal dialogo tra competenze differenti, che unisce svariati saperi e consente esplorazioni affascinanti e scoperte. Una sorta di archivio dell’immaginario visivo legato alla dimensione urbana, unificato dalla prospettiva estetica”.
“Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021”, in programma dal 9 luglio al 24 ottobre 2021 a Lucca negli spazi espositivi della Fondazione Ragghianti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la sponsorizzazione di Banco BPM e la sponsorizzazione tecnica di SAIB, è dunque un’esposizione inerente al tema della città e della trasmissione della conoscenza, analizzato prevalentemente attraverso gli innumerevoli pezzi della collezione, eccezionale e unica, dell’architetto Italo Rota, tra i più noti progettisti del nostro tempo.
“L’intento – prosegue Bolpagni – è di creare un racconto del Novecento e del primo ventennio del nuovo millennio attraverso la visione della città, la sua rappresentazione nelle arti e nel cinema e l’evoluzione dell’oggetto libro. Da una parte ripercorrendo lo sviluppo dell’idea di città, da quella immaginata da Antonio Sant’Elia negli anni Dieci fino all’architettura attuale della megalopoli; dall’altra analizzando come sia cambiato il nostro modo di trasmettere la conoscenza, fino alle evoluzioni contemporanee e al cambiamento del nostro modo di pensare, con lo sviluppo di una modalità di ragionamento ipertestuale e intertestuale, ma con la permanenza del libro, rivelatosi ancora attuale e vivo nella sua dialettica tra la carta stampata e il digitale”.
Il concept della mostra è stato ideato da Paolo Bolpagni con Aldo Colonetti, filosofo e studioso di architettura e design e con lo stesso Italo Rota, in condivisione con un comitato scientifico nel quale sono rappresentate le differenti discipline coinvolte: la storia dell’arte, il cinema, la geografia economica, l’architettura, l’urbanistica. Il comitato scientifico ha individuato alcuni temi cardinali per la definizione dei contenuti della mostra ed è composto, oltre che da Bolpagni, Colonetti e Rota, da Gianni Canova, storico del cinema e rettore dell’Università IULM di Milano, da Daniele Ietri, geografo ed economista e professore ordinario alla Libera Università di Bolzano, da Francesco Careri, studioso di urbanistica e arte urbana e professore associato all’Università degli Studi Roma Tre, da Eleonora Mastropietro, documentarista e geografa e ricercatrice all’Università degli Studi di Milano, e da Alessandro Romanini, critico ed esperto di videoarte, docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Ragghianti.
“La mia collezione – racconta Italo Rota – è stata raccolta secondo una ricerca incrociata con il mio lavoro e si basa su interessi precisi che vanno alla radice dei problemi e sono scavi nel sapere del XX secolo. Dopo quarant’anni di collezionismo e lavoro intrecciati si tratta di un archivio di beni comuni rispetto al tema città, che nell’insieme servono per immaginare il futuro. Per il visitatore la mostra è un invito a riflettere sul modo in cui vivremo: il presente di oggi è fatto dai lavori del passato. Uno slogan potrebbe essere: «Se tutto questo vi ha interessato, nulla sarà più come prima»”.
“La mostra – afferma invece Aldo Colonetti – è un viaggio dentro le ‘cose’, sospeso tra testimonianze ‘alte’, i documenti originali delle grandi utopie del Novecento, dal Bauhaus alla controcultura californiana degli anni Sessanta da un lato, e la cronaca dall’altro lato, che viene dal ‘basso’: manifesti, oggetti comuni, il tutto intrepretato e messo in scena attraverso il modello epistemologico di Aby Warburg, dove la storia dell’arte è intesa in quanto comparazione antropologica. Al centro sta la città come esperienza fisica, nella quale ciascuno è abitante e protagonista del cambiamento: ‘Pianeta città’ è un percorso, fisico e mentale, dove ciascuno troverà un pezzo della propria storia, senza dimenticare, come scriveva il poeta greco Alceo, che «le città sono gli uomini»”.
In mostra oltre cinquecento pezzi, una moltitudine di oggetti di vario tipo, tecnica e dimensioni: dai libri alle opere d’arte, dai manifesti al cinema, dalle copertine dei dischi ai prodotti di design, dalle riviste ai fumetti. Tutto ciò seguendo un itinerario che va dalla nascita della città contemporanea all’inizio del Novecento fino alla nuova idea di città che si sta profilando, e sempre ponendo in relazione la cultura di tutti i giorni con le ricerche più avanzate.
Dieci le sezioni, che presentano al proprio interno diversi macro-temi:
- Primo ’900: l’alba della contemporaneità
“L’arrivo in città dei veicoli senza cavalli e la nascita dell’aereo”, dove troviamo libri e manuali sulle prime automobili e i motori a scoppio, le automobili-giocattolo di E.P. Lehmann, immagini dei primi voli aerei dei fratelli Wright, il magnifico dipinto “Verso San Siro” (1910-1911) di Aroldo Bonzagni. “L’architettura moderna”, con, tra le altre opere, libri emblematici di Peter Behrens, Otto Wagner, Adolf Loos, Joseph Maria Olbrich, il “Manifesto futurista” di Antonio Sant’Elia, i bellissimi giocattoli colorati in vetro o legno rappresentanti palazzi di Josef Franz Hoffmann.
- L’utopia delle avanguardie e la città nuova
“Il Bauhaus”, con xilografie e libri di Walter Gropius e Lyonel Feininger sul noto movimento architettonico degli anni Venti del Novecento e volumi illustrati dai pittori Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian, Kazimir Malevič e Theo van Doesburg, le banconote in tessuto di Herbert Bayer, gli scacchi di Joseph Hartwig, le carte da parati secondo gli stilemi Bauhaus. “Metropolis”, con manifesti e il celebre film di Fritz Lang del 1927. “La grafica delle avanguardie storiche”, con un approfondimento su quella sovietica degli anni Venti e Trenta, in particolare su El Lissitzky e Alexandr Rodčenko e testi poetici di Vladimir Majakovskij. “Il flâneur a spasso per la città d’anteguerra”, con volumi di grandi intellettuali dell’epoca come Louis Aragon, Walter Benjamin, Bertold Brecht, Robert Musil, August Sander, Upton Sinclair.
- L’orrore del nazismo
“L’affermarsi dell’immaginario visivo antisemita nella Germania degli anni Venti / L’arte degenerata / Leni Riefenstahl e l’immaginario pop dei nazisti”, con litografie, stampe, banconote, manifesti e cartoline dei giochi olimpici di Berlino del 1936, il terribile stemma giallo con la Stella di David, modellini raffiguranti Adolf Hitler e Eva Braun, macchinine della Gestapo, fotografie della Riefenstahl: un repertorio dell’orrore collezionato da Rota con l’intento di non dimenticare l’esperienza malefica della disumanizzazione nazista.
- Maestri dell’architettura
“Protagonisti dell’architettura moderna”, con litografie e libri di Frank Lloyd Wright e Richard Buckminster Fuller e rari volumi in prima edizione di Le Corbusier, realizzati tra il 1923 e il 1966.
- Visioni fantascientifiche
“I primi robot”, con libri di Isaac Asimov, Karel Čapek, Ruggero Vasari e robot-giocattolo del periodo 1950-1960. “Wernher von Braun e l’idea della colonizzazione dello spazio negli anni Cinquanta”, con film, giocattoli, riviste e manifesti sulle prime avventure spaziali.
- Gli anni del boom
“La Londra pop e poi beat dagli anni Cinquanta ai Sessanta” e la “Summer of Love del 1967”, con manifesti e cataloghi di mostre, i ritratti psichedelici dei Beatles di Richard Avedon, i celebri dischi beatlesiani “White Album”, “Yellow Submarine” e “Stg. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, numeri delle riviste “OZ Magazine” e “IY Magazine”, litografie a colori sulla “Summer of Love”. “San Francisco LSD city” (anni Sessanta-Settanta), con numeri del “San Francisco Oracle”, manifesti e libri su Los Angeles e Las Vegas. “L’immaginario manga giapponese”, con manifesti e fumetti, libri fotografici di Nobuyoshi Araki e Daido Moriyama e figure di plastica di Takashi Murakami.
- La rivoluzione della cibernetica: tecnologia, arti, musica e città
“How cybernetics connects computing and counterculture” (anni Sessanta-Settanta), con vinili con le prime forme di computer music, volumi sulla cibernetica e sulla controcultura e le testimonianze video ed editoriali della mitica mostra curata da Jasia Reichardt Cybernetic Serendipity, svoltasi nel 1968 all’Institute of Contemporary Arts di Londra.
- Immaginare il futuro
“Archigram e l’avanguardia architettonica: una visione del futuro”, con straordinarie stampe su carta realizzate dal gruppo di avanguardia architettonica formatosi negli anni Sessanta del Novecento, con sede presso l’“Architectural Association” di Londra, riviste di design e volumi come il celebre “L’architecture mobile” del 1960 di Yona Friedman e altri libri di Le Corbusier, Ico Parisi e Claes Oldenburg. “La nascita del movimento ecologista”, con i primi volumi di cultura alternativa e sostenibilità ambientale ante litteram.
- Abitare alla scandinava
“Da Ellen Key a Ikea, un nuovo modo di arredare e di abitare: la rivoluzione silenziosa degli scandinavi”, con i libri che hanno cambiato il sistema d’arredo mondiale, da quelli della Key del 1908, ai libri e riviste di funzionalismo svedese degli anni Trenta, sino ai primi cataloghi Ikea degli anni Cinquanta.
- Nuove prospettive
“La nuova grafica editoriale degli anni Novanta e Duemila”, con libri di design di Gilles Clement, Olafur Eliasson, Rem Koolhas, John Maeda, Bruce Mau e Hans Ulrich Obrist.
“La mostra – afferma Rota – è imperniata sulla relazione tra umani quando si riuniscono in alta concentrazione: il 70% dell’umanità vive in città, è la storia della migrazione verso punti precisi del pianeta”. E prosegue Colonetti: “da qui al 2030 il 60% degli esseri umani vivrà in città, le megacities dove abitano più di dieci milioni di persone aumenteranno da 33 a 43, mentre il nostro Paese fa eccezione: le metropoli perdono terreno e prosperano i mille campanili di medie dimensioni”.
Conclude Bolpagni: “con questa esposizione si affronta un tema attuale e ricco di connessioni, in prospettiva storica ma anche presente, e con uno sguardo al futuro. Lo scopo è di creare un’occasione per ragionare sulla città, sui cambiamenti che già stiamo sperimentando e che ci attendono in un avvenire non lontano”.
Il libro pubblicato in occasione della mostra (Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte) include i saggi di Paolo Bolpagni, Francesco Careri, Aldo Colonetti, Daniele Ietri, Franco La Cecla, Eleonora Mastropietro, Alessandro Romanini e Italo Rota.
Accanto alla mostra Pianeta Città è realizzato un documentario della durata di circa venti minuti, prodotto dalla Fondazione Ragghianti in collaborazione con La Fournaise, che racconta la collezione di Italo Rota dalla sua prospettiva personale. Il film, diretto da Eleonora Mastropietro, esplora la casa di Rota, dove si trova l’“accumulo”, come lo chiama l’architetto, di migliaia di oggetti, opere d’arte e libri che compongono la sua collezione. Una congerie di pezzi in cui si alternano “alto” e “basso”, popolare e cólto, che dialogano tra loro in una collocazione apparentemente casuale, e che Rota usa come strumenti di ricerca, icone, promemoria per supportare il proprio lavoro culturale e creativo.
Una mostra che unisce quindi la qualità scientifica e culturale alla spettacolarità, piacevole e affascinante per il grande pubblico.
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
Via San Micheletto 3, Lucca