Tumore del colon: dopo i lockdown per l’emergenza Covid-19 la sopravvivenza dei pazienti è diminuita secondo una nuova analisi
L’emergenza Covid e le limitazioni adottate per contenere la pandemia, come i lockdown, hanno causato un ritardo nella diagnosi e nel trattamento del tumore colorettale metastatico con conseguente riduzione della sopravvivenza. È quanto emerge da uno studio osservazionale francese pubblicato recentemente online sulla rivista JAMA Network Open.
Che la pandemia avrebbe provocato ritardi nella diagnosi e nel trattamento dei tumori, con conseguenti outcome peggiori per i pazienti, era stato già ipotizzato e ora la conferma arriva dai risultati di questo studio.
Gli autori della ricerca hanno analizzato i dati raccolti durante l’arruolamento di uno studio di fase 2 (PANIRINOX), raffrontando i dati ottenuti prima e dopo il primo lockdown, che in Francia è durato 55 giorni (da marzo a maggio del 2020).
I ricercatori hanno quindi valutato l’effetto del lockdown confrontando i livelli di DNA tumorale circolante (ctDNA), preso come indice di carico tumorale, che era stato misurato nei pazienti dello studio PANIRINOX in due periodi distinti: prima (dall’11 novembre 2019 al 9 marzo 2020) e dopo (dal 14 maggio 2020 al 3 settembre 2020) il lockdown.
Da questa analisi è emerso che nei pazienti che avevano ricevuto una diagnosi di carcinoma del colon-retto metastatico successivamente al lockdown il livello di ctDNA è quasi sette volte più alto di quello rilevato nei pazienti con diagnosi ricevuta prima della pandemia.
Inoltre, un carico tumorale più alto è associato ad una sopravvivenza globale mediana di poco inferiore a 15 mesi rispetto ai 20 mesi.
«Le differenze del carico tumorale dei pazienti che sono stati diagnosticati prima e dopo il lockdown e il conseguente rischio di minore sopravvivenza stanno ad indicare un’associazione tra la chiusura legata alla pandemia e le conseguenze sfavorevoli per i pazienti con una nuova diagnosi di tumore del colon-retto metastatico, che possono aver ritardato la loro prima visita dall’oncologo» commentano i ricercatori.
Durante questo periodo, le misure restrittive adottate in Francia hanno impedito alle persone di uscire da casa utilizzando anche rigorosi controlli da parte delle forze di polizia. Tra le diverse conseguenze derivate dal lockdown, si è assistito anche alla sospensione di molti servizi di assistenza medica.
«Per quanto ne sappiamo, questo studio è stato il primo a valutare l’associazione tra le restrizioni del Covid-19 e il ritardo nella cura e nella diagnosi di uno specifico tumore» dichiarano inoltre gli autori della pubblicazione.
«Penso che le ragioni dei ritardi della diagnosi negli Stati Uniti e in Francia siano simili», ha commentato Alain Thierry, Directeur de Recherche dell’Institut de Recherche en Cancérologie di Montpellier e principale autore della ricerca. Ed ha continuato: «Sono un’implicazione della riluttanza o delle paure o delle difficoltà individuali ad effettuare un test di screening oppure a visitare un medico o un oncologo durante il periodo del lockdown».
Un coro di voci sostengono che nei prossimi anni si avranno decine di migliaia di morti in più per cancro
La pandemia di Covid-19 ha rappresentato un carico senza precedenti sui sistemi sanitari globali con implicazioni sostanziali per la cura del cancro.
A causa della pandemia si sono osservati ritardi nelle attività di routine, ad esempio nello screening, con pazienti spesso riluttanti a recarsi nelle strutture sanitarie per paura di essere infettati dal SARS-CoV-2.
Secondo i risultati di un’indagine condotta recentemente dall’American Cancer Society Cancer Action Network, la metà dei pazienti oncologici durante il lockdown dell’anno scorso ha riferito cambiamenti, ritardi o interruzioni delle cure che stavano ricevendo.
«Sono molto preoccupato dei potenziali impatti che le diagnosi ritardate e i programmi terapeutici differiti o modificati avranno sull’incidenza del cancro e sulla mortalità da tumore» aveva dichiarato Norman “Ned” Sharpless, direttore del National Cancer Institute, commentando i risultati dell’indagine.
Lo stesso Sharpless aveva anche previsto che per anno il numero di morti in eccesso avrebbe raggiunto il picco in uno o due anni, probabilmente prima quelle per cancro del colon-retto e poi per tumore al seno, ma «per entrambi i tipi di tumore, crediamo che la pandemia influenzerà le morti per cancro per almeno un decennio».
Lo studio osservazionale francese
Nello studio, i ricercatori hanno valutato il ctDNA, che nella fase di arruolamento dello studio PANIRINOX (Confronto FOLFIRINOX Panitumumab vs mFOLFOX6 Panitumumab in pazienti con carcinoma del colon-retto metastatico RAS / B-RAF wild-type) era servito a determinare lo stato di RAS e di BRAF dei pazienti, e hanno considerato la concentrazione totale di ctDNA nel plasma come marcatore del carico tumorale.
Dall’analisi è emerso che, la concentrazione mediana di ctDNA è più elevata nei pazienti che avevano ricevuto la diagnosi di tumore dopo il lockdown rispetto a quelli diagnosticati prima della pandemia e la differenza è statisticamente significativa (119,2 ng/ml contro 17,3 ng/ml; P <0,001).
Inoltre, per i pazienti con cancro colonrettale metastatico e alti livelli di ctDNA si è registrata anche una sopravvivenza globale mediana inferiore rispetto a quelli con livelli di marcatore più bassi: 14,7 mesi IC al 95%, 8,8 – 18,0 contro 20 mesi IC al 95% 14,1–32 rispettivamente.
Gli autori della pubblicazione hanno ora in programma di esaminare tutte le conseguenze del lockdown sui pazienti con uno studio che valuterà la sopravvivenza a 3 anni.
«I nostri dati mettono in luce l’importanza cruciale in primo luogo della diagnosi precoce. In secondo luogo, del mantenimento dei programmi di screening e dei servizi diagnostici durante una pandemia e in terzo luogo, della necessità di richiedere interventi per ridurre al minimo le paure del paziente mantenendo con esso una comunicazione e un’informazione efficaci» ha concluso Thierry.
Il commento dell’esperto
«I risultati di questo studio sono attendibili e certamente coerenti con quello che ho visto nella mia esperienza», ha commentato Theodore S. Hong, direttore del Gastrointestinal Service, del Massachusetts General Cancer Center di Boston.
L’esperto ha sottolineato che il tumore del colon-retto, e in generale i tumori gastrointestinali, spesso si presentano con sintomi vaghi e non specifici ed ha commentato: «Il ritardo nello screening è verosimilmente la causa di uno stadio avanzato del tumore ed è molto probabile che la pandemia abbia alzato la soglia alla quale i pazienti ricorrono a cure mediche all’insorgenza di sintomi subacuti». «Questo sta facendo sì che molti pazienti si presentino con tumori gastrointestinali in stadio avanzato» ha concluso l’esperto.
Bibliografia
Thierry AR, et al. Association of COVID-19 lockdown with the tumor burden in patients with newly diagnosed metastatic colorectal cancer. JAMA Network Open 2021;4(9):e2124483 Link