Dolore da osteoartrosi: per tanezumab arriva il parere negativo degli esperti del Chmp dell’Agenzia europea del farmaco
È probabilmente giunta la parola fine allo sviluppo di tanezumab. Gli esperti del Chmp di sono espressi in maniera negativa circa l’approvazione di tanezumab, un farmaco sperimentale studiato per il dolore conseguente all’artrosi (OA). Nel mese di marzo anche l’Fda si era espressa negativamente.
Pfizer e il partner Eli Lilly avevano chiesto l’approvazione per tanezumab 2,5 mg, iniettato per via sottocutanea ogni otto settimane, per trattare il dolore nell’OA da moderata a grave negli adulti per i quali gli altri analgesici siano risultato inefficaci o non appropriati.
Tanezumab è un anticorpo monoclonale sperimentale appartenente a una nuova classe di medicinali chiamati inibitori del fattore di crescita nervoso (NGF), che agiscono in modo diverso rispetto ai trattamenti attualmente disponibili come oppioidi, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e altri analgesici. Negli studi condotti fino ad oggi, tanezumab non ha dimostrato un rischio di dipendenza o uso improprio.
Lo sviluppo clinico del farmaco è durato 15 anni, sono stati condotti in tutto 43 studi clinici. La domanda di registrazione ha incluso i dati di 20 studi clinici di fase 1-3 che hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di tanezumab somministrato per via endovenosa o sottocutanea (SC) in pazienti con OA, inclusi tre studi cardine di fase 3 SC che hanno coinvolto più di 4.500 pazienti con OA da moderata a grave.
Lo sviluppo del farmaco è stato lungo e alquanto tribolato. Nell’aprile 2010, la Fda è venuta a conoscenza di potenziali rischi di sicurezza per la distruzione delle articolazioni – definita come rapidly progressive osteoarthritis o RPOA – e di neuropatia, sulla base di segnalazioni di eventi avversi relativi alle articolazioni in pazienti con OA trattati con tanezumab in studi di fase 2 e 3 in corso e completati.
Gli studi in corso sull’OA sono quindi stati messi in pausa in attesa di una riunione del comitato consultivo della Fda del marzo 2012. Successivamente, ne è stata autorizzata la ripresa ma solo con l’introduzione di misure di riduzione del rischio.
Dopo l’introduzione di queste misure, dopo il 2015 Pfizer ha condotto tre studi su tanezumab. Secondo i documenti informativi della Fda, questi sono i più rilevanti per valutare l’efficacia del farmaco e il profilo rischio-beneficio.
Per gli studi successivi al 2015, Pfizer ha definito cinque diagnosi radiografiche che rappresentano un endpoint composito di sicurezza articolare. Queste includevano la ROPA di tipo 1 – definita come una diminuzione della larghezza dello spazio articolare di 2 mm o più in 1 anno senza cambiamenti strutturali – e la ROPA di tipo 2 – o una perdita, distruzione o collasso dell’osso – così come la frattura da insufficienza subcondrale, osteonecrosi e frattura patologica.
Secondo il documento informativo della FDA, i dati degli studi post-2015 suggeriscono che il rischio di sviluppare un endpoint composito di sicurezza articolare con tanezumab 2,5 mg era 2,4 (95% CI, 1-3,8) eventi eccessivi per 100 anni paziente, rispetto ai FANS. Rispetto al placebo, il rischio era di 2,4 (95% CI, 1-4,4) eventi eccessivi per 100 anni-paziente con tanezumab 2,5 mg.
Inoltre, tra i 33 endpoint articolari compositi di sicurezza che si sono verificati in articolazioni che erano radiograficamente sane al basale, 31 erano in pazienti che hanno ricevuto tanezumab. Nel frattempo, tutti e sei i casi di distruzione avanzata che si sono sviluppati in articolazioni sane sono stati trovati in pazienti trattati con tanezumab.
I dati suggeriscono che il rischio di distruzione articolare è da due a tre volte superiore se il tanezumab viene utilizzato in concomitanza con i FANS.
Il tanezumab è stato anche associato a un aumento del rischio di sostituzione totale delle articolazioni in due dei tre studi successivi al 2015, con prove di risposta alla dose, secondo il documento informativo. Le analisi della FDA mostrano rapporti di rischio per la sostituzione articolare totale di circa due per la dose di 2,5 mg di tanezumab, e rapporti di rischio che superano i tre per dosi superiori a 2,5 mg.
Sulla base di questi dati di sicurezza, pur avendo il farmaco una buona efficacia, le autorità regolatorie delle due sponde dell’Atlantico, almeno per ora, hanno deciso di non approvarlo.