Lotta ai cambiamenti climatici: la holding Forever Bambù propone alle aziende di acquistare parti di foreste e ridurre l’anidride carbonica assorbita dalle piante
Piantare foreste di bambù gigante può contribuire ad azzerare le emissioni inquinanti prodotte dalle aziende. Questa la mission portata avanti da Forever Bambù, holding della green economy e leader europeo nella piantumazione di bambù gigante, grazie al progetto ‘Forever Zero CO2’ che consente ad aziende e professionisti di ridurre o azzerare il proprio impatto ambientale ed essere carbon neutral, grazie all’eccezionale assorbimento di anidride carbonica delle sette foreste di bambù dell’azienda in Italia. Il bambù gigante, pianta originaria dell’Asia, è in grado di sequestrare fino a 229 kg di CO2 all’anno, 36 volte più di una qualsiasi altra pianta. Ma come funziona nel concreto l’iniziativa ‘Forever Zero CO2’? L’agenzia Dire ha avuto modo di chiederlo a Emanuele Rissone, presidente e fondatore di Forever Bambù.
“LE AZIENDE ACQUISTANO PARTI DI FORESTA, NOI GESTIAMO LA C02”
“Il progetto da noi elaborato – spiega Rissone – è il risultato di una serie di studi. Ci siamo rivolti al mondo dell’università, avendo come interlocutori società specializzate in grado di quantificare gli effetti benefici del bambù gigante in relazione all’assorbimento di anidride carbonica. Dopo aver valutato la fattibilità dell’iniziativa si è deciso di coinvolgere le imprese. Abbiamo proposto alle aziende un contratto di usufrutto della durata di vent’anni. Loro acquistano una porzione di foresta, noi gestiamo la CO2 che viene assorbita dal bambù e di conseguenza l’impresa può sfruttare l’anidride carbonica compensata”.
“L’obiettivo – dichiara Rissone – è quello di sensibilizzare le aziende italiane sui temi della sostenibilità ambientale, invitandole a piantare nuove foreste che contribuiranno a ridurre o addirittura ad azzerare le loro emissioni inquinanti. Chiaramente prima di realizzare una foresta di bambù è necessario che le imprese ripuliscano i luoghi di lavoro dalle sostanze che producono danni ambientali. Una volta realizzato questo processo senza dubbio una buona fetta di inquinamento rimarrà e a quel punto entra in gioco il progetto ‘Forever Zero C02′”.
“LE AZIENDE PIÙ STRUTTURATE SPOSANO IL NOSTRO PROGETTO”
‘Forever Zero C02’ è aperto a tutti i tipi di impresa, dalla piccola azienda locale alla grande multinazionale. Di fatto, come sottolinea Rissone, “per adesso ad aver risposto al nostro appello sono state principalmente le aziende più strutturate, in particolare le multinazionali che scelgono questa strada per due motivi: la sensibilità verso i temi ambientali e la crescita del marketing. Aderire a iniziative simili, infatti, è una leva per accrescere la propria posizione sul mercato. Le piccole aziende locali, invece, non sanno neppure cosa sia la C02 e a oggi non hanno le capacità per cogliere simili innovazioni”.
IL BAMBÙ PUÒ SOSTITUIRE LA PLASTICA
“Il bambù gigante – afferma l’imprenditore alla Dire (www.dire.it) – ha una caratteristica peculiare: può rinascere, quindi può riprodursi anche dopo il taglio. Si tratta di una pianta, non di un albero, che al momento del taglio tende a rafforzarsi. Questa sua potenzialità consente di assorbire anidride carbonica in maniera massiccia. Con la legna ricavata dal bambù abbiamo iniziato a produrre molti oggetti che vanno dalla cosmetica alla bioplastica. Questa pianta ci consente, infatti, di sostituire gradualmente la plastica. Al momento – conclude Rissone – siamo in grado di produrre oggetti utilizzando una percentuale di bambù che corrisponde al 35% ma ci spingeremo oltre, provando a raggiungere il 50%”.