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Pandora Papers: i conti di Vip e politici nei paradisi fiscali

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Secondo l’ong Oxfam International i Pandora Papers svelano dove sono le risorse sottratte in particolare ai Paesi poveri

Politici e governanti con rilievo e visibilità mondiale sfruttano i paradisi fiscali sottraendo risorse alle popolazioni anche in fasi di vulnerabilità accentuata, come quella della pandemia, segnate da bisogni accresciuti di servizi sociali: a denunciarlo ong internazionali, sulla base dei documenti dei “Pandora Papers” svelati da un’inchiesta giornalistica.

Il lavoro, coordinato dai reporter dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), si è concentrato su meccanismi di elusione fiscale sistematica. Pubblicati, ieri, più di 11 milioni e 900mila documenti con i nomi di oltre 29mila beneficiari di società offshore che beneficiavano del paradiso fiscale di Panama. Coinvolti 35 capi di Stato o di governo e oltre 300 politici di oltre 90 Paesi: ministri, capi di partito, parlamentari. Nei documenti anche molti vip, tra questi Shakira, Julio Iglesias, l’ex top model tedesca Claudia Schiffer.

Nelle carte, spiega la Dire (www.dire.it), compaiono società riconducibili al presidente del Kenya, Uhuru Kenyattaal re di Giordania, Abdullah II, all’ex primo ministro britannico Tony Blair, al capo di Stato del Gabon, Ali Bongo Ondimba, a quello della Repubblica del Congo, Denis Sassou-Nguesso, o ancora a quello dell’Ecuador, Guillermo Lasso. Secondo Oxfam International, una ong con sede a Londra, i “Pandora Papers” svelano il vaso di Pandora delle risorse sottratte in particolare ai Paesi poveri, che avrebbero bisogno di investimenti in infrastrutture e servizi di base.

“Ecco dove sono gli ospedali che mancano” ha denunciato l’organizzazione. “Ecco dove sono le buste paga degli insegnanti, dei pompieri e dei funzionari pubblici di cui abbiamo bisogno. Ecco dove dobbiamo guardare ogni volta che un politico o un businessman sostiene che non ci sono i soldi per far fronte ai disastri ambientali o per finanziare le innovazioni per una ripresa post-Covid equa o per garantire piu’ aiuti internazionali allo sviluppo”.

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