Dal Consiglio di Stato schiaffo ai balneari: concessioni demaniali valide fino a dicembre 2023, nessuna proroga fino al 2033 come deciso dal governo Conte I
Le attuali concessioni demaniali per le spiagge “potranno continuare fino al 31 dicembre 2023” e scaduto tale termine, “tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione”. Dal Consiglio di Stato arriva uno schiaffo ai balneari italiani che contavano sulla proroga al 2033 approvata durante il governo Conte 1 dall’allora ministro delle Politiche agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio (Lega), finendo nella legge di Bilancio del 2018 dell’allora governo giallo-verde.
Un provvedimento nato in aperto contrasto con la ‘famigerata’ direttiva Ue Bolkestein del 2006 e fatto proprio dalle regioni costiere italiane. Pochi giorni fa il governo Draghi affrontando il ddl Concorrenza ha deciso di tenere fuori dal perimetro del provvedimento il dibattuto tema spiagge/concessioni balneari, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, giunta oggi. L’Unione europea intanto, tramite la portavoce per il Mercato interno della Commissione Sonya Gospodinova aveva già ricordato come sia prerogativa delle autorità italiane decidere come affrontare la riforma del regime delle concessioni balneari e che l’esecutivo comunitario bada al contenuto e non alla forma, invitando l’Italia ad agire per conformarsi al diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia. Ad oggi sono due le procedure di infrazione aperte da Bruxelles alla Corte di giustizia Ue, con il rischio di costose sanzioni. Inevitabile che ora il tema entri nel confronto politico.
Con le sentenze numero 17 e 18 pubblicate oggi, l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, rimarcando “l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale”, ha affermato che “la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Unione europea“, perché “consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo”.
Quindi, “per consentire alla Pubblica amministrazione di ‘intraprendere sin d’ora le operazioni funzionali all’indizione di procedure di gara’, per ‘consentire a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente [à] disciplinare in conformità con l’ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali’, nonché “per evitare l’impatto sociale ed economico della decisione”, le attuali concessioni “potranno continuare fino al 31 dicembre 2023”.
Secondo il Consiglio di Stato, il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, “è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita”.
I concessionari attuali, spiega la Dire (www.dire.it), “potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite” ma “dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza”. Scaduto tale termine, quindi, “tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se via sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione”.