Sviluppato un modello matematico per la previsione della crescita delle foreste al variare delle condizioni climatiche
Joseph J. Landsberg, Nicholas C. Coops e Richard H. Waring hanno vinto l’edizione 2020 del premio internazionale “Marcus Wallenberg” per aver sviluppato un modello matematico per la previsione della crescita delle foreste al variare delle condizioni climatiche.
Il prestigioso premio, rilasciato dalla Marcus Wallenberg Foundation per la promozione della ricerca scientifica nelle scienze forestali, ha premiato i tre ricercatori per lo sviluppo, più di vent’anni fa, del modello 3-PG (Physiological Principles Predicting Growth) che ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, uno dei modelli più utilizzati al mondo in ambito forestale. Il lavoro dei tre scienziati ha cambiato radicalmente la comprensione della crescita forestale, fornendo nuovi strumenti utilizzati sia in ambito scientifico, che nella gestione forestale e nelle decisioni politiche. Alla base dell’innovazione di questo modello anche l’ipotesi che la produttività primaria netta (NPP) delle piante potesse essere assunta come circa la metà (0.47) della fotosintesi annuale per tutte le foreste di tutto il mondo. Da li è nata un’interessante quanto dibattuta discussione scientifica, durata per più di venti anni, che sollevava delle perplessità su come un singolo valore fosse applicabile a qualsiasi foresta del globo.
Nella lecture di ringraziamento inviata a Stoccolma, il Dr. Joseph Landsberg, nel ripercorrere la storia di questo modello, cita a supporto di quella ipotesi, che tanto gli rese notorietà in ambito forestale e non solo, un lavoro recentemente pubblicato da Alessio Collalti, primo ricercatore presso l’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom) del Consiglio Nazionale delle Ricerche) e Prentice I.C. (Full Professor presso l’Imperial College di Londra) nel 2019: “Is NPP proportional to GPP? Waring’s hypothesis twenty years on”. Tale lavoro riaffronta la tematica vent’anni dopo, ma con un numero venti volte superiore di dati a disposizione che confermano l’ipotesi iniziale dei tre ricercatori. Il valore che Collalti e Prentice trovano è infatti di 0.46, statisticamente indistinguibile dallo 0.47 di Waring e colleghi.
Può, quindi, la produttività forestale essere effettivamente considerata una costante globale della fotosintesi? “Ci sono meccanismi esterni ed interni agli alberi che ancora non ci sono completamente ben noti, anche per la difficoltà nel capire cosa avviene dentro i tessuti degli stessi alberi e durante tutto il loro sviluppo, che può durare secoli”, chiarisce Alessio Collalti (Cnr-Isafom)- “Le intuizioni di Landsberg, Coops e Richard Waring sono corrette ed hanno semplificato molto la comprensione e la capacità di prevedere oggi mediante modelli matematici, quello che succede e che succederà nelle foreste di tutto il mondo. Il loro lavoro era avveniristico allora e lo è tuttora”.
Vedi anche: