Studio della Boston University su The Lancet: i casi di depressione si sono più che triplicati in un anno di pandemia
I casi di depressione si sono più che triplicati in un anno di pandemia. I sintomi sono peggiorati e hanno gravato soprattutto sui più fragili che hanno maggiormente risentito del Covid per motivi socio-economici come perdita del lavoro, precarietà o difficoltà familiari.
E’ quanto sostiene uno recente studio condotto presso la Boston University e pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health – Americas. La ricerca mostra che il 32,8% degli adulti in Usa ha riportato forti sintomi depressivi nel 2021 (rilevazione marzo-aprile 2021); erano il 27,8% nei primissimi mesi della pandemia nel 2020 (marzo-aprile 2020), e l’8,5% prima della pandemia. È emerso che le persone con problemi economici e con un basso reddito hanno visto aumentare i sintomi depressivi anche di sette volte.
“Ci saremmo aspettati – spiega il coordinatore del lavoro Sandro Galea – un picco dei casi di depressione subito dopo l’evento traumatico e poi una normalizzazione nel tempo con una riduzione dei casi. Ma con la pandemia è stato diverso, abbiamo trovato che anche dopo 12 mesi dall’inizio del Covid, i livelli di depressione sono rimasti elevati”. “Mentre i vaccini anti-Covid hanno acceso una qualche speranza – spiega il primo autore del lavoro Catherine Ettman – molte persone stanno ancora soffrendo le conseguenze sociali ed economiche della pandemia, con reddito basso, perdita del lavoro e altri fattori di stress. Infatti abbiamo visto che se nel 2020 avere un reddito basso (meno di 20.000 in un nucleo familiare) si associa a un rischio di depressione di 2,3 volte maggiore rispetto a chi aveva un reddito di 75.000 dollari, nel 2021 il rischio diventa di sette volte maggiore”.