Radioterapia, attenti alla bufale: “È una delle armi più efficaci contro la malattia neoplastica” secondo quanto emerso al Congresso Airo
Anche la radioterapia è a rischio ‘bufale’. E’ uno degli allarmi sollevati al 31esimo congresso di Airo, l’associazione italiana di radiologia oncologica. “Sicuramente c’è la necessità di spiegare meglio come si utilizzano le radiazioni ionizzanti– afferma Roberto Pacelli, docente alla Federico II di Napoli, parlando alla ‘Dire’- quando si parla di radioattività, nell’immaginario collettivo pubblico si pensa sempre a un agente tossico“. Basta pensare ai film di fantascienza o ai fumetti, sottolinea lo specialista, dove “tutti i supereroi sono nati da mutazioni indotte da radiazioni. Quindi c’è un po’ di misconoscenza- conferma Pacelli- che esiste però anche all’interno della stessa classe medica, non solo nel pubblico. Per cui oggi che la radioterapia è completamente rivoluzionata dall’evoluzione tecnologica, è molto importante sottolineare che l’utilizzo consapevole delle radiazioni ionizzanti costituisce una delle armi più efficaci contro la malattia neoplastica“. Per questo, insiste il professore, “è importante la comunicazione, perché altrimenti i pazienti che afferiscono alla radioterapia hanno un’angoscia che oggi è assolutamente ingiustificata. E’ un trattamento che è molto meno tossico di quelli farmacologici o chirurgici”.
Il rischio di ‘fake news’ che colpiscono la radioterapia viene dalla Rete, spiega ancora Pacelli, ma non solo. “A volte sono bufale anche strumentali- afferma- per esempio in passato ci sono stati centri che, pur di pubblicizzare l’acquisizione di una nuova macchina, ne hanno parlato come di un raggio che cura, dando spiegazioni propagandistiche a una terapia che poi è sempre quella. Quindi è molto importante informarsi nelle sedi giuste”. Anche per questo Airo “offre ai pazienti la possibilità di informarsi su quali centri sono più vicini al domicilio e uno può anche telefonare quando ha dei dubbi”. Sul sito di Airo viene offerto anche un vademecum, indirizzato agli stessi medici, sul “percorso terapeutico più confortevole” per il paziente. Oltre a questo, continua Pacelli, “è importante dire anche che con i team multidisciplinari, che comprendono anche il radioterapista oncologo, la scelta del trattamento per il paziente è sempre quella più efficace e meno tossica, perchè viene concordata tra specialisti che sanno perfettamente quali sono i benefici e gli effetti collaterali della terapia”.
TERAPIE PERSONALI, GENOMICA, AI: A BOLOGNA IL FUTURO DELLA RADIOTERAPIA
Una terapia sempre più personalizzata, anche su base genetica, con dosi di radiazioni più potenti ma meno tossiche e più precise, per di più con meno sedute da fare. E’ questo il futuro della radioterapia oncologica, messo sul tavolo della discussione al 31esimo congresso dell’Airo. Attesi oltre 600 professionisti, con numeri contingentati ma comunque in presenza. “Andiamo ad analizzare il futuro della medicina- spiega alla ‘Dire’ il presidente di Airo, Vittorio Donato- che si deve integrare con la genomica, l’intelligenza artificiale e non scordando mai la clinica. La nuova medicina sarà una medicina di precisione, in cui dobbiamo ottenere informazioni di genomica per poter effettuare il miglior trattamento possibile, personalizzato per quel tipo di paziente”.
In altre parole, spiega Donato, l’idea è utilizzare l’analisi genetica, che per alcune patologie tumorali si può fare già nella fase del prelievo istologico, in modo da sapere in anticipo “quali sono quei pazienti che maggiormente gioveranno dei nostri trattamenti- spiega Donato- questo è il futuro”. Con laradioterapia, aggiunge Barbara Jereczek, docente dell’Ateneo di Milano e direttrice della radioterapia all’Istituto europeo di oncologia, “trattiamo i pazienti con radiazioni ionizzanti somministrate in maniera molto selettiva e circoscritta. Si fa una simulazione, con un’immagine del distretto da trattare, poi il paziente va a casa e lavoriamo su un paziente virtuale” per la preparazione del piano di cura, con il quale si va a “definire la zona da trattare, la zona del tumore che richiede la dose più elevata, definire gli organi sani da schermare. E già in questa fase l’intelligenza artificiale ci aiuta”.
L’intelligenza artificiale, continua Jereczek, è utile anche nella “parte esecutiva del trattamento, quella in cui la dose viene somministrata in base al piano di cura. E qui anche la precisione nella somministrazione della dose è fondamentale”. La A.I. dunque ha “migliorato molto tutte le tappe dellaradioterapia, fino all’ultima fase e a tutte le verifiche che si fanno durante la terapia”. Proprio durante il percorso terapeutico, spiega infatti la specialista di Milano, “la neoplasia può cambiare volume e forma, ma oggi abbiamo gli strumenti che ci consentono di adattare la radioterapia anche durante le settimane di sedute. Siamo davanti a una vera rivoluzione tecnologica”. Grazie a queste nuove tecnologie, oggi si può parlare di ipofrazionamento. Si tratta cioè di minori dosi di radiazioni ma a più alta intensità e più precise, in modo da salvaguardare gli organi vicini. In questo modo si possono fare anche meno sedute, scendendo da 38 a cinque.
“Noi oggi riusciamo a concetrare la dose sul bersaglio risparmiando gli organi critici grazie al contributo tecnologico degli ultimi anni”, conferma Roberto Pacelli, docente alla Federico II di Napoli. La radioterapia è la branca più vecchia non chirurgica per la cura dei tumori, nata 120 anni fa con la scoperta dei raggi X. “Negli anni avevamo risultati, ma anche effetti collaterali abbastanza importanti”, spiega Pacelli.
Grazie all’informatica, però, “la radioterapia ha avuto un’evoluzione tecnologica tumultuosa che oggi ci consente di fare cose che fino a 25 anni fa non immaginavamo. Questo ha portato a un miglioramento nell’utilizzo delle radiazioni e oggi abbiamo una modalità con gli stessi risultati della chirurgia, ad esempio per il tumore alla prostata, con un profilo di tossicità molto minore per quanto riguarda la sfera sessuale o urinaria“.