Prorogata al 24 ottobre la mostra “Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista” che rientra tra le celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell’artista
L’esposizione ‘Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista’, inaugurata lo scorso 10 giugno presso il museo napoletano, è stata prorogata fino al 24 ottobre. La mostra, che rientra tra le celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell’artista, oltre ai capolavori custoditi nella Reggia, offre al pubblico anche le novità emerse dalla campagna di indagini diagnostiche condotte sulle opere dell’urbinate e della sua bottega dal Molab, laboratorio mobile per indagini non invasive sulle opere d’arte, coordinato dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr.
Tale laboratorio, dotato di 30 tecnologie innovative, fa parte dell’infrastruttura di ricerca per la scienza del patrimonio, E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science). Al nodo italiano del Molab, contribuiscono competenze e strumentazioni dei seguenti istituti Cnr: Scitec, Ino e Isti. Partecipa inoltre la rete CHNet di Infn e il Centro SMAART dell’Università di Perugia.
Il Museo e Real Bosco conserva alcune opere autografe di grande rilevanza, che permettono di esemplificare i momenti principali della carriera dell’artista: ‘L’Eterno e la Vergine’, due frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino (1500-1501) prima opera nota del diciassettenne Raffaello, dipinta per la chiesa di Sant’Agostino di Città di Castello, distrutta alla fine del Settecento; il ‘Ritratto di Alessandro Farnese’ (1511 circa) il giovane cardinale che tanti anni dopo diventerà il potente papa Paolo III, il ‘Mosé e il roveto ardente’ (1514) cartone preparatorio eseguito per l’affresco della volta della ‘Stanza di Eliodoro in Vaticano’, la ‘Madonna del Divino Amore’ (1516-18) dipinto tra i più ammirati dell’artista nel corso del Cinquecento, poi caduto nell’oblìo e sottratto solo recentemente, anche grazie alle indagini scientifiche e al restauro, alla sfortuna critica in cui era caduto nel Novecento.