SIMA propone l’automatismo della terapia: Evitabili fino a 13.000 ricoveri e 6500 morti tra gli ultrasettantenni nei primi 5 mesi dopo l’immissione in commercio
Gli anticorpi monoclonali contro il COVID-19 sarebbero una vera e propria arma segreta. E’ quanto emerge da un’analisi dei dati dei ricoveri e dei decessi per COVID-19 registrati nei primi cinque mesi dopo l’immissione in commercio degli anticorpi
monoclonali, già approvati dall’AIFA e quindi pronti all’uso, a differenza di altre terapie con antivirali, annunciate ma non ancora disponibili.
“La ricerca, da pochi giorni online in “pre-print”, è stata condotta su database ufficiali nazionali dagli infettivologi del Policlinico Federico II di Napoli in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) per quantificare i potenziali benefici derivabili da un ampio utilizzo – in maniera complementare ai vaccini – del trattamento precoce con anticorpi monoclonali negli anziani, che rappresentano la categoria più a rischio”, spiega il Presidente di SIMA Prof. Alessandro Miani.
“Dal 2 Aprile 2021 (giorno dell’approvazione degli anticorpi monoclonali) fino al 5 Agosto scorso, sono stati registrati in Italia 772.502 casi ufficiali di infezione da SARS-COV-2, con un’incidenza varabile da 110.594 a 5.099 casi a settimana” – precisa il Dr. Prisco Piscitelli, medico epidemiologo e Vicepresidente SIMA – “Di questi, circa il 10% ovvero 70.022 casi di positività riguardavano persone dai settant’anni in su, il cui peso aumentava guardando ai ricoveri ospedalieri (21.503 su 57.740) ma ancor più in termini di decessi: ben 9.963 morti erano negli over 70 sui 18.442 totali registrati nei 5 mesi dello studio”.
E’ il Prof. Ivan Gentile, coordinatore dello studio e Direttore del reparto di Malattie Infettive del Policlinico Federico II, a descriverne i risultati e le implicazioni nella lotta al coronavirus: “Gli anticorpi monoclonali contro SARS-COV-2 sono il complemento ideale alla vaccinazione nei soggetti infetti ad alto rischio di progressione verso la malattia grave, ma nei primi cinque mesi dall’immissione in commercio sono stati prescritti solo a 6.322 pazienti, vale a dire solo al 9% dei 70.000 positivi ultrasettantenni ammalatisi da Aprile ad Agosto scorso”.
Ma c’è di più, aggiunge Gentile: “Utilizzando i dati di efficacia forniti dagli studi clinici, possiamo stimare che l’utilizzo precoce degli anticorpi monoclonali nei pazienti a rischio avrebbe portato a una netta riduzione dei ricoveri ospedalieri e dei decessi. Secondo i nostri calcoli, se avessimo trattato almeno una parte dei 70.000 ultrasettantenni che hanno contratto il coronavirus nei 5 mesi dello studio, avremmo potuto evitare da 7666 a 13798 ricoveri e da 3507 fino a 6313 decessi, (in caso di terapia somministrata rispettivamente al 50% o al 90% dei settantenni positivi) con un risparmio per il SSN stimabile tra 138 e 250 milioni di euro per la riduzione delle ospedalizzazioni, al netto del costo dei farmaci e senza contare il valore attribuibile ai decessi evitati”.
“Il vaccino rimane la risorsa chiave nella lotta al COVID-19 – prosegue Alessandro Miani, presidente SIMA – ma chi si ammala va curato meglio utilizzando tutte le armi disponibili. La nostra ricerca dimostra che gli anticorpi monoclonali sono uno strumento formidabile nella lotta al COVID ad integrazione delle vaccinazioni. L’unica criticità per il loro utilizzo è il tempo: vanno somministrati nei primi giorni dall’infezione perché il COVID-19 può cominciare con sintomi non severi ed essere sottovalutato, ma se s’innesca la cascata infiammatoria può essere tardi per porre rimedio con i monoclonali. La proposta di SIMA, che sarà inviata al Ministero della Salute – conclude il presidente SIMA – è quella di far compilare una breve check list a tutti i soggetti che eseguono il tampone in aggiunta ai dati anagrafici che già vengono raccolti: basterebbe aggiungere agli attuali formulari una casella con le patologie che rendono il soggetto eleggibile al trattamento (diabete, cardiopatia, broncopneumopatia, immunodepressione, grave obesità) e in caso di positività avviare in maniera sistematica questi pazienti a terapia con anticorpi monoclonali presso i centri autorizzati alla somministrazione”.